Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/01/2011, a pag. 34, l'articolo di Ian Buruma dal titolo "L'abbraccio dei falsi amici che non aiuta Israele".

Ian Buruma
Ian Buruma critica Israele perchè accoglie a baccia aperte i suoi amici, come Geert Wilders. Buruma è rimasto fermo all'Europa di 70-80 anni fa, con le stesse etichette, l'antisemitismo è di destra, la democrazia è solo di sinistra. Una visione distorta e antiquata. L'antisemitismo è trasversale a tutti gli schieramenti politici e ha a che vedere con Israele. In Europa dopo il genocidio degli ebrei operato da Hitler e Mussolini, nessun politico oserebbe dire apertamente di odiare gli ebrei. Meglio mascherarsi da antisionisti, definirsi critici dello Stato ebraico, come se le due cose fossero separate diverse. E' questa la tesi assurda di Buruma, che scrive : " Tutti coloro che criticano la politica israeliana — che siano di sinistra o di tendenze liberali— ci tengono a sottolineare che l’antisionismo non coincide affatto con l’antisemitismo. È ugualmente vero che essere amico di Israele non significa necessariamente essere amico degli ebrei.". Israele ha un legame indissolubile con gli ebrei, sia con quelli che ci vivono, sia con quelli della diaspora. E' nato come un rifugio, un luogo in cui tutti gli ebrei potessero andare e vivere in sicurezza se lo desiderano. Per questo motivo qualunque ebreo che lo voglia ha diritto alla cittadinanza israeliana.
Buruma scrive: " Subito dopo la nascita dello Stato ebraico, i primi amici europei di Israele furono spesso personalità di sinistra, che ammiravano la vita di comunità nei kibbutz e vedevano in Israele un grande esperimento socialista, condotto da vecchi ideologi di sinistra, come David Ben-Gurion. I sensi di colpa per l’Olocausto contribuivano a rafforzare queste posizioni. ". Certo, l'Europa nutre e nutrirà sempre, sensi di colpa nei confronti degli ebrei per la Shoah, ma questo non significa che la nascita di Israele sia stata semplificata dai Paesi europei per questo, nè che Israele sia stato ben visto all'inizio per questi sensi di colpa. Anzi. La Gran Bretagna, a parte la dichiarazione Balfour, fu da sempre ostile al progetto sionista. Buruma continua : " Le cose cominciarono a cambiare dopo la guerra del 1967, e ancor di più dopo la guerra del Kippur del 1973, quando apparve chiaro che Israele non avrebbe mai restituito ai palestinesi i territori conquistati. In seguito, quando Israele cominciò a costruire insediamenti nei territori occupati, l’ammirazione si trasformò in aperta ostilità.". Le ostilità contro Israele esistevano da prima della guerra del Kippur e sono continuate in seguito, grazie alla propaganda araba sui palestinesi, una propaganda che ha sempre attecchito sui media occidentali.
Israele ha smesso di rendere territori in cambio di pace quando s'è reso conto che quella strategia non portava a risultati concreti. In guerra si conquistano territori che vengono resi in cambio di altro. Israele chiedeva la pace, ma non l'ha ottenuta da paesi come Siria e Libano. Nonostante tutte le prove che dimostrano come non sia Israele a volere la guerra, nel 2005 Sharon cedette la Striscia di Gaza ai palestinesi perchè facesse parte del loro futuroStato. Che cosa ottenne? Razzi quotidiani contro i cittadini del Negev.
Buruma scrive, sbagliando clamorosamente analisi : " Per molti esponenti di destra, invece, proprio gli atti condannati dalla sinistra europea (e israeliana) si sono trasformati in motivo di ammirazione. Questi nuovi amici approvano l’uso indiscriminato della forza militare, il nazionalismo etnico e la costante oppressione dei palestinesi. ". Wilders, Strache ammirano Israele perchè lo riconoscono per ciò che è, l'unica democrazia del Medio Oriente. Per Buruma difendere i propri cittadini dagli attentati palestinesi con un barriera di sicurezza e i check-point significa opprimere ? in Israle ci sono libertà d'espressione, di stampa, di culto, libertà individuale e sessuale. Succede lo stesso nei Paesi limitrofi? Si può descrivere nello stesso modo la Cisgiordania amministrata dall'Anp ?
Buruma nega che Gaza e i lager nazisti siano paragonabli, unico punto corretto del suo pezzo, ma non bisoga illudersi, dato che continua così : " Altrettanto mendace è l’opinione, diffusa dai nuovi amici di estrema destra, che Israele sia in prima linea nella battaglia contro il fascismo. Tracciare analogie tra il fascismo e non solo il terrorismo islamico bensì l’Islam in genere e insinuare, come fanno i populisti di estrema destra, che l’Europa viva oggi sotto una minaccia simile al nazismo, è una deriva sbagliata e per di più pericolosa.". Il legame tra islam e fascismo c'è, e non solo a livello teorico-intellettuale. Il Gran Muftì di Gerusalemme aveva visto in Hitler un valido alleato per eliminare tutti gli ebrei anche dal Medio Oriente. E molto spesso, alle manifestazioni islamche in Europa vengono bruciate bandiere di Israele e vengono innalzati cartelli con scritto sopra "Dio benedica Hitler". Che cosa ne pensa, Buruma?
" Quanto più a lungo Israele, aizzato dei suoi falsi amici europei, continuerà a umiliare i palestinesi e a occupare le loro terre, tanto più a lungo l’odio e la violenza ostacoleranno la strada verso il compromesso, senza il quale non potrà esservi pace.". Forse Buruma è stato distratto negli ultimi mesi, dalla ripresa dei negoziati al loro naufragio per colpa dell'intransigenza di Abu Mazen. Perchè se fosse stato attento saprebbe che a opporsi ad ogni forma di compromesso non è Israele.
Buruma conclude con queste parole il suo pezzo: " Non appena l’opinione pubblica smetterà di credere che Israele difende l’Occidente contro il fascismo, Israele verrà accusato di essere la causa di tutta la violenza che travaglia il Medio Oriente. E in ogni parte del mondo, verranno incolpati gli ebrei. ". Perciò, secondo lui, l'opinione pubblica mondiale riconoscerà Israele e, di conseguenza, gli ebrei, colpevoli dei mali del Medio Oriente. Ma all'inizio dell'articolo aveva scritto a chiare lettere che Israele e gli ebrei sono due cose distinte, che chi è antisionista non è antisemita. Una teoria che è contraddetta dalle ultime righe del pezzo.
Con questo articolo Buruma ha dimostrato solo una cosa: la sua visione nebulosa e confusa di Israele e del Medio Oriente.
Ecco il pezzo:
Da qualche tempo Israele accoglie a braccia aperte alcuni personaggi piuttosto strani. Il populista olandese Geert Wilders è un assiduo frequentatore, sempre pronto ad annunciare a platee entusiaste che Israele è in prima linea nella lotta dell’Occidente contro l’Islam. A dicembre una delegazione di politici europei di estrema destra ha visitato gli insediamenti ebraici nei territori occupati della Cisgiordania, e la loro dichiarazione che queste zone sono anch’esse «terra di Israele» ha riscosso unanime compiacimento. Alcuni tra questi «amici di Israele» rappresentano partiti politici, la cui base popolare — per dirla con una certa diplomazia — non è tradizionalmente nota per i sentimenti di fratellanza verso gli ebrei. Heinz-Christian Strache, per esempio, è a capo del Partito della libertà, in Austria, che fece il suo esordio, sotto la guida del defunto Jörg Haider, cercando attivamente consensi presso gli ex nazisti. «Rafforziamo il nostro sangue viennese» è uno dei tanti slogan della campagna elettorale che incarnano l’ideologia di Strache. Il suo collega belga Filip Dewinter rappresenta un partito nazionalistico fiammingo che si macchiò di collaborazionismo sotto l’occupazione nazista. Certo, persino i politici di destra in Europa evitano accuratamente ogni riferimento antisemitico. Wilders, per esempio, si dichiara ostentatamente a favore degli ebrei. Tutti questi nuovi partiti di destra amano ribadire l’importanza dei cosiddetti «valori giudaico-cristiani» , da difendere contro l’avanzata dell’ «islamofascismo» . Tutti coloro che criticano la politica israeliana — che siano di sinistra o di tendenze liberali— ci tengono a sottolineare che l’antisionismo non coincide affatto con l’antisemitismo. È ugualmente vero che essere amico di Israele non significa necessariamente essere amico degli ebrei. Richard Nixon, per esempio, che diceva degli ebrei «non ci si può fidare di quei bastardi» , era al contempo un grande ammiratore di Israele. Gli ultimi duemila anni, anzi, hanno dimostrato che l’antisemitismo è perfettamente compatibile con il culto di un celeberrimo ebreo, chiamato Gesù di Nazareth. Negli Stati Uniti, tra i più tenaci difensori del sionismo intransigente troviamo i cristiani evangelici, i quali sono profondamente convinti che gli ebrei che respingono la conversione al cristianesimo dovranno aspettarsi prima o poi la tremenda punizione divina. Talvolta, gli amici sbagliati possono rivelarsi utili. Quando percorreva l’Europa, sul finire dell’ 800, per lanciare il suo progetto di fondazione di uno stato ebraico, Theodor Herzl non di rado venne contrastato e respinto dagli ebrei ricchi e potenti, che vedevano in lui un sobillatore. Il sostegno gli giunse invece dai protestanti devoti, i quali erano convinti che gli ebrei dovessero vivere nella loro Terra Santa, e non in Europa. Subito dopo la nascita dello Stato ebraico, i primi amici europei di Israele furono spesso personalità di sinistra, che ammiravano la vita di comunità nei kibbutz e vedevano in Israele un grande esperimento socialista, condotto da vecchi ideologi di sinistra, come David Ben-Gurion. I sensi di colpa per l’Olocausto contribuivano a rafforzare queste posizioni. Le cose cominciarono a cambiare dopo la guerra del 1967, e ancor di più dopo la guerra del Kippur del 1973, quando apparve chiaro che Israele non avrebbe mai restituito ai palestinesi i territori conquistati. In seguito, quando Israele cominciò a costruire insediamenti nei territori occupati, l’ammirazione si trasformò in aperta ostilità. Per molti esponenti di destra, invece, proprio gli atti condannati dalla sinistra europea (e israeliana) si sono trasformati in motivo di ammirazione. Questi nuovi amici approvano l’uso indiscriminato della forza militare, il nazionalismo etnico e la costante oppressione dei palestinesi. Impazienti di riportare in vita una forma più militante di nazionalismo nei loro Paesi di origine, politici come Strache, Wilders e DeWinter vedono in Israele una sorta di modello— benché un modello da tempo ripudiato in Europa proprio per i funesti richiami al nazifascismo. Per screditare Israele, la sinistra antisionista paragona gli interventi militari a Gaza e in Cisgiordania alle atrocità naziste. È un espediente penoso, che si prefigge unicamente lo scopo di arrecare offesa. Contrariamente a quanto affermato dallo scrittore e premio Nobel José Saramago, gli interventi militari dell’esercito israeliano a Gaza non sono in nessun modo paragonabili ad Auschwitz. Altrettanto mendace è l’opinione, diffusa dai nuovi amici di estrema destra, che Israele sia in prima linea nella battaglia contro il fascismo. Tracciare analogie tra il fascismo e non solo il terrorismo islamico bensì l’Islam in genere e insinuare, come fanno i populisti di estrema destra, che l’Europa viva oggi sotto una minaccia simile al nazismo, è una deriva sbagliata e per di più pericolosa. Perché se così fosse allora tutte le misure intraprese contro i musulmani, per quanto brutali, sarebbero giustificate e davvero Israele si ritroverebbe in prima linea a fronteggiare l’ «islamofascismo» , e a impedire così una nuova Auschwitz. Ciò corrisponde al punto di vista di molti politici di estrema destra in Israele che trovano facilmente imitatori tra le file della nuova estrema destra in Europa. Siamo davanti a una tendenza pericolosa per varie ragioni. Innanzitutto, essa rende quasi impossibile una composizione pacifica del conflitto israelo-palestinese. Quanto più a lungo Israele, aizzato dei suoi falsi amici europei, continuerà a umiliare i palestinesi e a occupare le loro terre, tanto più a lungo l’odio e la violenza ostacoleranno la strada verso il compromesso, senza il quale non potrà esservi pace. Esiste tuttavia un’altra possibile conseguenza. Le false analogie con il passato banalizzano la storia. Se gli israeliani, o i palestinesi, sono equiparati ai nazisti, l’orrore per quanto fecero i veri nazisti finirà stemperato e sminuito. Sfruttare la storia per giustificare le violenze in corso non potrà funzionare per sempre. Non appena l’opinione pubblica smetterà di credere che Israele difende l’Occidente contro il fascismo, Israele verrà accusato di essere la causa di tutta la violenza che travaglia il Medio Oriente. E in ogni parte del mondo, verranno incolpati gli ebrei. In breve, i falsi amici di Israele si rivelano amici ancor più nefasti per l’intero popolo ebraico.
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