Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/01/2011, a pag. 23, l'articolo di Paolo Conti dal titolo " Il negazionismo un reato penale? Le comunità ebraiche si dividono".


David Irving, Mahmoud Ahmadinejad. Due negazionisti. Se ci fosse una legge che vieta il negazionismo, Ahmadinejad sarebbe arrestato se provasse a venire in Italia.
ROMA — Varare o no una legge che trasformi in vero e proprio reato penale il negazionismo dell’Olocausto del popolo ebraico? L’ebraismo italiano è animato da orientamenti diversi. E si capirà bene oggi pomeriggio, lunedì 24 gennaio, nella sala del Capranichetta in piazza Montecitorio. Il convegno, legato all’imminente Giornata della Memoria del 27 gennaio, pone il problema già nel titolo: «La Shoah e la sua negazione -Il futuro della memoria in Italia» . A organizzarlo è l’Associazione di cultura ebraica «Hans Jonas» , il grande filosofo tedesco di origine ebraica, allievo di Martin Heidegger, scomparso novantenne a New York nel 1993. Non sarà un convegno rituale: parteciperanno il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, Pierferdinando Casini, leader dell’Udc, Benedetto della Vedova del Fli, Emanuele Fiano del Pd, nonché ex presidente della comunità ebraica milanese. Ma soprattutto parleranno Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica di Roma e dunque rappresentante della massima parte degli ebrei italiani e convinto sostenitore della legge, così come parleranno Saul Meghnagi e Tobia Zevi (il quale ha deciso di partecipare a questo appuntamento, da lui in parte organizzato, nonostante la scomparsa della nonna Tullia, proprio per onorarne concretamente l’impegno civile) che esprimono posizioni molto diverse, sulla linea di Fiano. Il negazionismo, in Italia e in Europa, non è certo un fenomeno isolato. Claudio Moffa, docente all’università di Teramo nella facoltà di Scienze Politiche, il 25 settembre 2010 ha sostenuto: «Non c’è alcun documento di Hitler che dicesse di sterminare tutti gli ebrei» . Famoso, in campo internazionale, il caso dello storico britannico David Irving, arrestato nel 2006 in Austria proprio per negazionismo. Dice Pacifici: «Distinguiamo tra diritto all’opinione e negazionismo. Affermare in una casa privata che l’Olocausto non sia avvenuto può essere un gesto stupido, immensamente riprovevole e simile a chi sostiene che la Terra è piatta. Ma credo non si possa più concedere il diritto a chiunque di alzarsi in un’aula parlamentare, in un’università, in un luogo pubblico in cui si formano le coscienze e dire che la Shoah sia stata un’invenzione. La legge riguarderebbe quest’ambito. Esiste poi una legge-quadro europea sul negazionismo che i paesi membri devono ratificare e l’Italia arriverà dopo Germania, Francia, Belgio, Romania. Non possiamo tirarci indietro: qui è nato il fascismo, che ispirò Hitler, e qui sono state firmate anche le leggi razziali italiane. Questione che richiede ancora una assunzione di responsabilità da parte di chi materialmente le applicò qui in Italia» . Ribatte Tobia Zevi, esponente di punta dei giovani ebrei italiani e dell’associazione «Hans Jonas» : «La Giornata della Memoria ha ottenuto risultati importanti sul piano della sensibilizzazione ma ha anche mostrato limiti evidenti. Rimangono enormi sacche di ignoranza, c’è il rischio che i vari eventi assumano una dimensione rituale e un po’ stanca. Il fenomeno estremo del negazionismo, certamente minoritario, ha un andamento carsico, sembra sempre essere scomparso per poi riapparire da qualche parte con una certa vitalità. La comunità scientifica ha manifestato forti perplessità sull’ipotesi di introdurre in Italia il reato di negazionismo, e queste obiezioni mi paiono convincenti. Forse sarebbe più utile immaginare una modalità di sanzioni amministrative che vieti di assumere posizioni negazioniste nell’esercizio dell’insegnamento, nelle scuole o nelle università. Perché non bisogna dimenticare che il negazionismo è qualcosa di odioso e vergognoso» Aggiunge Emanuele Fiano: «Il negazionismo è una cosa disgustosa, difficile immaginare qualcosa di più riprovevole sul piano morale. La diagnosi di Pacifici, dunque, è giusta, ma la cura che propone è sbagliata per due ragioni. In primo luogo perché si rischia di intaccare una sfera, quella della libertà di opinione, che è sempre rischioso toccare. Inoltre perché rischieremmo di trovarci, come già è accaduto in vari paesi, in lunghi dibattiti processuali, che diventano un palcoscenico per personaggi scientificamente screditati, e che non è detto che si risolvano in una condanna finale» . Conclude Saul Meghnagi, direttore scientifico della «Hans Jonas» : «Bisogna tenere presente la differenza tra storia e memoria. Fare storia significa ricostruire i fatti per come sono accaduti, riaggiornando la versione ogni volta che è possibile attraverso nuovi documenti e nuovi studi. Fare memoria significa costruire un sentimento collettivo, una coscienza comune, ed è un lavoro che richiede un tempo assai più lungo, per cui una legge sul negazionismo serve a poco» .
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante