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Il Foglio Rassegna Stampa
14.01.2011 Pakistan: il prossimo obiettivo dei fondamentalisti islamici è Sherry Rehman
commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 14 gennaio 2011
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Chi è la donna pachistana che ha raccolto l’eredità del governatore ucciso»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 14/01/2011, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Chi è la donna pachistana che ha raccolto l’eredità del governatore ucciso".


Sherry Rehman                          Giulio Meotti

Roma. “Il nostro prossimo obiettivo è Sherry Rehman”, hanno annunciato i talebani pachistani, mentre stavano ancora festeggiando con fiori, canti e baci l’assassinio del governatore del Punjab, Salmaan Taseer, un pachistano, un musulmano che ha perso la vita dopo aver difeso una cristiana condannata a morte, Asia Bibi. I fondamentalisti islamici la vogliono morta. Sherry Rehman è una donna laica, liberale, musulmana e modernizzatrice in un paese sempre più radicalizzato e cupo come il Pakistan. Salmaan Taseer, che apparteneva al Pakistan People’s Party, era stato l’unico del suo partito a parlare apertamente contro la Blasphemy law assieme a Sherry Rehman, che ha appena presentato in tal senso una mozione al Senato, dopo la richiesta del Papa di abrogare la scandalosa legge, introdotta in Pakistan nel 1986 e che prevede l’ergastolo per chi offende il Corano e la pena di morte in caso di offesa a Maometto. Contro la richiesta del Papa si sono scagliati ieri anche i fondamentalisti del Tehrik Tahaffuz Namoos-i-Risalat, che hanno organizzato per oggi una manifestazione nazionale di protesta. Taseer aveva definito la legge sulla blasfemia, in urdu, una “kala kanoon”, una legge nera. La deputata liberale e giornalista Rehman è stata colpita da una fatwa degli integralisti islamici. Un importante imam pachistano, Ahmed Shakir, ha dichiarato Rehman “non musulmana” e la fatwa è stata stampata in migliaia di copie dal gruppo fondamentalista Tanzeem-eislami. La donna è “kaffir”, cioè infedele, e “wajib-ul-qatl”, degna di essere uccisa, come il ministro per le Minoranze Bhatti. Ex ministro dell’Informazione e stretta collaboratrice di Benazir Bhutto, Rehman aveva già visto rafforzata la scorta davanti casa a Karachi. Ora il ministro dell’Interno, Rehman Malik, le ha chiesto di lasciare il paese. In Pakistan rischia ogni giorno di finire come Taseer. Rehman è già sopravvissuta a due attentati. Si trovava infatti nella jeep dietro a Benazir Bhutto quando la statista è stata assassinata. Sherry Rehman rimase ferita al collo e alle gambe nell’attentato. Due anni prima, a Karachi, era stata pugnalata durante una manifestazione. Ex ambasciatrice del Pakistan negli Stati Uniti negli anni Novanta, quindi portavoce personale di Bhutto, Rehman è oggi la donna a maggior rischio in Pakistan dopo che, tre anni fa, gli islamisti hanno ucciso Zil-e Huma Usman, la donna responsabile per gli Affari sociali nella provincia pachistana del Punjab, assassinata perché “non rispettava il codice di abbigliamento islamico e faceva propaganda per l’emancipazione delle donne”. Rehman è stata anche dieci anni alla guida del magazine The Herald e ha contribuito a fondare la Commissione diritti umani del Pakistan. Dal 2002 al 2007 ha sponsorizzato cinque proposte di legge, fra cui l’abolizione dell’Hudood Bill, che impone le punizioni previste dalla sharia in caso di stupro e adulterio. Benazir Bhutto, Sherry Rehman e il governatore hanno tutti profili simili. Salmaan Taseer era il figlio di un poeta pachistano e di madre inglese, un politico che beveva vino e faceva vacanze in Europa. Adesso i talebani puntano su una donna educata in Europa, che rigetta il velo, una voce libera del giornalismo asiatico- musulmano. Ma accusata, come Taseer, di “difendere i cristiani”. Anche il governatore Salmaan Taseer aveva subìto intimidazioni perché abbandonasse la campagna contro la legge. “Ho rifiutato”, scriveva indefesso. “Anche se sono l’ultimo rimasto”. Ora è rimasta lei, Sherry Rehman.

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