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Ugo Volli
Cartoline
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Cittadinanza e lavoro, ovvero la fondamentale bontà della natura umana 16/01/2011

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

"Cittadinanza e lavoro, ovvero la fondamentale bontà della natura umana"


Mica vero, leggere la Cartolina di Ugo Volli, quanti palestinesi vogliono restare israeliani !

Cari amici,
ma è vero che i palestinesi odiano così tanto lo stato di Israele e vorrebbero al suo posto uno stato palestinese duro e puro? E se sì, perché? Vi ho riportato qualche giorno fa (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=38035) un sondaggio in cui si vedeva che meno della metà dei palestinesi pensa che l'obiettivo politico debba essere la "fine dell'occupazione" e l'instaurazione di uno stato nei "territori occupati" e che solo il 24% vede l'occupazione come il problema principale (molti di più sono preoccupati per miseria e disoccupazione).

Ora vengono altri indizi. Molti media hanno pubblicato con rilievo la notizia (ripresa anche in Italia dal Giornale: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=38096), che un numero sempre maggiore di cittadini dell'Autrorità palestinese che vivono a Gerusalemme chiedono la cittadinanza israeliana: erano 147 l'anno nel 2006, l'anno scorso sono stati 690, in totale ne hanno avuto la cittadinanza di Israele 13 mila, che fa il 5% circa della popolazione interessata. (http://www.ajc.com/news/nation-world/jerusalem-palestinians-taking-israeli-801763.html) Ma, come scrive il Giornale "Almeno un 35% di cittadini arabi residenti a Gerusalemme est preferirebbe restare in Israele, anche a costo di trasferirsi, piuttosto che diventare cittadino d’un futuro Stato palestinese. Solo il 30% preferirebbe diventare cittadino d’una Palestina sovrana . Un 40% si dichiara inoltre disposto a trasferirsi in altre aree di Israele per ottenere la cittadinanza, se il proprio quartiere diventasse palestinese; e un 27% dice di essere pronto al contrario a spostarsi entro i confini di un’ipotetica Palestina indipendente se Gerusalemme est rimanesse israeliana."

Le ragioni di questa scelta sono abbastanza chiare: la voglia di vivere una vita normale, di stare in uno stato che funziona, di godere dell'assistenza sanitaria e della libertà di movimento (ma anche di opinione) che Israele assicura (http://voices.washingtonpost.com/postpartisan/2011/01/_one_of_the_givens.html). Insomma, il fatto che contrariamente a quel che predicano i superideologici amici del Hamas e di Fatah (non necessariamente dei palestinesi) di casa nostra, Israele è uno stato più accogliente e più sicuro, molto meno corrotto e molto meno oppressivo per un arabo di qualunque stato arabo. Vogliamo metterci anche il fatto che in Israele nessuno arresta le donne sotto accusa di stregoneria, come accade nei territori governati dahli islamisti? (http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Esteri/Gaza-arrestate-150-streghe-2010/14-01-2011/1-A_000165617.shtml)

Un altro indizio è questo. L'autorità palestinese e i nostri pacifinti organizzano instancabilmente campagne di boicottaggio di Israele e principalmente dei "territori occupati". Uno degli ultimi atti in questo senso del governo di Ramallah è stata la proibizione per i propri sudditi di lavorare a qualunque titolo nelle "colonie", a pena di prigione. Be', secondo i dati dell'Istituto Palestinese di Statistica, nel 2010 la bellezza dell'11% dei palestinesi lavorava nelle "colonie" e il dato è in crescita (http://jssnews.com/2011/01/05/malgre-la-prison-palestinienne-ils-refusent-dabandonner-leur-job-en-israel/) . Insomma l'editto del primo ministro Salam Fayyad è rimasto lettera morta come le grida manzoniane. Perché le "colonie" in Giudea e Samaria danno lavoro e in definitiva integrazione, non fanno certo quella bizzarra azione che nella propaganda pacefinta è definita come "divorare la terra palestinese".

Ma allora perché c'è una parte consistente dei palestinesi che nonostante tutto odia Israele abbastanza da essere propensa al terrorismo e agli attentati suicidi? E' inutile negarlo, le cose stanno così. La questione ha a che fare in parte con l'ideologia islamista in generale: gli attentati suicidi ci sono in tutti i luoghi in cui domina l'Islam, dal Pakistan allo Yemen, fino alle moschee delle città occidentali (pensate agli attentati della metropolitana di Londra di qualche anno fa, condotti da immigrati di seconda o terza generazione, istruiti e di buone condizioni economiche, come lo erano gli attentatori prevalentemente sauditi delle Twin Towers). Per quanto riguarda la popolazione palestinese, però, c'è un atto in più, la martellante propaganda ideologica per la guerra santa, l'annichilazione degli ebrei e la distruzione di Israele in cui rivaleggiano i mezzi di Hamas e dell'Autorità Palestinese. Sono falsificazioni così volgari e stupide, così continue che io stesso faccio l'errore di non parlarvene abbastanza. Ma se avete un po' di tempo e un po' di stomaco, andate sul sito di Palestinian Media Watch (http://www.palwatch.org/) che svolge l'ingrato compito di documentare questo lavaggio del cervello continuo, orwelliano o piuttosto goebbelsiano, e, ne sono sicuro, resterete sorpresi dall'ininterrotto fiume di odio che sgorga dalla propaganda palestinese. Il fatto che buona parte dei palestinesi non siano e non si sognino di diventare attentatori suicidi, benché immersi quotidianamente in tutto questo veleno, è una prova della fondamentale bontà della natura umana.

Ugo Volli


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