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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
22.12.2010 In Iraq nasce il governo di unità nazionale
La cronaca di Roberto Bongiorni

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 22 dicembre 2010
Pagina: 11
Autore: Roberto Bongiorni
Titolo: «In Iraq nasce il governo di unità nazionale»

C'è un governo a Baghdad. La cronaca di Roberto Bongiorni, sul SOLE24ORE di oggi, a pag.11, con il titolo " In Iraq nasce il governo di unità nazionale".

Dopo nove mesi di pericoloso vuoto istituzionale un governo, finalmente, c'è. Il Parlamento di Baghdad ha approvato ieri la lista dei ministri presentati dal premier sciita Nouri al-Maliki, esprimendo anche il consenso su un articolato programma in 43 punti i cui punti cardine sono liberalizzare l'economia e la guerra al terrorismo.

È una buona notizia. Ma si tratta solo di un punto di partenza. Il nuovo Iraq deve ancora arrivare. E la strada per trasformare un paese ricchissimo di petrolio - possiede le seconde riserve mondiali - ma martoriato da sette anni di guerra, con infrastrutture fartiscenti e un'economia al collasso, è tutta in salita. Anche perché le divisioni interconfessionali, pur meno aspre rispetto agli anni bui (2005-2007), sono tutt'altro che sopite.

Il governo di al-Maliki (45 posizioni incluso il premier), già primo ministro nel precedente esecutivo (2005-2010), nasce comunque nel segno della continuità con il passato. Sarà un governo di unità nazionale. Una scelta necessaria che tuttavia renderà il processo decisionale molto più lento e farraginoso. Unità nazionale qui ha un significato chiaro: saranno presenti i vari gruppi interconfessionali ed etnici. Ci saranno quindi esponenti radicali e religiosi che ancora vedono i soldati americani come il fumo negli occhi, come i sadristi, insieme a politici che sperano in un rafforzamento con Washington. Vi saranno sunniti, sciiti e qualche cristiano. Curdi accanto ad arabi. D'altronde, dopo il voto dello scorso 7 marzo nessuna delle coalizioni era riuscita ad aggiudicarsi la maggioranza assoluta. Lo sciita Iyad Allawi, la cui coalizione laica e trasversale aveva ottenuto il maggior numero di seggi, e a cui sono stati assegnati 12 poltrone, ha dovuto rinunciare alle sue ambizioni offrendo «piena collaborazione» ad al-Maliki.

Mettere d'accordo un esecutivo così eterogeneo non sarà facile. Lo confermano le 13 poltrone sui cui non si è espresso ieri il Parlamento. Saranno ricoperte ad interim, come tre di importanza fondamentale, tra cui la Difesa e la Sicurezza nazionale ed Interni (nelle mani del premier). Il motivo: troppi i contrasti. Al-Maliki dovrà lottare contro il tempo per trovare le persone giuste. Perché tra un anno si troverà a gestire una fase delicatissima: colmare il vuoto che seguirà al ritiro completo dell'esercito Usa, previsto entro il 2011.

«Non dico che questo Governo, con tutte le coalizioni che lo compongono soddisferà le aspirazioni dei cittadini, né le mie ambizioni o quelle di qualsiasi altro. Questo perché è stato creato in circostanze straordinarie», ha detto al-Maliki. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha espresso soddisfazione, definendo il governo un «grande passo avanti verso l'unità nazionale. Un governo di alleanze inclusive è una netta risposta ai tentativi degli estremisti di fomentare le divisioni settarie».

Entrando nel dettaglio sono tre i vicepremier nominati: il curdo Nouri Shawees, il sunnita Saleh Mutlaq e lo sciita Hussein al-Shahristani, già ministro del Petrolio e ora titolare della delega strategica alle questioni energetiche. Lavorerà insieme al nuovo ministro del petrolio, l'ingegnere Abdul Kareem al-Luaibi (sciita), già suo vice. Un uomo pragmatico, che subito ha indicato le priorità: realizzare le infrastrutture petrolifere. Un passo indispensabile per avvicinarsi all'obiettivo di alzare la produzione dagli attuali 2,5 a 5-6 milioni di barili al giorno nei prossimi 5-7 anni. Entrambi dovranno poi cercare di far approvare la nuova legge sugli idrocarburi, ferma da anni, ma fondamentale per un governo il cui l'export di greggio copre il 95% del budget federale. Luaibi dovrà poi cercare di risolvere il contenzioso con i curdi, che premono perché il governo di Baghdad riconosca i contratti petroliferi che hanno siglato con compagnie straniere in Kurdistan.

Tra gli altri ministri di peso, agli Esteri è stato confermato il curdo Hosyar Zebari mentre alle Finanze è andato il sunnita Rafie al-Esawi. Anche se sono circa un quarto dei 325 parlamentari, finora nel nuovo esecutivo figura sola una donna. Il precedente governo ne aveva quattro.

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