Sul doppio standard nel valutare quanto accade in Medio Oriente, sul LIBERO di oggi, 31/12/2010, a pag.17, il commento di Luigi Santambrogio, dal titolo " Contrari alla pena di morte ma con qualche eccezione, i pacifisti dimenticano le esecuzioni in Palestina "
Ecco l'articolo:
Una domanda a tutti i pacifisti da guerra, ai garantisti da stadio, ai giustizieri a corrente (politica) alternata, eternamente divisi tra diritti sempre inviolabili e rovesci comunque accettabili. A voi, che avete il pandemonio facile appena vi toccano Caino (perché tanto con Abele non c’è più nulla da fare), dicono niente i guerriglieri islamici di Hamas? Chi sono? Massì che lo sapete: sono quelli che comandano a Gaza, una piccola striscia palestinese di appena 360 chilometri quadrati ma che sforna condanne a morte da far invidia a Cina e Iran, i più grandi produttori di sentenze capitali. Sono centinaia i destinati alla forca dai tribunali militari che fanno di Gaza un’immensa “gabbia a cielo aperto”, dove un milione e mezzo di palestinesi vivono rinchiusi da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia. Al confronto, Guantanamo è un college svizzero: nel braccio della morte del carcere di Ansar c’è un esercito di “dead man walking” accu - sati dei crimini più orrendi: dal traffico di droga all’assassinio politico. Ma il più frequente è il delitto di “col - laborare con il nemico Israele” o essere militanti di Al Fatah, la fazione avversa ad Hamas. Da Gaza non si scappa neanche sulle ali della fantasia. Perché se mai i detenuti riuscissero a saltare le grate coperte di lamiera, i cancelli, il filo spinato e le guardie armate in divisa blu, ci sarebbero sempre, insormontabili, i valichi chiusi e i confini bloccati che fanno della Striscia la più Grande Prigione del Medio Oriente. Ad Ansar ci sono 380 detenuti, tutti “definitivi”, privati anche della speranza dell’appello. Negli ultimi venti mesi Hamas ha ammazzato sommariamente una trentina di “spie” di Israele o esponenti di Al Fatah. Fucilazione per gli ex militari, impiccagione per gli altri, e una ghigliottina da restaurare nello scantinato. Tre sono stati impiccati nel maggio scorso, ora ce ne sono altri quattro destinati al cappio. L’accusa è sempre quella: “collaborazionisti al servizio dei sionisti”. Nei tribunali, i giudici sono nominati sul campo mentre i difensori né ammessi né previsti (lo dice il Rapporto 2010 di Amnesty International).Incredibile, no? Eppure, i rivoluzionari di Allah alimentano i patiboli nel più assordante silenzio dei movimenti pacifisti occidentali e della comunità internazionale. Anzi, quei terroristi che regolarmente si esercitano nel tiro dei razzi katiusha sui bambini asili israeliani di confine, trovano sempre zelanti coperture e giustificazioni politiche in Europa, compresi alcuni leader della sinistra italiana (Massimo D’Alema, tanto per fare un nome). Bisogna trattare con Hamas, dicono costoro: ma come si può pretendere di dialogare con un'organizzazione che festeggia senza vergogna la sua necrofilia? In poco più di vent’annoi, sono 1.349 gli israeliani uccisi dagli uomini di Hamas, 1.106 gli attentati compiuti, 10.981 i razzi lanciati contro gli insediamenti ebraici e 87 i kamikaze entrati in azione contro gli israeliani. Eppure, i fans di questi tagliagola di Allah sono tanti e alquanto potenti. Come la baronessa Catherine Ashton, rappresentante europea per la politica estera (una sorta di ministro degli Esteri della Ue) che non perde occasione per manifestare il suo amore per i guerriglieri islamici, nonostante la stessa Europa abbia incluso Hamas nelle black-list del terrorismo internazionale. Una baronessa con manie guerrigliere e stipendio da supercapitalista: 270.000 euro l’anno, il più alto in assoluto nella Ue (il doppio della Clinton, tanto per dare un’idea) e un ministero che costa ai contribuenti quasi 150 milioni di euro l’anno. Okkei: nessuno tocchi Caino, ma in cambio mandate a lavorare la baronessa Ashton.
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