Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 07/01/2011, a pag. 14, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo "Legali i bus separati per sesso".
Il titolo dell'articolo è scorretto, non rispecchia ciò che ha scritto Baquis nel pezzo, nè la realtà. La Corte Suprema ha stabilito che chi lo desidera può sedersi dove vuole sui bus. Perciò se gli ortodossi fra di loro lo desiderano possono mantenere donne e uomini separati, ma a nessuno può essere imposto un sedile in particolare. Una donna che desideri sedersi tra gli uomini può farlo, e vice versa : " la Corte Suprema ha stabilito che in Israele «ogni viaggiatore è libero di prendere posto ovunque e non può essere oggetto di coercizioni verbali o fisiche». Ma se, per loro spontanea volontà, i viaggiatori decidono di occupare parti separate dell’autobus, questo non può essere vietato.".
Ecco il pezzo:
«Il gestore di un servizio pubblico di trasporto non ha il diritto di stabilire dove sia lecito sedere per le donne. E mentre scrivo queste righe mi domando com’è possibile che nell’Israele del 2011 sia necessario ripeterlo. Siamo forse tornati ai giorni di Rosa Parks, la donna afro-americana che seppe rompere la segregazione razziale negli autobus dell’Alabama nel 1955?». Per il giudice della Corte Suprema di Gerusalemme Elyakim Rubinstein, l’elaborazione della sentenza sugli autobus per gli ebrei più timorati - dove gli uomini viaggiano nella parte anteriore e le donne in quella posteriore, per ragioni di «pudore» - ha rappresentato una sofferenza fisica.
Alla fine del tormentato testo - sottoscritto anche dai giudici Jubran e Danziger - la Corte Suprema ha stabilito che in Israele «ogni viaggiatore è libero di prendere posto ovunque e non può essere oggetto di coercizioni verbali o fisiche». Ma se, per loro spontanea volontà, i viaggiatori decidono di occupare parti separate dell’autobus, questo non può essere vietato.
L’«invenzione» degli autobus suddivisi secondo il sesso nei trasporti fra località ortodosse risale a una decina di anni fa. Il boom demografico dei religiosi più osservanti (circa il 10% degli israeliani) ha portato a una moltiplicazione delle linee «segregate», la cui legalità è oggetto di dibattito da anni. Di fronte al fenomeno, i giudici hanno espresso sbigottimento: e all’estero - si sono domandati - come si spostano gli ebrei timorati?
Il mondo degli zeloti sembra essere per loro un pianeta esotico, «non certo l’Israele del 2011». Raccontano di una coppia di ebrei religiosi, costretti a separarsi dopo essere saliti su un autobus: l’uomo davanti, la donna dietro. Ma i viaggiatori maschi rumoreggiavano: la donna, a loro parere, non era vestita in modo modesto. Dal retro dell’autobus la donna ha allora telefonato al compagno, per chiedergli spiegazioni. Lui le ha passato una camicia, con cui avrebbe potuto coprirsi meglio le gambe. «Rischiavano altrimenti di essere abbandonati di notte, in una zona disabitata».
Nella sentenza, i giudici prendono atto a malincuore che fra gli ortodossi spirano venti di estremismo. In linea di principio, ribadiscono, ciascuno è libero di sedersi ovunque. Nessuno dovrà essere molestato. In caso di incidenti, dopo un anno di prova, alcune linee potranno essere abolite. Ma se uomini e donne, spontaneamente, decidono di viaggiare separati, la Corte Suprema non può impedirlo. La pressione sociale degli zeloti (che in un rione ortodosso di Gerusalemme cercano ora di imporre marciapiedi e strade separate) rischia di avere la meglio. I giudici danno allora un consiglio pratico, intelligente, quasi salomonico: aumentare il numero degli autobus, che saranno così meno affollati.
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