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Il Foglio Rassegna Stampa
25.01.2011 Perchè Hezbollah ha scelto Najib Mikati per guidare il Libano
per avere un premier fedele ma presentabile mentre continua il riarmo

Testata: Il Foglio
Data: 25 gennaio 2011
Pagina: 3
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Hezbollah trova un premier-tycoon per guidare il Libano»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 25/01/2011, a pag. 3, l'articolo dal titolo "Hezbollah trova un premier-tycoon per guidare il Libano".


Najib Mikati

Beirut. Najib Mikati è l’uomo scelto da Hezbollah per guidare il governo libanese dopo la caduta del primo ministro Saad Hariri. Nelle consultazioni per formare il nuovo governo, cominciate ieri, il Partito di Dio ha indicato Mikati come uomo della successione: rivolgimenti dell’ultimo minuto a parte, il magnate delle telecomunicazioni sarà nominato premier.
Dopo che il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha annunciato la sua preferenza per Mikati, il leader del partito druso, Walid Jumblatt, si è accodato alla decisione e gli otto parlamentari del suo Psp faranno la differenza nel voto parlamentare per la nomina. La coalizione dell’8 marzo, controllata dagli sciiti di Hezbollah e Amal con il leader cristiano Michel Aoun e la benedizione dell’Iran, non avrebbe i numeri per arrivare da sola alla maggioranza parlamentare. Per l’ennesima volta, Jumblatt ha colto al volo l’occasione e ha riaffermato il suo ruolo di decision maker.
La crisi politica di Beirut è legata alla morte del padre di Saad, Rafiq Hariri, ucciso in un attentato nel 2005. I ministri di Hezbollah hanno lasciato la coalizione due settimane fa, quando la sentenza del Tribunale internazionale sull’omicidio dell’ex premier è stata depositata all’Aia. Il contenuto delle carte è ancora segreto e non è chiaro per quanto ancora lo rimarrà. Saad Hariri, l’uomo sostenuto da Stati Uniti e Arabia Saudita, ha detto ieri che il suo partito “non prenderà parte ad alcun governo capeggiato da un rappresentante della coalizione dell’8 marzo”. Con queste parole ha respinto a priori l’invito a “essere uniti per la causa del Libano” ricevuto da Mikati subito dopo l’incontro con il presidente della Repubblica, Michel Suleiman. Najib Mikati è il candidato scelto da Hezbollah, ma non è organico al Partito di Dio.
Nonostante l’antica consuetudine con la politica, ha il profilo del perfetto outsider. Mikati è un personaggio di equilibrio e compromesso. Nel 2005 è stato primo ministro per sette delicatissime settimane in cui ha tentato invano di formare un governo di unità nazionale per poi lasciare il passo a Fouad Siniora, primo ministro eletto con il voto popolare. Negli ambienti di palazzo è considerato vicino alla catena del potere sciita che parte dall’Iran, passa per la Siria e arriva a Hezbollah, ma è sunnita come il premier Hariri e il suo movimento, che in queste ore protesta nelle strade.
La sua nomina è sponsorizzata da Hezbollah, ma il quotidiano panarabo As Safir scrive che il nome di Mikati arriva con la benedizione della Francia attraverso la mediazione del Qatar, dove in queste settimane si stanno svolgendo le trattative per la formazione del nuovo governo. Mikati è innanzitutto un tycoon. Assieme al fratello Taha ha fondato negli anni Ottanta Investcom, provider telefonico che fa affari in medio oriente, Africa ed Europa, impero che i fratelli hanno venduto nel 2006 per 5 miliardi e mezzo di dollari. Secondo la classifica di Forbes degli uomini più ricchi, Mikati è al 446esimo posto e ogni anno si contende il primato libanese con il fratello per una manciata di dollari. Dopo una vita passata nei panni dell’uomo del compromesso, quello che viene scongelato ogni volta che si presenta il problema della transizione (in Libano succede spesso), ora Mikati ha da una parte il mandato di Hezbollah – disconoscere il tribunale Hariri – dall’altra la pressione occidentale per rendere pubblica la sentenza senza scatenare una guerra civile. Nel contesto della tensione libanese, Mikati è il simbolo dell’agire prudente di Hezbollah, che ha bisogno di un premier fedele ma presentabile mentre sotto coperta carica i fucili aspettando la sentenza.

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