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Ugo Volli
Cartoline
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La stampa guardiana della verità 23/01/2011

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

"La stampa guardiana della verità"



Cari amici, come sapete Informazione Corretta si è data la missione di monitorare le informazioni di stampa sul Medio Oriente, di denunciarne e di correggerne la non tanto ipotetiche prevenzioni, deformazioni, disinformazioni. Lo fa bene e quotidianamente da tanto tempo (fra un po' festeggeremo il suo decimo anniversario). Ma naturalmente non ha il monopolio.

Anzi, c'è qualcuno che se lo fa da sé, magari senza volere. Prendete per esempio "The Guardian", il giornale britannico "di qualità" che somiglia da molti punti di vista a quegli altri quotidiani "di qualità" e naturalmente "progressisti" come "Le Monde", "El pais" e in Italia "Repubblica". Come dice Wikipedia The Guardian "si autodefinisce «l'unico quotidiano [britannico] a diffusione nazionale privo di un proprietario e indipendente rispetto ai partiti politici»." E però, guardate un po', sempre per Wikipedia, questo giornale così "indipendente" "è considerato il quotidiano di riferimento degli elettori del partito laburista." Misteri dell'indipendenza.

Dunque, il Guardian ha un blog in cui si racconta, "Inside the Guardian" (http://www.guardian.co.uk/help/insideguardian), da cui si possono trarre dei dati interessanti. Sapete per esempio quali sono stati gli argomenti più richiesti sul sito del giornale? Eccoli: "1. WikiLeaks 2. Immigration 3. Facebook 4. Mad Men 5. Berlusconi 6. BNP 7. Inception 8. Avatar 9. British Airways 10. iPad 11. Climate change  12. BP 13. Gordon Brown 14. Obama 15. Pope 16. The Wire 17. X Factor 18. Doctor Who 19. Religion 20. NHS 21. Liverpool 22. Google 23. Health 24. Crime 25. Drugs" (http://www.guardian.co.uk/help/insideguardian/2010/dec/13/wikileaks-most-searched). Che cosa ci interessa? chiederete voi. Mah, a parte il fatto che tutto quel che passa sui media e contribuisce a formare l'opinione pubblica ci deve colpire, avete ragione; non vi è molto di specificamente mediorientale in questo elenco. I lettori anche di un giornale così di qualità come il Guardian sono interessati alla politica interna, agli spettacoli, a fatti di spettacolo come Xfiles e Wikileaks (non ci avete forse mai pensato ma sono più simili di quel che si direbbe...) a personaggi come il Papa, Berlusconi e Gordon Brown, al massimo si preoccupa dell'immigrazione, che non a caso è al secondo posto fra gli interessi di lettori sia pure così di qualità e progressisti.

Bene. Sapete adesso quali sono gli argomenti più trattati da Guardian nel 2010, suddivisi per paese di riferimento? Ecco la classifica: prima la Gran Bretagna con 22.134 pezzi, e si capisce, perché è un giornale inglese; secondi gli Stati Uniti con 6246 (e si capisce per la stessa ragione, infatti solo 1,465 riguardano la politica americana) terzo e quarto Afganistan (1765) e Irak (1248), che sono anche loro guerre anche inglesi. Il primo soggetto veramente straniero è il maggior stato mondiale, cioè la Cina (1243): nessuna meraviglia. Ma subito dopo viene... indovinate chi? Massì, viene Israele (1008), che batte di gran lunga vicini prestigiosi come la Francia (919), la Germania (616), Spagna (470) o l'Iralanda (631), potenze scomode come la Russia (781), luoghi di grandi crisi materiali come Haiti (436) o economiche (Grecia, 538; Egitto 219), criminali internazionali come l'Iran (753) o la Corea del Nord (291), e straccia anche l'Italia, che nonostante l'interesse popolare per il suo presidente del consiglio totalizza solo 436 articoli. (http://www.guardian.co.uk/help/insideguardian/2010/dec/29/top-countries-by-tags-2010).

Che strano, eh? Il giornale di qualità ha una passione per Israele, molto più che per altre aree di conflitto (Yeman 143, Nigeria 139, Libano 126, Sudan 121, Somalia 113, Siria 85, Kirgyzstan 82, Kosovo 54). Vi ricordo che Israele, a quota 1008 vale anche i due terzi dei pezzi che il Guardian dedica alla sua stessa città Londra (1585) Chissà perché questo innamoramento informativa per Israele. Forse aiuta a capire un altro dato: 258 di questi articoli, quasi esattamente un quarto erano qualificati commenti; mentre sul totale generale del notiziario internazione sono qualificati come commenti 3740 su 21.000, cioè poco più di un settimo. Diciamo che il Guardian ha sentito la necessità di esprimere la propria opinione su Israele il doppio del normale.

Che queste opinioni siano tutte distruttivamente negative sarà certamente un puro caso. Resta il fatto che il "quality paper" inglese dà uno spazio assolutamente sproporzionato ai fatti israeliani, che li commenta oltremisura in proporzione ai pezzi di informazione e che (per puro caso) è un nemico esplicito di Israele (pardon, dei suoi "crimini", della sua odiosa "apartheid", del suo "governo fascista", della sua "occupazione coloniale", del suo "crudelissimo" esercito, della "pulizia etnica" da cui è nato e di altre ovvie e sacrosante ragioni di avversità; ma naturalmente non ce l'ha con l'idea astratta di Israele né, Dio ne scampi, con gli ebrei). Ecco, se ci fosse modo di fare statistiche sugli altri giornali europei "di qualità" (Repubblica, Le Monde El Pais), per non parlare dei giornali di sinistra (Manifesto, Liberation ecc.) sono sicuro che i dati sarebbero piuttosto simili. E poi c'è qualcuno così sciocco da chiedersi perché l'opinione pubblica europea è così schierata contro Israele.

Ugo Volli


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