Iran: cè chi considera Ahmadinejad troppo ... moderato, sono i Pasdaran, le guardie della rivoluzione islamica, pare che il nostro si sia preso da loro una sberla in faccia. Lo racconta Carlo Panella, oggi, 31/12/2010, a pag.17, su LIBERO con il titolo " La sberla che vorremmo dare ad Ahmadinejad ".
Ecco il pezzo:
non è purtroppo rintracciabile la foto del pasdaran
La notizia che qualcuno abbia dato un sonoro ceffone in faccia ad Ahmadinejad, non può cheriempirci di gioiaeunavolta tanto abbiamo accolto il report di Wikileaks che ne parla con piena soddisfazione. Ma purtroppo, quando alla gioia segue la riflessione, non si può che rattristarsi per il quadro dei rapporti di forza dentro il regime iraniano che questo episodio rivela. Ma andiamo con ordine: el Pais ha riportato ieri un cable dell'ambasciata americana a Baku (Azerbaigian), intercettato da Wikileaks in cui si dà conto di una “affidabile” fonte Usa che sostiene che durante un incontro del Consiglio per la Sicurezza iraniano, durante la rivolta dell’Onda Verde contro i brogli elettorali organizzati da Ahmadinejad per essere eletto, lo stesso Ahmadinejad ha detto: «La gente si sente soffocare, e per ristabilire la situazione potrebbe essere necessario concedere maggiori libertà personali e sociali, compresa più libertà per la stampa». A sentire queste parole, però, il comandante dei Pasdaran Ali Jafari si è infuriato e gli ha gridato: «Sbagli! Sei tu che hai creato questo putiferio! E ora dici di dare maggiore libertà alla stampa?». A questo punto, riferisce la fonte, Jafari ha colpito Ahmadinejad «con uno schiaffo in faccia, causando un principio di rissa e l'immediato stop all'incontro, tanto che per le due settimane successive il Consiglio non si riunì, e solo grazie alla mediazione dell’ayatollah Janati (consuocero di Ahmadinejad) si arrivò a superare la situazione di crisi». Dunque, una grave crisi politica che ha paralizzato per giorni il Consiglio per la Sicurezza iraniano, principale organo di gestione dell’ordine pubblico in un paese sconvolto dalla rivolta dei democratici. Ma una crisi politica - questo è il punto grave - da cui Ahmadinejad emerge per quello che è: il burattino, il pupazzo, al massimo lo speaker,del vero centro di potere dell’Iran, quei Pasdaran il cui comandante Jafari è ormai tanto potente da potersi permettere di prendere a ceffoni il presidente della Repubblica senza che nessuno possa fargli nulla. Ahmadinejad risalta da questo dispaccio tanto debole da pensare addirittura di fare alcune di quelle concessioni democratiche che i suoi avversari, Moussavi e Karrubi, chiedevano a gran voce. Ma non è lui, non è la sua cricca il centro del potere reale in Iran dove ormai tutti i centri decisionali sono controllati dai Pasdaran che mal sopportano le beghe dei “politici” e che rimproverano a Ahmadinejad la faciloneria con cui ha manipolato i risultati elettorali e che comunque su un punto non transigono: nessuno spazio, nessuna apertura amaggiori libertà personali e sociali e men che meno a più libertà di stampa. La militarizzazione del regime iraniano viene confermata nei suoi livelli parossistici da questo dispaccio. Una militarizzazione che passa per il controllo del tessuto produttivo del paese di cui i Pasdaran sono i maggiori, o gli unici azionisti (tutte le centrali telefoniche, molti aeroporti, le più grandi banche, tutte le industrie che producono missili, armi, e impianti nucleari), mentre i Grandi Ayatollah sono tutti emarginati (processo voluto dallo stesso Khomeini che arrestò sia Shariat- Madari che Montazeri) così come i centristi di Ali Larijani, che pure avevano tentato, invano, di condizionare i Pasdaran moderandoli, mentre il “clero combattente” è ormai un tutt’uno con i Pasdaran che sinora hanno usato di Ahmadinejad come rappresentante - prono - nelle istituzioni ma che sono pronti a disfarsene senza problemi. Anche a schiaffoni
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