Le torture in Cina: un argomento tabù Anche per Obama. Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 20 gennaio 2011 Pagina: 4 Autore: Giulio Meotti Titolo: «I diritti e la politica, c’è una sedia vuota tra le parole di Obama e Hu»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 20/01/2011, a pag. 4, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " I diritti e la politica, c’è una sedia vuota tra le parole di Obama e Hu".
Giulio Meotti, Hu Jintao con Barack Obama
Roma. “I diritti umani devono essere garantiti a tutti”, perché i paesi “prosperano quando i diritti universali vengono difesi per tutti gli esseri umani”. E’ stata la prima cosa che Barack Obama ha detto a Hu Jintao ricevendolo alla Casa Bianca. E nel corso del colloquio gli ha anche chiesto di parlare con il Dalai Lama. Forse anche per potersene scordare dopo, al momento di passare agli argomenti dell’economia, il centro della storica visita americana e che giocoforza, soprattutto in questo periodo, hanno la meglio sulla retorica liberal del presidente. Può bastare? Il capo di stato cinese era entrato alla Casa Bianca osservando, perplesso, una sedia vuota lasciata davanti ai cancelli di Pennsylvania Avenue. Serve a ricordare tutti quei cinesi “che non possono partecipare ai pranzi di stato”, perché perseguitati e arrestati dal loro governo per la loro religione o le loro idee politiche. Ma anche la sedia rimasta vuota a Oslo, dove Liu Xiaobo non è stato autorizzato a ricevere il Nobel per la Pace. La protesta è organizzata da Patrick Mahoney, direttore della Christian Defense Coalition, e sostenuta dall’intellighenzia neoconservatrice, come il magazine Weekly Standard, che apre così: “Why Liu matters, and Hu doesn’t”. L’obiettivo della protesta non è solo il regime cinese, ma appunto anche Obama, colpevole a loro dire di “rimanere troppo spesso in silenzio di fronte alle continue violazioni dei diritti umani in Cina”. La politica obamiana verso la Cina, così come del segretario di stato Hillary Clinton, è stata descritta come un arretramento, soprattutto di stile, rispetto all’attivismo e alla retorica di Bush, che aveva onorato il Dalai Lama come un capo di stato e investito nelle ong dei diritti umani ben più del suo successore. IlWall Street Journal accusa Obama di destreggiarsi “fra reverenza e Realpolitik” verso Pechino. Obama ha incontrato alla Casa Bianca esperti di diritti umani in Cina. Un gesto giudicato però di “basso profilo” da un gruppo bipartisan che ha scritto una lettera al presidente. Gli chiedono di incontrare i dissidenti e di assumere un atteggiamento duro sui diritti violati. Il testo porta le firme di Ellen Bork della Democracy and Human Rights Foreign Policy Initiative, Paula Schriefer di Freedom House e Jean- François Julliard di Reporters Without Borders. Di diritti umani si parla al Congresso, dove il deputato Chris Smith denuncia gli aborti forzati e le sterilizzazioni in Cina. Oltre a quello del Nobel Xiaobo, un nome evocato in questi giorni a Washington è stato quello di Gao Zhisheng, avvocato scomparso in un campo di concentramento cinese. Anche la moglie ha fatto appello a Obama. Zhisheng era nella lista dei migliori avvocati della Cina. Poi si è messo a difendere contadini derubati della terra, donne incinte, dissidenti, cristiani. Nel suo memoriale, uscito su foglietti scritti a mano, racconta le scariche elettriche ai genitali, gli stuzzicadenti nel pene, le sigarette negli occhi, le lampade bollenti passate sulla pelle. “Quando sono riuscito ad aprire un poco gli occhi, dopo molto tempo, ho visto che il mio corpo era irriconoscibile. Non un centimetro era stato risparmiato”. Sua moglie è stata costretta a pulire i bagni del quartiere. La figlia ha tentato di uccidersi.
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