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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.01.2011 Gerusalemme è la capitale di Israele, ma non è possibile fare una maratona nella zona est
Adidas aderisce al boicottaggio e chiede di cambiare il percorso

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 gennaio 2011
Pagina: 43
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Gerusalemme, dove fallì Obama trionfa lo sponsor delle scarpe»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA del 04/01/2011, a pag. 43, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo "Gerusalemme, dove fallì Obama trionfa lo sponsor delle scarpe". Ci era sfuggito perchè nelle pagine sportive. 

Il sindaco di Gerusalemme ha dovuto cambiare il percorso della prima maratona internazionale della città. Originariamente esso si snodava anche attraverso la zona est della città, non si capisce che cosa ci fosse di male dato che lo status di Gerusalemme, ad oggi, è di capitale unica e indivisibile di Israele. E' nei diritti del sindaco di organizzarci una maratona e farla passare in mezzo a tutti i quartieri della città. Se l'avesse esclusa, come riferisce anche il pezzo, chissà quante accuse da parte palestinese. Che sono arrivate lo stesso, il che dimostra che Israele, comunque si comporti, ha sempre torto.
Ma Adidas  : "
Con la paura di contestazioni incontrollabili, dei boicottaggi antisraeliani, dei tifosi arabi inferociti. Capendo che la Prima Maratona Internazionale di Gerusalemme in programma il 25 marzo — con quei 42 km tracciati dagli organizzatori che passavano pure per la parte Est della città, occupata da Israele nel ’ 67 e mai più restituita —, stavolta richiedeva un impegnativo stretching di correttezza politica. Impossibile mettere il nostro logo in quei luoghi, si son detti alla multinazionale della Bavaria. Al punto di consegnare al sindaco un ultimatum: o cambiate il percorso, o cambiate lo sponsor ". Vigliaccamente la multinazionale sportiva ha aderito al boicottaggio di Israele e Battistini sembra persino compiaciuto. Dove non è riuscito Obama è arrivata l'Adidas.
La conclusione dell'articolo: "
a Hebron, nella più contesa città dei Territori palestinesi, per celebrare i 40 anni del primo insediamento ebraico stanno già preparando i 10 km della «Corsa degli Antenati» . Si correrà a febbraio, passerà per la Tomba dei Patriarchi e per i luoghi dei più recenti ammazzamenti. Non competitiva, promettono: ma è un modo di dire. ". La Tomba dei Patriarchi è un luogo sacro per gli ebrei, non è ben chiaro perchè Israele non possa farci una maratona, nè perchè il percorso non possa toccare i luoghi degli attentati in cui sono morti degli israeliani per mano di terroristi palestinesi durante la ripresa dei negoziati. Hebron poi non è un insediamento, gli ebrei vi hanno sempre abitato ancora prima che i palestinesi portassero questo nome.
Ecco il pezzo:

Se la prima maratona nacque per ricordare un’antica vittoria (bellica), può l’ultima delle maratone nascere per sottolineare una moderna sconfitta (diplomatica)? All’Adidas, ci hanno pensato di corsa. Con la paura di contestazioni incontrollabili, dei boicottaggi antisraeliani, dei tifosi arabi inferociti. Capendo che la Prima Maratona Internazionale di Gerusalemme in programma il 25 marzo — con quei 42 km tracciati dagli organizzatori che passavano pure per la parte Est della città, occupata da Israele nel ’ 67 e mai più restituita —, stavolta richiedeva un impegnativo stretching di correttezza politica. Impossibile mettere il nostro logo in quei luoghi, si son detti alla multinazionale della Bavaria. Al punto di consegnare al sindaco un ultimatum: o cambiate il percorso, o cambiate lo sponsor. Impossible is nothing. Nemmeno che una fabbrica di scarpe faccia le scarpe alla diplomazia mondiale. E ottenga che sulle mappe, quelle sportive se non altro, le convenzioni internazionali siano rispettate. Il borgomastro gerosolimitano, Nir Barkat, un laico pragmatico che in due anni raramente ha detto un no agli ebrei che costruivano nei quartieri arabi, dicendone invece un sacco alla Casa Bianca e a tutta la comunità internazionale e perfino al premier Netanyahu che gli chiedevano di costruire un po’ meno, alla fine ha ceduto: il percorso della maratona — se nella prima bozza doveva scavalcare la Linea Verde e attraversare i quartieri contesi di Sheikh Jarrah (dove David Grossman manifesta ogni venerdì contro la demolizione delle case arabe), di Pisgat Ze’ev, di Armon Hanatziv, lambendo pure le strade d’Issawiyah e degli ultimi, violenti scontri — non sconfinerà a Est e resterà, tutto quanto, a Ovest. «Nessun cedimento allo sponsor» , dice ora il sindaco. La stampa non gli crede: decisiva, scrive Maariv, una lettera appello della sinistra israeliana del Meretz che un mese fa invitò l’Adidas a ritirare il logo. Per non dire del tam tam («Boicottiamo la maratona e i prodotti Adidas!» ) che sul web stava già raggiungendo organizzazioni pacifiste, resistenti palestinesi, oltre che molti dei mille iscritti alla corsa: «Questo tentativo di sabotarci è surreale e ipocrita — è furioso Barkat —. Volevamo solo una gara senza differenze di razza, di religione, di sesso. Ne hanno fatto una questione politica. Se all’inizio la maratona fosse stata solo a Ovest, si sarebbero lamentati perché tagliavamo fuori la parte Est!» . Esulta Pepe Alalu, leader cittadino del Meretz: «Se la nostra lettera ha sbloccato qualcosa, se l’Adidas ha potuto dove non ha potuto Obama, sono felice. Quel percorso era un gesto d’aggressione. Non si va a correre col pretesto dell’armonia sportiva in quartieri che, per molti israeliani e la comunità internazionale, non appartengono a Israele. Mi ricorda una vecchia storia: il popolo non ha pane? Dategli le brioche...» . O magari un tramezzino: a Hebron, nella più contesa città dei Territori palestinesi, per celebrare i 40 anni del primo insediamento ebraico stanno già preparando i 10 km della «Corsa degli Antenati» . Si correrà a febbraio, passerà per la Tomba dei Patriarchi e per i luoghi dei più recenti ammazzamenti. Non competitiva, promettono: ma è un modo di dire.

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