Quel che conta è combattere contro l'Occidente
Luis Ignacio Lula
Mentre vi scrivo è ancora una previsione, ma quando voi leggerete questa cartolina, sarà probabilmente già un fatto pubblico. Il presidente brasiliano Lula ha deciso che il suo atto politicamente significativo sarà la liberazione di Cesare Battisti, terrorista pluriomicida. Per chi non lo ricordasse, In Italia l'ex leader dei Pac (Proletari armati per il Comunismo) era stato condannato a due ergastoli per quattro omicidi: in due di essi, quello del maresciallo Antonio Santoro, avvenuto a Udine il 6 giugno del '78, e quello dell'agente Andrea Campagna, avvenuto a Milano il 19 aprile del 1979, il terrorista sparò materialmente. Nell'uccisione del macellaio Lino Sabbadin, avvenuta a Mestre il 16 febbraio del '79, invece, Battisti fece da copertura armata al killer Diego Giacomini e, nel caso dell'uccisione del gioielliere Pierluigi Torregiani, avvenuta a Milano il 16 febbraio del '79, venne condannato come co-ideatore e co-organizzatore. Delitti comuni, a scopo di rapina, pardon autofinanziamento, senza rivendicazione politica diretta. Oltre che dalla giustizia italiana, Battisti era stato ritenuto abbastanza responsabile da meritare l'estradizione anche da quella francese (si era rifugiato a Parigi per sfuggire alla pena) e anche da quella brasiliana, inclusa la Corte suprema, contro il parere politico del ministro della giustizia, che difendeva il compagno. Ma l'ultima parola nel felice paese della samba spetta al presidente della repubblica, che ha atteso fino all'ultimo per compiere un gesto certamente molto grave, che potrebbe provocare una crisi diplomatica con l'Europa: non una questione di prudenza, ma il punto fermo su una presidenza nemica dell'Occidente e dello stato di diritto. D'altro canto non fa sorpresa, dato che "le sue politiche erano considerate di estrema sinistra" come dice una benevola voce di Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Luiz_In%C3%A1cio_Lula_da_Silva) e naturalmente cane non morde cane, proletario (divenuto presidente) non arresta proletario (divenuto assassino). Sembra che Lula non abbia fatto il terrorista di prima persona (trovò più comodo "viaggiare negli Stati Uniti" durante la dittatura militare), ma il successore donna che si è scelto, Dilma Rousseff, in quello stesso periodo fece "una guerrigliera della Vanguarda Armada Revolucionária Palmares" (http://www.ilpost.it/2010/11/01/dilma-rousseff-presidente-brasile/). Insomma, il clima è quello, se uno va in giro ad ammazzare poliziotti, macellai e gioiellieri, agli attuali governanti del Brasile non dispiace per questo. Anzi, lo capiscono, poverello. Semmai, temono che venendo estradato in Italia a scontare la sua pena "rischi la vita" (http://www.corriere.it/esteri/10_dicembre_29/battisti-lula-estradizione_aab8dadc-1331-11e0-8894-00144f02aabc.shtml). Tanta è la fiducia che l'antica e solida democrazia brasiliana ripone nella nostra giustizia.
Vi chiedete perché vi racconto queste cose? Mah, il terrorismo è un argomento interessante per chi si occupa di Medio Oriente. Ed è interessante che Lula, icona della sinistra democratica terzomondista, dei sindacati, del PD, appena messo alla prova, protegga a ogni costo i terroristi assassini, non diversamente dal suo amico Chavez. Ma c'è una ragione in più ed è il penultimo atto politico internazionalmente rilevante compiuto da Lula, il riconoscimento della "Palestina" nei confini del '67 (http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/MO-tensioni-Brasile-Israele-per-riconoscimento-Palestina-da-Lula_311360390477.html). Una scelta che non ha conseguenze pratiche, naturalmente, ma un forte valore simbolico. Tanto che il presidente dell'Autorità Palestinese Abbas ha deciso di correre a Brasilia per godersi il suo nuovo ruolo di capo di stato partecipando all'inaugurazione della presidenza Rousseff.
Vogliamo aggiungere il terzultimo di questi atti? L'accordo fra Brasile e Turchia per "mediare" fra Iran e Nazioni Unite sulla fabbricazione del combustibile per le bombe atomiche. Lula si è mosso d'accordo con Erdogan per cercare di aiutare l'Iran a sfuggire alle sanzioni volute dall'Occidente per impedirgli il riarmo atomico (http://www.loccidentale.it/articolo/l%27iran+vuole+aiutare+gaza+ma+intanto+dispiega+le+sue+forze+nel+golfo.0092541), e anche se ha fallito l'obiettivo per il rifiuto americano (http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/nucleare-iran-clinton-critica-mediazione-brasile-turchia-396264/?comments=true) ha marcato una tendenza.
C'è un legame fra questi fatti? Certo che c'è. Non solo perché ex terroristi sono sia Battisti che Abbas, ma anche perché si vede nitidamente, in questa serie di atti politici, l'alleanza fra terzomondismo, socialcomunismo magari in salsa cattolica di base e islamismo. Quando ci chiediamo perché la Fiom, con tutti i guai che ha qui in Italia, cerca di spingere il governo a boicottare Israele, o perché i cattolici buoni alla Pax Christi si alleino con gli ultrasinistri e gli islamisti per difendere il regime terrorista di Gaza, le risposte sono tante. Quella che ci interessa oggi è che risentono di un clima politico in cui le potenze emergenti come il Brasile cercano di farsi strada cavalcando in ogni modo l'odio per l'Occidente, senza guardare troppo per il sottile se si ritrovano con antisemiti, torturatori, lapidatori di donne adultere, boia di omosessuali, assassini di poliziotti e negozianti. Quel che conta è la volontà di rovesciare l'egemonia occidentale e non c'è miglior prova che l'odio per Israele (dopo le pallottole usate per ammazzare i poliziotti, naturalmente)
Ugo Volli