Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 20/01/2011, a pag. 45, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo " Il palestinese che spiega Gaza alla tv israeliana ".
Hamas
Fabio Scuto scrive : "quando Hamas espugnò il potere obbligò al-Ajrami a troncare la collaborazione con l´agenzia di stampa palestinese Wafa, quella del presidente Abu Mazen e di al-Fatah (...) Per questo il "nulla osta" degli integralisti islamici al suo lavoro per una tv israeliana è ancora più significativo. Forse lascia sottintendere la voluta apertura di un canale informale di dialogo col nemico". Il 'nulla osta' degli integralisti di Hamas è significativo, certo. Ma che cosa succederebbe a al-Ajrami se dovesse essere critico con Hamas in uno dei suoi servizi?
Il gesto di Hamas, più che significare apertura verso il nemico, assomiglia alla presa di consapevolezza di poter fare propaganda anche sulla tv israeliana, con un giornalista da Gaza che descrive la povertà della gente senza criticare il regime.
L'articolo dimostra come in Israele il diritto all'informazione e la libertà di stampa siano garantiti. Si potrebbe scrivere lo stesso di Gaza? E della gestione dell'Anp?
Ecco l'articolo:
Il campo profughi di Jabalya è un termitaio, con le strade in terra battuta, palazzine malconce e sforacchiate dai proiettili, baracche, una miseria palpabile, frotte di ragazzini che giocano per strada, parabole tv arrugginite, la sabbia spinta da un refolo di vento entra ovunque. Eppure è dai vicoli di questo desolato campo di rifugiati che un reporter palestinese è arrivato al telegiornale più esclusivo di Israele, quello del notiziario della tv commerciale israeliana Channel 2 trasmesso dalla sede centrale alla periferia di Gerusalemme, quello che ogni sera un israeliano su tre guarda dalla sua poltrona in salotto.
Sami al-Ajrami, un reporter di 43 anni, è probabilmente il primo giornalista professionista palestinese dei Territori mai assunto a tempo pieno da un mezzo di comunicazione di Israele. «Se un anno fa qualcuno mi avesse detto che sarei andato a lavorare per una tv israeliana mi sarei messo a ridere, un´assurdità… invece».
Per Sami è un po´ come camminare sulla corda, con gli esigenti ascoltatori israeliani da una parte e dall´altra il puntiglio con il quale i dirigenti di Hamas - che da tre anni controllano saldamente la Striscia - guarderanno al suo lavoro. Channel 2 infatti si riceve perfettamente a Gaza. «È una sfida professionale», spiega, «e credimi, io non potevo non coglierla». Certo è stupefacente: quando Hamas espugnò il potere obbligò al-Ajrami a troncare la collaborazione con l´agenzia di stampa palestinese Wafa, quella del presidente Abu Mazen e di al-Fatah, e ancora adesso Hamas mantiene la censura sui mezzi di comunicazione di al-Fatah. Per questo il "nulla osta" degli integralisti islamici al suo lavoro per una tv israeliana è ancora più significativo. Forse lascia sottintendere la voluta apertura di un canale informale di dialogo col nemico.
Sami stesso, raccontando com´è andata, mostra stupore: «Come tutti i giornalisti che lavorano nella Striscia ho dovuto registrare la mia nuova attività. Sono andato al Media Department di Hamas e ho detto: "Una tv israeliana mi vuole assumere come corrispondente. Che devo fare?". Pensavo sinceramente che il permesso non me l´avrebbero mai dato, invece l´ho avuto e anche rapidamente». Censure? «No, non ne abbiamo parlato direttamente, in ogni caso nessuno mi ha chiesto di vedere i servizi prima di essere trasmessi alla redazione di Channel 2».
Dal 2007, per ragioni di sicurezza, Israele vieta ai suoi cittadini, e quindi anche ai giornalisti, l´ingresso nella Striscia. Da qui la decisione di Channel 2 di cercarsi un corrispondente ben radicato nel posto, qualcuno nel cuore del territorio "nemico". Dopo mesi di ricerche la scelta è caduta su Al-Ajrami. «Da tre anni non avevamo più un reporter nella Striscia», spiega a Repubblica Carmel Luzzatti, caporedattore delle news della tv israeliana. «La cosa più importante per noi era avere qualcuno lì, capisco bene il mondo in cui lavora Sami e cosa gli si muove intorno, so che per lui non è difficile ma difficilissimo».
Nei primi servizi inviati a Channel 2, Al-Ajrami ha sfoggiato un ebraico eloquente, forbito e impeccabile. «L´ho imparato da solo da ragazzino, anche perché all´epoca a Jabalya si potevano vedere solo le tv egiziane, giordane e israeliane». Poi l´ha perfezionato, e questo lo ha spinto nel mondo del giornalismo, ha lavorato nello staff di Abu Mazen, come esperto di mass media e partiti israeliani, mentre per la Wafa ha raccontato ai palestinesi gli eventi israeliani. Sami è stato anche reporter per Ramattan Tv, l´agenzia di informazione indipendente che forniva immagini a molti network internazionali e anche ad Al Jazeera, chiusa recentemente da Hamas.
A Jabalya, assicura, nessuno muove critiche al suo nuovo lavoro di giornalista. «Finora nessuno mi ha detto nulla, anzi molti sono fieri di vedere la sera alla tv israeliana un giornalista "made in Gaza"». Finora ha mandato in onda solo servizi registrati, fra cui uno sullo smercio a Gaza di prodotti israeliani. In futuro, spera, ci saranno anche trasmissioni in diretta e dibattiti faccia a faccia in collegamento con esperti israeliani.
Siamo ancora agli inizi, ma se Al-Ajrami saprà sfruttare l´occasione, in pochi mesi potrebbe diventare il palestinese più noto in assoluto in Israele. «Noi siamo davvero soddisfatti del lavoro che sta facendo», spiega ancora Luzzatti, «è un eccellente professionista e abbiamo avuto ottimi ritorni nell´ascolto».
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