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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Dova Cahan , Un Askenazita tra la Romania e l’Eritrea 07/01/2011

Dova Cahan    
Un Askenazita tra la Romania e l’Eritrea
GDS Edizioni 2010               Euro 14

Dopo la vittoria della guerra d'Indipendenza, nel1949, la piccola Israele appena nata come paese libero e democratico, dovetteaffrontare l'immane immigrazione di centinaia di migliaia di ebrei residentifino ad allora nei paesi arabi, privati di tutto e a rischio di veniremassacrati, in precipitosa fuga verso la nuova patria. Israele nei primi anni '50 vide più che raddoppiata lapropria popolazione, vide il sorgere di centinaia di tendopoli, immensi campi profughi, sempre sull'orlodi una catastrofe sanitaria, chiamati ottimisticamente Mahabarot: campi di transito, e smantellatisolo all'alba degli anni '60, quando infine lo Stato fu in grado di assegnareun tetto ad ogni famiglia.


Com’erano le nuove case? Poco più di un foglio dilamiera su quattro mura e di cosa si erano nutriti fino ad allora gliisraeliani vincitori? Grazie al razionamento avevano banchettato a base dipatate e cipolle, ciò che soprattutto erano in grado di produrre i kibbutz, dipesce congelato poiché la Norvegia si era offerta, generosamente, di venderesottocosto, al piccolo paese, l’eccedenza del pescato, di uova condensate, valea dire una specie di cubetti di polvere giallo -rosata che impastata conl’acqua e rosolata in padella si trasformava in qualcosa che ricordava allalontana una frittella, e infine con il contenuto delle amatissime scatoletteblu Incode, rimaste nell’immaginario di tutti coloro che hanno vissuto queglianni, come simbolo del buon rancio dei soldati e di una giovinezza austera finoalla povertà ma, se non spensierata, almeno allegra e ottimista e fiduciosa nelfuturo.

Le amatissime scatolette blu venivanodall’Eritrea  ed erano ripiene disucculentissima carne kasher, prodotta dalla stessa fabbrica di Asmara cheesporterà da subito carne  inItalia e dalla metà degli anni ‘50 la materia prima per la ultra-famosa carnein scatola  “Montana” venduta a “LaProvvida”, non kasher ma ugualmente buona e sostanziosa, una vera leccornia peri poveri italiani usciti stremati dalla guerra e non ancora entrati nel boom economico, giacché dallemucche eritree pare si ricavasse carne se pur non abbondante sempre di ottimaqualità.

Dirigeva quella fabbrica un distinto ebreo rumeno, ilsignor Herscu Saim Cahan, sopravvissutomiracolosamente al genocidio nazista e fuggito dal suo paese, con la famiglia,nel dopoguerra, a causa del regime di terrore instaurato dal regime comunista,al quale in principio tanti ebrei avevano guardato come alla salvezza. Riparato  prima in Palestina sotto Mandatobritannico, poi costretto dalle autorità inglesi ad emigrare di nuovo,approdato fortunosamente nella fiorente Asmara ed accolto e benvoluto dallanumerosa colonia italiana che, in ottimi rapporti  con gli autoctoni e con la comunità ebraica sefarditalocale, viveva felicemente nella città tra le strade, i caffè, i ristoranti, ilcinema, e il teatro, tutto all’italiana, al tempo in cui l’Eritrea era ancoraun paese pacifico e dalla civile convivenza inter-religiosa ed inter-etnica.

Herscu  manderà le sue due bambine, Dova e Lisa, nella scuola italiana, epoi per l’Università in Israele dove le ragazze si trasferirannodefinitivamente.   Oggi Dova  Cahan,benché sia laureata in lingua inglese e francese, pur parlando in casa lo yiddishe in società l’ebraico, conservando sempre nel cuore il ricordo e l’amore per Asmara e per lanostra lingua e cultura apprese nell’infanzia e nell’adolescenza, ha volutoscrivere le sue memorie in italiano.

Un Askenazitatra la Romania e l’Eritrea *  è innanzitutto la dichiarazione d’amore di una figlia aipropri genitori, alla propria mamma e al proprio carissimo papà, morto da tempoma mai dimenticato, un padre ammirato oltre che amato, perché idealista,coraggioso, gioviale, intraprendente, che, tra mille peripezie, a voltesfiorando la tragedia, in Romania e in Europa, in Medio Oriente e in Africa, sidedica alla propria famigliola salvandola e proteggendola nel mentre conservanel cuore il sogno di poter vivere finalmente in pace nella patria libera degliebrei e che non potendo realizzarlo, a causa delle più svariate ragioni, avendoabbracciato fin dalla giovinezza l’ideale sionista, fa sempre tutto ciò che puòper esserle utile e sostenerla anche se da lontano.

Quello di DovaCahan, con la prefazione del ricercatore G. Marco Cavalarin, è un libro di storia e di vita vissuta,prezioso per gli storici che possono ricavarne tante piccole,  utili informazioni per il propriolavoro, come lo sono spesso i libri che raccontano i grandi accadimenti percome se ne è fatta esperienza personalmente, ed è un libro per tutti da leggerecon piacere e commozione, riflettendo sulle persone dal cuore grande e generosoche hanno vissuto nell’orribile, tragico secolo appena trascorso, persone dallaforte capacità di resistenza alle quali dobbiamo, probabilmente, tutto il buono che ancora si conserva nelmondo.

Anna Rolli


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