Su LIBERO di oggi, 24/12/2010, con il titolo " Obama affossa gli armeni. La Turchia ringrazia", l'articolo di Glauco Maggi racconta come ancora una volta la realpolitik abbia prevalso sulla giustizia.
Ecco il pezzo:
una immagine del genocidio degli armeni
L’ultima azione del 2010 di Obama in Congresso è stato evitare un voto, un “non atto” di rilevante peso diplomatico verso un alleato sempre più difficile e lontano, la Turchia. Il presidente, con l’appoggio del segretario di Stato Hillary Clinton, è intervenuto efficacemente dietro le quinte per impedire a Nancy Pelosi, speaker uscente della Camera, di portare in extremis alla conta dell’assemblea plenaria la risoluzione di condanna della Turchia per il genocidio armeno. Ankara ha fatto la voce grossa: sia il premier Recep Tayyip Erdogan sia il presidente Abdullah Gul hanno inviatounmessaggio nei giorni scorsi a Obama chiedendogliun impegnoperevitare che la risoluzione arrivasse al voto- E Washington ha abbozzato. Quando la dichiarazione di censura, la HR252, era passata con un voto di maggioranza nel marzo 2009 nella Commissione Affari Esteri controllata dai Democratici, la comunità armena americana, particolarmente forte in California dove c’è il distretto della Pelosi, aveva cominciato a sperare che entro questa legislatura si sarebbe potuti arrivare al voto di condanna in aula. Ad appoggiare la HR252 è uno schieramento bipartisan. I firmatari sono i deputati californiani Adam Schiff, Democratico e George Radanovich, Repubblicano, con i due copresidenti del Gruppo Congressuale Armeno Frank Pallone, Democratico del New Jersey e Mark Kirk, Repubblicano dell’Illinois: dopo il voto della Commissione il numero dei parlamentari che si sono dichiarati favorevoli è salito a 140, ma non c’è mai stato il voto generale.Nell’ultimo mese le richieste degli sponsor della HR252 allaPelosiperché mettesseincalendario la votazione di condanna prima dell’entrata in funzione delnuovo Congresso a gennaio si sono scontrate frontalmente con l’opposi - zione di Obama, sul quale la Turchia ha da tempo esercitato una forte pressione a non procedere. Quando la Commissione Esteri approvò la risoluzione Ankara richiamò in patria per un mese il proprio ambasciatore. Ora la HR252 sembra di fatto morta perché il prossimo Speaker, il Repubblicano John Boehner, è contrario al voto. Obama ha il problema di cercare di ricucire il rapportoconErdogan, che si è via via deteriorato negli ultimi anni: da una parte per le riserve degli europei sull’ingresso di Ankara nella UE, dall’altra per l’obiettiva islamizzazione recente del regime turco, un tempo solidamente laico. Di recente, lostrappo di Erdogan con gli Usa è stato clamoroso in due casi. Il primo è stato il voto in Consiglio di Sicurezza dell’Onu della Turchia, a fianco del Brasile, in difesa dell’Iran sulla questione dell’ar - ricchimento dell’uranio e contro le sanzioni votate dagli Usa. Il rapporto di cooperazione di Ahmadinejad con Erdogan, da allora, si è intensificato. Il secondo è stato l’incidente sanguinoso dei “paci - fisti umanitari” turchi che volevano forzare il blocco israelianoamericano e portare “aiuti” ad Hamas a Gaza. La reazione turca è stata quella sperata da Obama. «Siamo soddisfatti che uno sviluppo che avrebbe messo in crisi le relazioni turcoarmene e quelle turco-americane non sia arrivato al Congresso. Il buon senso ha prevalso», ha detto il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, commentando la mancata presentazione alla Camera della risoluzione sul genocidio armeno, mai ammesso dalla Turchia in quanto piano di sterminio su base etnica. «Abbiamo seguito gli ultimi sviluppi da vicino», ha proseguito Davutoglu. «Ringraziamo l’amministrazione Usa, Barack Obama, Hillary Clinton e i loro collaboratori».
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