La tratta delle bianche c'è ancora, ma non è politicamente corretto scriverlo. Sul FOGLIO di oggi, 06/01/2011, a pag.3, un editoriale dal titolo "Giovani, inglesi, dicono sempre sì ", invece lo racconta.
Ecco il pezzo:
Tratta di ragazzine a Londra: proibito dirlo
Scoperta raggelante del Times di Londra. Nei reati di sfruttamento sessuale contro centinaia di ragazzine inglesi i cronisti hanno individuato uno schema ricorrente: i colpevoli sono poco più di cinquanta, sono in maggioranza islamici e pachistani (o di origine pachistana) e agivano in gruppi organizzati. Attiravano le vittime giovanissime, tra gli undici e i sedici anni di età, con alcol e droga, le caricavano in auto, le spostavano in tutto il paese per abusare di loro con comodo. Una versione metropolitana della tratta delle bianche. Mohammed Shafiq, capo di un’organizzazione nazionale islamica, sul giornale britannico ammette: “Questa gente pensa che le ragazze bianche abbiano meno valori morali e valgano meno delle nostre. E’ una forma di razzismo abominevole, totalmente inaccettabile in una società fondata sull’uguaglianza e sulla giustizia”. Secondo fonti della polizia, i cinquanta arrestati sono soltanto l’avanguardia di un gruppo più grosso, “un’ondata di marea”, è la definizione che usano, di predatori sessuali abituali di origine asiatica e fede musulmana. Il problema, come nota il Times – che parla di “congiura del silenzio” – è che per colpa del solito riflesso automatico, per un malinteso pudore multiculturale, la storia è venuta fuori soltanto quando i cronisti hanno frugato – ma non c’è voluto molto – tra i dati. Non si può dire liberamente che gang razziste assaltano le ragazzine bianche “tanto non sono le nostre, sono troie”, perché rischia di suonare a sua volta troppo razzista e politicamente scorretto. E per non incorrere nel peccato di pensiero, la polizia ha preferito tenere nascosta la storia – e la pericolosità – dei violentatori sudasiatici.
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