Su LIBERO di oggi, 08/01/2011, a apg.1-19, con il titolo " Critica i musulmani: gli sparano addosso" di Peppe Rinaldi, la cronaca dell' attentato al giornalista Nelo Rega. Ecco l'articolo:
Nelo Rega
Se scrivi di islam rischi la vita, figuriamoci se osi farlo in modo critico. Com’è successo a Nello Rega, giornalista lucano, che giovedì sera stava per morire in un agguato Racconta ancora scosso: «Non sono a caccia di onori e di gloria, né di un modo per risparmiare sulla benzina o altro: ho solo paura che mi facciano la pelle». La sua vicenda ha dell’incredibile: 44anni, caposervizio agli Esteri di Rai-Televideo, l’altra notte qualcuno ha tentato di farlo secco sparando all’altezza del volto un colpo di pistola, dopo averlo inseguito e speronato con un’auto. Erano in due, Nello li ha visti e sentiti, così come ha visto l’arma sbucare dal finestrino e sentito il fragore dell’esplosione. È riuscito ad accelerare, il proiettile ha infranto il lunotto posteriore dell’auto. Stava tornando a casa dalla madre, a Potenza, città di cui è originario: percorreva la Basentana, arteria che collega Campania, Lucania e Puglia normalmente poco trafficata, specie di notte. C’è mancato un pelo ad esser qui a scrivere di un martire. Sì, perché la vicenda di Nello Rega si inscrive nella scia di quellecosedi cuinon si ama molto parlare, verso le quali si manifesta un certo scetticismo “religiosamente corretto”. Questo solo perché il convitato di pietra ha un nome ben preciso: islam. Nello l’ha avuta giurata da Hezbollah, sono due anni che il “partito di Dio” sciita libanese lo insegue, lo minaccia, lo pedina, gli si avvicina sempre più. L’altra notte è stato a un soffio dall’ese - guire la fatwa emanata nel 2009 contro di lui, cane infedele occidentale che ha osato dire, anzi scrivere, quel che non si può né dire né scrivere. Tutto perché due anni fa Nello, più volte inviato in Medio Oriente, ha scritto un libro (“Diversi e divisi”, edizione Terra del Sole) nel quale raccontava della difficile convivenza tra un cristiano cattolico e una musulmana sciita. Una storia forse autobiografica, per quel che vale saperlo ora. Conta, invece, che da quel settembre 2009 la sua vita è diventata un incubo: prima un paio di proiettili recapitati al suo domicilio romano avvolti in un giornale con la foto di Nasrallah (il leader politico religioso libanese); poi biglietti attaccati al parabrezza dell’auto con esplicite minacce di morte (i sicari lo seguivanovistochequella sera eraacena da amici); poi, ancora, una testa d’agnello sanguinolenta appoggiata sul cofano; a seguire, altri due proiettili calibro 22 spediti da Roma a Potenza, telefonate minatorie. Presentando il suo libro in provincia di Salerno, qualche mese fa, Rega fu pure costretto a lasciare l’aula dell’associazione culturale ospitante a causa delle invettive di una “mediatrice culturale”, una giovane marocchina che, pare, aspettava l’occasione di vedere da vicino colui il quale aveva parlato di inconciliabilità tra il nostro modello di civiltà e chila pedofilia, lasottomissione della donna e tante altre cose che non mi sembra possano sposarsi con noi» come l’autore dice a Libero. In questi anni «vissuti con la paura di non arrivare a sera» il giornalista non ha avuto nessuna protezione se non un’auto dei carabinieri che lo accoglieva al rientro da Roma o da Potenza aspettandolo all’uscita dell’autostra - da. Un po’ poco per chi è nel mirino del fanatismo musulmano, per chi sa che ucciderlo è un dovere religioso e non criminale in senso stretto. Ma così è. «Hanno sottovalutato il problema, eppure l’escalation è stata fin troppo chiara, fino all’altra notte dove, vi assicuro, ho visto la morte in faccia ». A questo si aggiungano i sopraccigli inarcati e i sorrisetti “rossiniani” di certi ambienti politico- culturali che Nello chiama con nome e cognome: «L’univer - so della sinistra e dei suoi apparati mediatici ha, diciamo, sorriso dinanzi a questo mio problema». Ed ora? «Ora niente - conclude uscendo dalla caserma di Potenza - mi hanno dato un livello di protezione basso, non posso specificare oltre». Non resta che augurargli buona fortuna. pratica «l’infibulazione, la poligamia
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