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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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L'antisemitismo di Abu Mazen che vuole uno stato judenrein non fa notizia 27/12/2010
"Quando lo stato palestinese sarà fondato, non vi sarà posto nemmeno per un solo israeliano", l'ha dichiarato la sera di Natale Abu Mazen, il presidente "moderato" dell'Autorità nazionale palestinese, colui che dovrebbe condurre in porto il progetto del nuovo stato.
Ebbene, questa notizia, diffusa su tutti i giornali israeliani il 25 mattina è stata ritenuta irrilevante, peggio ancora, neppure degna di una breve, da tutti i quotidiani italiani.
Pubblichiamo il commento di Angelo Pezzana dal titolo " L'antisemitismo di Abu Mazen che vuole uno stato judenrein non fa notizia ".
 

Abu Mazen

Ha atteso la vigilia di Natale per ribadire quanto aveva già affermato in precedenti dichiarazioni, regolarmente ignorate dalla stampa internazionale, nelle quali il concetto era fin da allora chiarissimo: nello Stato palestinese non ci sarà posto nemmeno per un solo israeliano. Mahmoud Abbas, alias Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, l’ha ripetuto a Ramallah in termini ancora una volta tali da non lasciare spazio ad alcuna interpretazione. Non male per chi si propone di creare uno stato, specialista nel citare pace e giustizia quali caposaldi della propria battaglia politica. Sappiamo bene che ad Abu Mazen tutto è permesso, gli si crede quando accusa Netanyahu di boicottare la ripresa dei colloqui di pace quando è stato lui stesso ad averli elusi durante i dieci mesi nei quali il congelamento delle costruzioni nei territori li avrebbero resi possibili. Un atteggiamento che gli organismi internazionali si sono guardati bene del rimproverargli. Anche il riconoscimento dello stato palestinese, ottenuto da Bolivia, Uruguay,Brasile, Equador e Argentina, entro quelli che vengono chiamati i “confini del 1967”, non ha suscitato alcun rilievo, malgrado il fatto che quei confini siano inesistenti, trattandosi di un armistizio, detto anche ‘linea verde’, per cui non ha senso nemmeno l’uso della parola confini. Che si sarebbero dovuti concordare in quei famosi colloqui bilaterali, se Abu Mazen non avesse frapposto una tale quantità di pre-condizioni, tali da impedirne persino l’inizio. Il si dei paesi sudamericani al riconoscimento di uno Stato palestinese, ai quali si aggiungeranno sicuramente quelli islamici, ha imbaldanzito il nostro, al punto da spingerlo ad affermare che si aspetta il sì dell’Unione Europea, Russia, Giappone, Canada e Stati Uniti, anche se non si capisce bene in base a quale ragionamento. Ignorando con disinvoltura la frattura con Hamas, venerdì sera, incontrando a Betlemme dei cittadini arabo-cristiani di Gaza, che avevano ottenuto da Israele il permesso di entrata per celebrare il Natale, Abu Mazen si è poi detto sicuro che anche Gaza farà parte del futuro stato palestinese, senza entrare in merito a chi prevarrà tra le due fazioni. Di fronte ad un futuro così incerto per la sicurezza della regione è augurabile che la dichiarazione di Abu Mazn  “ l’intero mondo è oggi dalla nostra parte’ appaia per quello che vale, e cioè aria fritta. Così almeno suggerisce la ragione, ma in un mondo nel quale l’Assemblea dell’Onu ha votato a maggioranza per ripetere per la terza volta quel festival del razzismo internazionale che va sotto l’etichetta di “Durban tre”, tutto è possibile, persino che si approvi la nascita di uno stato che non prevede la presenza di un israeliano sul suo territorio.


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