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Il Foglio Rassegna Stampa
07.01.2011 Pakistan: La folla acclama l'assassino del governatore del Punjab
Islam moderato ?!?

Testata: Il Foglio
Data: 07 gennaio 2011
Pagina: 3
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Il Pakistan 'moderato' festeggia l’assassinio del governatore»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 07/01/2011, a pag. 3, l'articolo dal titolo "Il Pakistan 'moderato' festeggia l’assassinio del governatore".


Salman Taseer e il suo assassino, Mumtaz Qadri

Islamabad. La cerimonia funebre di Salman Taseer, il governatore del Punjab ucciso perché contrario alla legge sulla blasfemia, prova fino a che punto il Pakistan si è spinto nella sua corsa verso il dirupo islamista. Lo stato non riesce semplicemente a esercitare più controllo sulle forze estremiste che si agitano nel paese. La bara di Taseer è arrivata al cimitero, dove la aspettavano migliaia di sostenitori, a bordo di un elicottero, perché un corteo funebre di pochi chilometri dalla residenza del governatore al Cavalry Ground era troppo rischioso. Il presidente del Pakistan, Asif Ali Zardari, amico personale e grande alleato del governatore ucciso, non si è potuto presentare per la stessa ragione. Il governo non riesce a garantire la sicurezza dei propri rappresentanti nemmeno il giorno dopo un attentato di alto livello. Un gruppo di religiosi appartenenti alla Jamaat Ahle Sunnat, la lega nazionale e pienamente legittimata a esprimersi sulle questioni di fede, ascoltata dalla maggioranza dei fedeli, ha lanciato il proprio anatema sul morto, chiedendo ai “veri musulmani” di non partecipare alle esequie. “Più di 500 religiosi della Jamaat Ahle Sunnat chiedono ai veri musulmani di non indirizzare le loro preghiere al governatore del Punjab Salman Taseer – dice una nota che hanno consegnato alla Reuters – né di tentare di partecipare ai suoi funerali. Non ci dovranno nemmeno essere manifestazioni di cordoglio e di dolore per la morte del governatore, perché coloro che appoggiano la blasfemia contro il Profeta indulgono essi stessi nella blasfemia”. La nota contiene anche un’evidente minaccia: chi è contro la legge sulla blasfemia, è blasfemo. E quindi rientra tra gli obbiettivi. Del resto, Taseer era stato pubblicamente nominato in parecchi decreti di morte emanati da autorità religiose pachistane da quando nell’ultimo mese si era battuto con il peso del suo prestigio politico a favore di Asia Bibi, una donna cristiana di cinque figli condannata a morte perché aveva difeso la sua professione religiosa diversa sul suo posto di lavoro. I predicatori Barelvi della Jamaat Ahle Sunnat sono considerati i pastori dell’islam “moderato” pachistano, ma hanno lodato l’omicida, la guardia del corpo del governatore Mumtaz Qadri, “per il coraggio, l’audacia, l’onore e l’integrità religiosa”. Ieri gli avvocati di Qadri hanno salutato il suo arrivo alla Corte di giustizia coprendolo con una pioggia di petali di fiori. Una folla di duecento persone lo ha applaudito, ha cantato in suo onore, ha cercato di baciarlo sulle guance mentre veniva scortato all’interno. Quando è riemerso alla luce del giorno, Qadri è salito sul predellino del furgone della polizia, con una corona di fiori al collo, e ha ringraziato i suoi sostenitori gridando “Dio è grande”. Su Facebook già fioriscono i gruppi di fan. Il sospetto è che Qadri non abbia agito da lupo solitario, ma come braccio armato di un piano più grande di lui. Una squadra speciale di investigatori pachistani, a cui si sono uniti uomini della Cia, sta indagando su di lui e suoi compagni. Qadri era stato estromesso dalle squadre speciali della polizia 18 mesi fa perché il suo estremismo lo rendeva “una minaccia alla sua sicurezza”, secondo il suo capo. Era stato assegnato alla protezione di politici, anche se non aveva i requisiti. Ha chiesto personalmente di entrare nella squadra che proteggeva il governatore Taseer, e nessuno aveva obbiettato. Ha annunciato ai suoi otto compagni della scorta, il giorno prima, che aveva intenzione di uccidere il governatore, ma nessuno lo ha fermato. E anche durante l’omicidio ha avuto il tempo di sparare in tre fasi distinte, ma i suoi compagni – ora interrogati – sono rimasti tranquilli, senza reagire. La serie di passaggi burocratici che ha portato un poliziotto giudicato pericoloso per il suo fanatismo dentro la scorta di un politico bersaglio dei fanatici suona ovviamente inverosimile.

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