Perché Israele non organizzerà i campionati mondiali di calcio del 2022
al-Hayat Al-Jadida, quotidiano di Ramallah
Cari amici, forse non ve ne siete accorti, ma qualche settimana fa la Fifa ha attribuito l'organizzazione dei campionati del mondo del 2022 al Qatar, terra com'è noto, di grandi talenti calcistici, purtroppo devastata da un'assenza cronaca di petrolio e di dollari, che giustifica la generosa decisione della federazione mondiale del calcio. Lo sport professionistico, infatti, è caratterizzato da straordinario altruismo, che lo fa privilegiare sempre le situazioni economicamente più deboli, che necessitano assistenza e svago per superare la loro triste povertà.
A parte questo slancio umanitario per soccorrere i poveri emiri in miseria, sapete perché la Fifa ha aggiudicato la coppa del mondo al Qatar e non a Israele? Perché Israele non l'aveva chiesto, risposta esatta. L'aveva chiesto la Gran Bretagna, che è stata ignominiosamente sconfitta tanto dalla Russia (2018) quanto dal Qatar. Ma c'è una ragione più profonda e sostanziale. Se non l'avete indovinata voi, vi suggerisco di imparare da un importante quotidiano arabo, il prestigioso Al-Hayat Al-Jadida di Ramallah, che ha anche il merito di essere l'organo ufficiale dell'Autorità Palestinese. Scrive l'autorevole quotidiano che la ragione è "la differenza fra uno stato come il Qatar che si batte per il progresso e lo sviluppo umano e uno (come Israele) che dissemina distruzioni, rovine e armi in tutto il mondo; fra un paese che agisce per costruire una generazione umana e uno agisce per uccidere nazioni, minacciarle e occupare la loro terra; fra uno stato che si sforza di diffondere la cultura dell'amore e della pace e uno che diffonde la cultura dell'odio e del razzismo."
Parole sante, della cui verità nessuno può dubitare. Ma c'è di più, qualcosa di ancora più profondo che giustifica la non attribuzione della coppa del mondo che Israele non aveva chiesto. Riferendosi all'incendio delle "montagne occupate del Carmelo palestinese" (che, badate bene, sono ben dentro i "confini del '67", proprio sopra la città di Haifa, dunque non in discussione nelle trattative di pace attuali, ma pur sempre territorio "palestinese occupato", perché ovviamente tutta Israele e non solo Giudea e Samaria sono "terra palestinese occupata"), Al-Hayat Al-Jadida rileva saggiamente che "Israele, la cui preparazione alla distruzione e alla guerra è pressoché quotidiana, non è capace di proteggere la natura, che appartiene a tutta l'umanità." E sapete perché? "Perché questo è il risultato naturale di una nazione il cui scopo è la distruzione e la rovina dell'umanità." (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/141420)
Ben detto. Chiaro, limpido, definitivo. Sentenza efficace, espressa con una sintesi che direi germanica. Ad Adolf Hitler non sarebbe dispiaciuta: "una nazione il cui scopo è la distruzione e la rovina dell'umanità" Topi, scarafaggi. Microbi, come ha nobilmente detto Ahmadinejad. Concordo pienamente, applaudo oceanicamente. Mi chiedo solo una cosa: perché l'Autorità Palestinese dice di voler fare la pace con quella che nei suoi giornali definisce "rovina dell'umanità"? Non sarebbe più adatta una guerra senza quartiere, insomma una "soluzione finale"? Qualcuno mi suggerisce che le trattative di pace sono una finta, una tattica, e lo scopo è sempre quello, una Palestina judenrein, dalle "montagne occupate del Carmelo palestinese" fino a "Al Qods occupata" sui cui non c'è mai stato nessun tempio ebraico e giù giù fino al Mar rosso occupato. Capisco e naturalmente approvo.
Ma perché loro, i "rovinatori dell'umanità", dovrebbero aver voglia di far la pace con voi che li considerate tali? Non ne hanno voglia davvero, mi suggerite, ma li costringeremo ad arrendersi, con l'aiuto di coloro che al loro interno "esprimono le nostre posizioni", come Haaretz (http://elderofziyon.blogspot.com/2010/12/palestinian-leader-praises-haaretz.html). Comprendo e ancora una volta, da bravo eurarabo, approvo. Ecco, finalmente la ragione vera per cui non ci saranno campionati mondiali di calcio in Israele nel 2022, secondo i palestinesi: perché sperano tanto, loro e i loro amici aurarabi, che nel 2022 Israele non ci sia più. Scommettiamo che saranno delusi?
Ugo Volli