sabato 21 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
10.01.2011 Tucson: il killer era un antisemita appassionato di Marx e Hitler
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 10 gennaio 2011
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Tucson, a casa di Jared che amava Hitler e Marx»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 10/01/2011, a pag. 1-4, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Tucson, a casa di Jared che amava Hitler e Marx".

Un titolo veramente azzeccato. Ciò che ha spinto Loughner a sparare è stato il suo odio, non il clima dei Tea Party o qualche politico. C'è una grande differenza fra le polemiche che nascono dalla battaglia politica, e l'istigazione al fanatismo. 
"
Un memorandum del Ministero della Sicurezza Interna identifica il killer come seguace di «American Renaissance» (Rinascimento americano), un violento gruppo suprematista bianco che si distingue per gli attacchi contro gli immigrati e contro gli ebrei (...) Quale che sia stata la genesi della violenza, i risultati sono nei brani del «manifesto», nel quale con tono sprezzante afferma di «aver appreso nelle classi di Tucson» il valore e l’importanza di testi come «Mein Kampf» di Adolf Hitler e il «Manifesto» comunista di Karl Marx".
Ecco l'articolo:


Gabrielle Giffords, Jared Lee Loughner, Maurizio Molinari

Segnaletica stradale per ammonire sul rischio portato dalle persone a cavallo, villette basse con giardini incolti, strade che si perdono nel nulla, nessuna persona che circola a piedi e il tutto immerso in un oceano di cactus di ogni dimensione all’ombra delle montagne rosse Catalinas. Qui è nato e cresciuto Jared Lee Loughner, il killer di 22 anni autore della strage di sabato, che per colpire ha scelto il momento in cui la vittima designata fosse a portata di tiro nel suo quartiere. Più di un quartiere in realtà la zona urbana a Nord-Ovest di Tucson assomiglia ad una sterminata distesa di desolazione. Qui vivono le famiglie bianche del ceto medio basso assediate dalla povertà, intolleranti verso gli immigrati ispanici che tolgono loro il lavoro come verso l’élite bianca che sceglie questi spazi per galoppare in libertà nei fine settimana. Al 901 West del Linda Vista Boulevard, Loughner è andato al liceo nell’istituto che si chiama «Mountain View High School» perché dalle finestre si vede solo e unicamente il massiccio delle Catalinas. E proprio sul lato opposto della montagna sorge il centro commerciale con il supermercato «Safeway» che ha scelto per colpire, con l’intenzione di eliminarla, Gabrielle Giffords, che rappresentava tutto ciò che lui non era e che odiava di questa città.

Secondo le testimonianze raccolte dallo sceriffo Clarence Dupnik, la prima presenza di Loughner a un comizio della deputata democratica - eletta a Washington l’anno precedente - risale al 2007. Poi l’avrebbe incrociata in altri eventi pubblici a Tucson, lungo la centrale North Swan Street. Nella cassaforte del giovane sono stati trovati documenti che avvalorano l’ipotesi di un piano preparato da molto tempo e questo ha spinto il direttore dell'Fbi Robert Muller a venire in Arizona.

Un memorandum del Ministero della Sicurezza Interna identifica il killer come seguace di «American Renaissance» (Rinascimento americano), un violento gruppo suprematista bianco che si distingue per gli attacchi contro gli immigrati e contro gli ebrei. Giffords è ebrea, frequenta la sinagoga Congregation Chaverim sulla Seconda Strada, poco lontano dal suo ufficio elettorale al centro città, ed è la bisnipote di un rabbino lituano che negli Anni 40 lasciò New York per trasferirsi in Arizona.

Ma lo sceriffo Dupnik sceglie la prudenza sulla pista del delitto politico a sfondo razziale, perché un’abbondante mole di documenti - video e scritti - lasciata dal killer sul web suggerisce anche la possibilità di un giovane disadattato e con gravi problemi mentali. «Il governo è implicato nel controllo delle menti della gente e nel lavaggio del cervello collettivo attraverso l’uso della grammatica», si legge in una sorta di manifesto nel quale l’autore si scaglia anche contro l’uso del dollaro, lanciando l’ipotesi di una sorta di insurrezione valutaria: «Dobbiamo cessare di usare i biglietti verdi perché questo sostiene il debito pubblico, il dollaro non è più sostenuto da un reale valore in oro o argento. Non crederò più a Dio», assimilato evidentemente alla Federal Reserve di Ben Bernanke.

Chi lo ha conosciuto lo descrive come una persona introversa, solitaria e «alla quale non ho mai visto un sorriso sul volto», come racconta Lynda Sorenson, che ha studiato matematica con lui nel Northwest College di Pima Community. «Spesso disturbava le lezioni, diceva cose senza senso, tutti noi lo tenevamo a distanza», aggiunge un altro compagno di studi, di nome Alexander, secondo il quale l’umore di Loughner sarebbe ulteriormente peggiorato «da dicembre in poi».

La data ha sollevato l’attenzione dello sceriffo, perché risale al 15 dicembre il tentativo di Loughner di arruolarsi nell’esercito: l'ufficio reclute di Tucson però lo scartò considerandolo non idoneo, probabilmente a causa di passati fermi per possesso di marijuana e psicofarmaci, e questo rifiuto potrebbe averlo spinto a scegliere di adoperare le armi in altra maniera. Per tentare di uccidere la quarantenne deputata, bianca come lui ma anche di successo, ebrea, favorevole alla riforma dell’immigrazione e amata dagli abitanti di Tucson tanto quanto lui continuava a essere isolato.

Questa contrapposizione fra la sua vita circondata dalle villette malcurate del ceto medio-basso e quella di Giffords emerge da altri passaggi del «manifesto su Internet» - come la polizia lo definisce -, nel quale si scaglia contro «la maggioranza degli abitanti che risiedono nell’ottavo distretto dell’Arizona», definendoli «felicemente illetterati», ovvero «nelle mani di un governo oppressivo» incarnato dalla deputata democratica che amava farsi fotografare a cavallo con i cappelli da cowboy, simbolo del West.

Grant Wiens, coetaneo del killer e proveniente dalla stessa area della città, aggiunge un altro tassello: «Jared amava parlare male della religione e bene della marijuana, le contrapponeva affermando che odiava la prima e amava la seconda». Le difficoltà nei rapporti con i compagni di scuola risalgono proprio agli anni del liceo «Mountain View», perché nel 2006 fu obbligato a lasciare quell’istituto per «problemi comportamentali», iniziando un itinerario fra altre scuole dove la permanenza è stata sempre breve e segnata da disagi. «Quando era a Mountain View a me sembrava fosse un bravo ragazzo», racconta Ryan Miller, suo ex compagno di banco, secondo il quale «poi successe qualcosa che non so, lui andò via e non lo rivedemmo più».

Quale che sia stata la genesi della violenza, i risultati sono nei brani del «manifesto», nel quale con tono sprezzante afferma di «aver appreso nelle classi di Tucson» il valore e l’importanza di testi come «Mein Kampf» di Adolf Hitler e il «Manifesto» comunista di Karl Marx. «La mia attività favorita è la coscienza che si esprime durante il sonno - scrive in un altro passaggio autobiografico -, è questa la mia più grande ispirazione nell’approccio all’informazione politica ed economica». Come dire, conta più cosa viene in mente a me che quanto chiunque altro affermi.

Sabato la vocazione del killer si è materializzata entrando nel Safeway come un cittadino fra tanti, avvicinandosi alla scrivania da cui stava parlando Giffords e rovesciendola improvvisamente con un braccio, mentre l’altra mano premeva il grilletto dell’arma automatica per cercare di uccidere la deputata e spargere quanto più sangue possibile in una sequenza di momenti nella quale forse la sua mente malata ha visto l’avverarsi della «American Renaissance».

Mentre la polizia costruisce con pazienza il mosaico del movente della strage, Tucson piange le vittime e prega per Giffords davanti all’entrata dell’University Medical Center, dove la deputata è ricoverata. I medici hanno detto che si è risvegliata, ha riconosciuto il marito, ma si trova ora in stato di «coma indotto» in ragione di condizioni che restano critiche. Sui biglietti depositati da centinaia di cittadini sul prato dell’ospedale, attorno a un orsacchiotto vestito di bianco, la frase che ritorna di più è «God Bless Gabrielle, God Bless America».

Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT