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Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.01.2011 I pericoli che minacciano la sicurezza di Israele
Analisi di Costantino Pistilli

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 gennaio 2011
Pagina: 1
Autore: Costantino Pistilli
Titolo: «La lettera di Prodi all'UE sulla palestina è le solita aria fritta"»

Riprendiamo dal  sito internet " L'OCCIDENTALE" l'analisi di Costantino Pistilli sulla situazione mediorientale, che illustra in modo accurato i pericoli che minacciano la sicurezza di Israele. E' uscita il 21/01/2011 con il titolo " La lettera di Prodi all'UE  sulla palestina è la solita aria fritta"

Con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy e all’attuale capo della politica estera dell’UE, Catherine Ashton, alcuni notabili pensionati delle euroburocrazie (tra gli altri Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea, l'ex Alto Rappresentante per la Politica Estera Javier Solana oltre al cattedratico Christopher Francis Patten, rettore dell'Università di Oxford) si chiede di ratificare il riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese (come già fece Arafat nel 1988 in Algeria) seguendo l’esempio di Uruguay, Bolivia, Argentina, Ecuador, Brasile, Nicaragua, Costa Rica, Venezuela, Paraguay, e da inizio 2011 anche del Cile e da una nazione appartenente al "Quartetto per il Medio Oriente": la Russia di Medvedev e Putin.

Nel documento di sette pagine si chiede di sollecitare le sanzioni contro gli insediamenti israeliani e calendarizzare una data limite per il compimento del processo diplomatico. I firmatari della lettera sostengono inoltre che l’Unione Europea dovrebbe riconoscere il futuro Stato palestinese con confini “equivalenti al 100% dei territori occupati nel 1967, con capitale Gerusalemme est”. Il diktat degli ex esponenti dell'UE si scontra però con il secco diniego che la Camera dei Rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti ha apposto, fine dicembre scorso, con una mozione contraria a qualunque riconoscimento di uno Stato palestinese nei cosiddetti “confini del 1967” senza previo accordo con Israele. La mozione impegna gli Stati Uniti a apporre il veto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di fronte a qualsiasi forma di riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese proclamato unilateralmente fuori da un accordo fra le due parti interessate.

Lady Ashton non ha ancora firmato la Carta proposta dai ventisei ma l’attesa fa intanto riflettere sulla differenza tra Europa e USA nel calcolare il coefficiente sicurezza nella formula da adottare al fine di una risoluzione del proteiforme conflitto israelo-arabo-palestinese. Garantire la presenza d’Israele in Medio Oriente significa infatti rispettare gli attuali confini dello Stato ebraico dato che imporre i confini i del 1967 metterebbe a serio rischio il futuro del governo di Gerusalemme. Se dovessero essere riconosciuti i confini precedenti alla Guerra dei Sei Giorni, Israele perderebbe non solo suolo sovrano ma anche capacità di difesa: un rischio per la sua stessa esistenza.

Le cifre riportate dal Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center lo dimostrano: dal 27 dicembre 2008, data d’inizio dell’operazione Cast Lead (Piombo Fuso) sono stati lanciati sul territorio israeliano 277 missili, 98 dei quali sparati solo nel 2010. Mentre nel mese di dicembre sono stati contati 28 razzi e 20 da inizio 2011, con una media di un missile al giorno. Gli effetti di deterrenza di Piombo Fuso sul terrorismo che logora Israele da tre fronti diversi sembrano purtroppo non dare i risultati sperati. Israele non può fermare il fuoco a traiettoria curva proveniente da un territorio che non è più sottoposto al suo controllo militare. Una distanza di sicurezza rappresenta l’unico fattore che limita il tentativo di impedire che i centri abitati dalla popolazione dello stato ebraico subiscano danni.

La differenza nella distanza riesce a spiegare perché i razzi Qassam lanciati dalla Striscia di Gaza raggiungono Sderot e non Ashkelon distante solo 2 chilometri. Le IDF (Israel Defence Forces) stanno puntando su nuove armi tecnologiche per opporsi alle costanti minacce delle armi a traiettoria curva che troverebbero nei territori del '67 un ottimo terreno da dove attaccare le città israeliane.

La Cisgiordania è un osservatorio speciale per capire quanto siano fondamentali le distanze di un futuro confine dalle aree di residenza delle infrastrutture israeliane. Nella West Bank, nel mese di dicembre, stando a quello che riportano i servizi di sicurezza dell'Autorità Palestinese coordinati dal Colonnello Adnan Damiri, è stato scoperto un nascondiglio di armi appartenenti ad attivisti del movimento islamico Hamas a Ramallah. Una dimostrazione di quanto vitale sia l'impegno dell’antiterrorismo palestinese al fine dell'arginamento delle infiltrazioni palestinesi e soprattutto di quanto decisivo sia il controllo il pattugliamento dell'IDF sul confine siriano: una comoda rotta per il traffico di armi da fuoco a traiettoria curva come razzi Qassam, Kathiuscia, Kornet.

La capacità dei Qassam (oltre 6 km di gittata) e dei Katiuscia (circa 22 km di gittata) mettono a rischio le città israeliane che si trovano mediamente dai 5 a i 20 km dal West Bank, città dove risiede il 70% della popolazione dello Stato ebraico e l’80% della capacità industriale del paese oltre che a strategiche infrastrutture come il principale aeroporto turistico e commerciale, il Ben Gurion. Quest'ultimo si trova all’incirca a 7 km dalle città palestinesi di Budrus e Randis. L’Israel Army punta insomma su nuove tecnologie per difendersi dal terrorismo dei missili, ma la difesa missilistica non sarebbe completamente ermetica qualora fosse soggetta a un attacco iniziale di considerevole intensità e potenza. La protezione sarebbe altamente insufficiente.

Uno scenario quello appena descritto che ci porta dritti dritti in Libano, il paese che rischia di essere alla base dell’esplosione di una guerra civile ed extra-territoriale, qualora non fosse disinnescata in tempo la "bomba ad orologeria politica" collegata alla tribunale che sarà chiamato a decidere sull’omicidio dell'ex primo ministro libanese, Rafik Hariri (lunedì 17 sono state depositate le conclusioni dell'inchiesta del Tribunale speciale Onu). L’ultima crisi di Governo, con undici ministri di Hezbollah ritirati dall’Esecutivo, non fa che alzare il livello di allarme. Sayyed Nasrallah, leader di Hezbollah, non permetterà l’arresto di alcun membro della sua organizzazione da parte del Tribunale speciale dell'Onu che punta invece all’incriminazione di alcuni membri del Partito di Allah. Per Hezbollah i veri mandanti dell’omicidio Hariri vanno cercati a Gerusalemme, dove molti si aspettano un imminente attacco dei miliziani sciiti sostenuti da Teheran.

La Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, ha già giudicato la sentenza del tribunale dell'Onu “nulla e priva di valore”. Israele, quindi, si prepara a possibili e imminenti attacchi dal fronte settentrionale. Secondo l’intelligence israeliana, il confine con il Libano è diventato una polveriera capace di sparare tra i 400 e i 600 missili di Hezbollah destinati a colpire anche Tel Aviv. Sotto gli occhi del contingente UNIFIL, sono aggiunti tra settembre e ottobre alcuni battaglioni della Brigata di Fanteria Nahal Haredi che hanno rafforzato i confini di terra con nuovo filo spinato, apparecchi di video sicurezza e un nuovo sistema di protezione antimissilistica. Il moderno sistema radar Raz sostituirà il sistema Nuriyut attualmente in uso dato che è in grado di identificare i lanci di razzi, determinarne il livello di minaccia secondo i proiettili sparati e quindi calcolarne il percorso con un range di lancio di 150 chilometri anche qualora gli attacchi dovessero giungere contemporaneamente da più traiettorie. Fatto questo il Raz invia le informazioni acquisite per i sistemi di comando e controllo alla sede IAF (Israel Air Force) così da acquisire rapidamente informazioni precise sui razzi e limitarne i danni, considerando anche i recenti sviluppi dell’artiglieria palestinese.

Per la prima volta, infatti, a settembre 2010 tra i missili sparati da Gaza verso il porto israeliano di Ashkelon almeno tre mortai contenevano fosforo. Sentore di uno sviluppo in questo senso, nella Striscia di Gaza, nel 2010 il lancio di razzi è aumentato. Nel solo mese di dicembre ne sono stati lanciati circa 23, per un totale di 98 contro le città del sud israeliano. Gaza, dall’Operazione Piombo Fuso in poi, continua a riarmarsi con l'acquisto di missili a lungo raggio ed anti-tank alquanto avanzati, tra cui il Kornet (di fabbricazione russa, 27 kg di peso, 5 km di gittata) che hanno danneggiato un carro armato israeliano nel mese di dicembre.

Un’episodio che ha spinto l'IDF a dotarsi del recente sistema di difesa Windbraker (Meil Ruach in ebraico) montato sui nuovi carri armati israeliani Merkava 4. ll sistema di difesa Windbraker, noto anche come Trophy, consente di neutralizzare missili e razzi prima che raggiungano il bersaglio grazie a piccoli radar sistemati sui quattro lati del mezzo, capaci di intercettare l'ordigno in arrivo e di neutralizzarlo, anche se gli attacchi arrivassero contemporaneamente da più lati del carroarmato. Inoltre, per addestrare i soldati ad un campo di battaglia minacciato dal lancio di missili, la scuola militare delle Idf (Infantry Corps Professions and Squad Commanders) ha iniziato a utilizzare un nuovo simulatore per operare in condizioni diverse e in diversi territori, senza dover lasciare la base. Il simulatore mostra le infrastrutture del campo di battaglia nei minimi dettagli, anche in funzione notturna e con sistemi audio che riproducono attacchi, soldati caduti e la grafica dettagliata di territori nemici, come Siria e Libano, permettendo ai soldati di familiarizzare con i territori del nord senza lasciare incustodito il fronte sud. Inoltre il comandante della formazione, connettendosi al nuovo sistema attraverso un MP4 speciale (un lettore multimediale portatile), è in grado di seguire i movimenti del soldato, i riflessi e le relative decisioni, in modo da testare e valutare le effettive capacità del combattente e le risposte che riesce a dare quando si troverà davanti a ostacoli come terroristi armati, carriarmati e veicoli blindati da combattimento.

Le Idf, dunque, si preparano - come da sessant’anni ormai - a nuovi e più efferati attacchi su vari fronti, soprattutto da quello interno ancora sotto la minaccia di attacchi suicidi benché, secondo lo Shin Bet (servizio di sicurezza interno), nel 2010 ci siano state meno perdite ( "solo" nove) per gli attacchi palestinesi rispetto ai 15 del 2009 ai 452 del 2002. Nella lettera stilata dai ventisei nostalgici del "mito dell'ultimo buon selvaggio" (copyright di Pascal Bruckner) di questi dati non si tiene conto, mentre non ci si dimentica di criticare pesantemente la politica israeliana degli insediamenti a Gerusalemme est, etichettata in maniera alquanto enfatica come “una minaccia esistenziale per la creazione di uno Stato palestinese sovrano, duraturo e stabile”. Ma finché in Europa, o in America Latina, si continuerà a sostenere il riconoscimento dello Stato palestinese in maniera unilaterale, senza tenere in considerazione il numero di attacchi che Israele subisce quotidianamente, si continuerà a favorire la distruzione di una nazione più che la nascita di un’altra.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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