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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.01.2011 La menzogna omissiva di Battistini
impedisce al lettore di capire quanto avviene

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 gennaio 2011
Pagina: 15
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Gaza, assalto all'auto del ministro francese»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 22/01/2011, a pag. 15, Francesco Battistini racconta la visita del ministro degli esteri francesi a Gaza in un articolo dal titolo " Gaza, assalto all'auto del ministro francese".
Battistini, abitualmente generoso con richiami e suggerimenti, non ha ritenuto di ricordare che i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliani sono stati condannati da un tribunale, legale e democratico, per aver commesso crimini. Gilat Shalit è stato rapito in territorio israeliano e fatto sparire. Una differenza non da poco. Non scriverlo priva il lettore di un fatto importante per capire. Si chiama ' menzogna omissiva', caro Battistini.
Ecco l'articolo:


Michelle Alliot-Marie, una visita istruttiva 

L’aspettavano. Coi pugni alzati e i cartelli «fuori da Gaza!» . Quando Michelle Alliot-Marie ha attraversato il valico di Eretz, ieri mattina presto, ha visto subito la piccola folla. Ma non ha capito con altrettanta velocità che non si trattava d’un benvenuto. «Mam» , come la chiamano i giornali parigini, ha abbozzato un sorriso. Nemmeno la scorta ha realizzato. Di colpo, sono cominciate le urla. Gli spintoni. Le uova. Il lancio di scarpe che tra gli arabi è la peggiore offesa all’ospite, come imparò Bush a Bagdad. Una bodyguard ha scaraventato la ministra degli Esteri francese nel gippone blindato, il resto del corteo ha cercato rifugio come ha potuto. A decine hanno preso a calci le auto, picchiato i cofani. Qualcuno è saltato sul tetto. Replica ben poco spontanea qualche minuto dopo, all’uscita d’un ospedale, con intervento finale della polizia di Hamas a manganellare e disperdere. L’Alliot Marie l’ha scampata d’un soffio; la sua inviata economica in Medioriente, no: «Qualcosa m’ha colpito alla testa da dietro, ho visto le stelle— racconta Valerie Hoffenberg, già rappresentante in Francia del Comitato ebraico americano, dimessa nel pomeriggio dai medici israeliani di Ashkelon —. Era un gruppo di pazzi. In vita mia, non ho mai incrociato occhi così pieni di odio» . Se l’è vista brutta, Mam. Tanto rancore verso la signora che in novembre Sarkozy ha scelto per rimpiazzare Bernard Kouchner, peraltro buon'ultima a visitare Gaza dopo il collega tedesco Westerwelle, l’italiano Frattini e l’ «europea » Ashton, tanto odio nasce forse da un mezzo equivoco. Perché giovedì, prima d’andare nella Striscia, l’Alliot-Marie aveva incontrato a Gerusalemme i genitori di Gilad Shalit, il caporale israeliano (con cittadinanza onoraria francese) che Hamas tiene prigioniero da quattro anni e mezzo. «Ogni prigioniero dovrebbe ricevere le visite della Croce Rossa — le aveva detto papà Noam —, tenere Gilad in ostaggio, senza riconoscergli questo diritto, è un crimine di guerra» . Mam aveva evitato commenti, almeno in pubblico, ma tanto era bastato alla radio israeliana per riferire, tout court, che la ministra aveva definito un crimine di guerra la prigionia del soldato. «Shalit è uno, i prigionieri palestinesi sono settemila!» , hanno urlato ieri alla ministra: gran parte dei contestatori erano parenti di detenuti nelle carceri israeliane, e proprio lo scambio con questi carcerati è l’oggetto dell’infinita mediazione (prima egiziana, ora tedesca, mai francese) per il rilascio di Gilad. «Non è stata una cosa grave — sorvola ora la signora —. Tra i dimostranti c’erano donne delle quali posso capire la tristezza. Ma ce n’erano altri che avevano ben altre intenzioni» . Mam se lo ricorderà a lungo, il suo debutto diplomatico nel mondo arabo e mediorientale. Per il peso delle parole, dette e non dette. Qualche giorno fa, era stata lapidata dopo i suoi commenti sulla rivolta tunisina, considerati un sostegno al dispotico Ben Ali: «Hanno deformato le mie frasi» , s’era difesa. L’altro giorno, mentre colloquiava con Shimon Peres, s’è trovata in un nuovo imbarazzo: qualcuno ha affiancato il vecchio presidente e gli ha dato una notizia tragica, la morte della moglie. Mam è rimasta di pietra. E l’incontro è finito lì, stavolta senza parole.

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