'Palestine papers'. Hamas attacca Abu Mazen Ma c'è qualche differenza tra Anp e Hamas?
Testata: Il Foglio Data: 25 gennaio 2011 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «I 'Palestine Papers' colpiscono duro Abu Mazen e i negoziati»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 25/01/2011, a pag. 3, l'articolo dal titolo "I 'Palestine Papers' colpiscono duro Abu Mazen e i negoziati".
La notizia del 'Palestine Papers' è stata diffusa dai quotidiani italiani di oggi, ne hanno scritto Francesco Battistini (Corriere della Sera), Ibrahim Refat (La Stampa), Fabio Scuto e Lucio Caracciolo (La Repubblica), Umberto De Giovannangeli (L'Unità), Michele Giorgio (Il Manifesto), Ugo Tramballi (Il Sole24 Ore), Lorenzo Bianchi (Il Resto del Carlino). La diffusione delle informazioni contenute dei Palestine Papers ha scatenato le dure reazioni di Hamas, ovviamente. Nessuno ha badato all'aspetto comico-ridicolo delle 'cessioni' che l'Anp sarebbe stata disposta a fare. Che sforzo cedere a Israele pezzi di Gerusalemme che già gli appartengono... Comunque non è ben chiaro quale sia la differenza tra Abu Mazen e Hamas, sempre di terrorismo e fondamentalismo islamico si tratta. Il primo rimpiange i terroristi che hanno massacrato gli atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=36092), gli altri hanno nel loro statuto, come punto fondamentale, la distruzione di Israele e della sua popolazione. Ecco l'articolo:
Gerusalemme. Anche i palestinesi hanno uno scandalo a metà fra lo spionaggio e il giornalismo che mette in crisi la leadership di Abu Mazen, il leader dell’Anp già indebolito dallo scontro con i rivali di Hamas e dallo stallo del processo di pace con Israele. La fuga di notizie non proviene da Wikileaks ma dall’emittente araba al Jazeera, che ha pubblicato ieri centinaia di documenti dell’Autorità nazionale palestinese sui negoziati con Israele dal 1999 sino al 2010. Nei 1.600 file, la cui fonte rimane segreta, i “Palestine Papers” riferiscono delle concessioni che Abu Mazen sarebbe stato pronto a offrire pur di raggiungere un accordo. Si rivelano dettagli sui rapporti fra gli apparati di sicurezza israeliani e quelli di Ramallah, sino a scoprire che Abu Mazen sarebbe stato avvisato dell’operazione Piombo fuso del 2008, e che le due parti avrebbero coordinato l’uccisione di diversi esponenti di Hamas. Le carte più importanti si riferiscono agli incontri fra diplomatici palestinesi, israeliani e americani avvenuti fra il 2007 e il 2008, quando, sul finire dell’era Bush, la conferenza di Annapolis diede nuovo slancio alle trattative di pace. Secondo i carteggi di al Jazeera, il capo negoziatore di Abu Mazen, Saeb Erekat, e i suoi collaboratori erano pronti a lasciare in mano agli israeliani molti degli insediamenti e dei quartieri ebraici di Gerusalemme est. Erekat avrebbe usato il nome ebraico della città (“vi abbiamo offerto la Yerushalaym più grande della storia ebraica”, avrebbe detto), dichiarandosi pronto a “soluzioni creative” anche per la spianata delle moschee. Erekat avrebbe cercato persino un compromesso sulla questione dei rifugiati palestinesi. Per chi segue le altalenanti fortune del processo di pace, le aperture riferite da al Jazeera non sono rivoluzionarie: sembrano, anzi, lontane dagli sforzi che saranno ancora necessari per chiudere il conflitto. Molti analisti ritengono che, in un futuro accordo di pace, Gerusalemme est dovrà essere divisa e la maggior parte degli insediamenti sarà annessa da Israele. Per il pubblico arabo, tuttavia, le rinunce su Gerusalemme e sul diritto al ritorno dei rifugiati sono impensabili: parlarne significa tradire la causa palestinese. Per questo motivo, al Jazeera ha presentato la fuga di notizie come uno scoop su compromessi “enormi e senza precedenti”, e il quotidiano egiziano al Ahram ha descritto “una leadership palestinese debole, che offre concessioni su concessioni.” Hamas, che nel 2007 espulse l’Anp da Gaza con un violento colpo di stato, afferma che i dossier mostrano “il vero volto dell’Autorità e il livello della sua cooperazione con le forze di occupazione”. Insomma, lo scoop di al Jazeera è vissuto come un colpo basso nei confronti di Abu Mazen e dei suoi. La pubblicazione dei documenti, che proseguirà nei prossimi giorni in collaborazione con il quotidiano britannico Guardian, fa male soprattutto all’immagine dell’Anp, che ha accusato l’emittente del Qatar di aver lanciato una campagna per favorire Hamas. Non è la prima volta che il canale satellitare, spesso usato da Osama bin Laden per diffondere i suoi messaggi, è associato all’estremismo islamico, ad al Qaida o all’Iran – sospetti che hanno più volte portato all’espulsione dei suoi corrispondenti da diversi paesi mediorientali. In questo caso, allo scandalo ha contribuito anche la funambolica politica dell’Anp, pronta a mostrarsi conciliante nei circoli internazionali, ma sempre intransigente in casa. Già i detrattori di Yasser Arafat facevano notare come il rais parlasse di pace in inglese all’Onu e alla Cnn, ma incitasse all’odio e al terrorismo nei suoi discorsi in arabo nelle piazze del medio oriente. Sino a pochi giorni fa, il suo successore Abu Mazen diceva che “non ci sono negoziati su Gerusalemme, Gerusalemme è nostra”. A quanto dice al Jazeera, non ha avuto sempre la stessa opinione.
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