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Il Manifesto Rassegna Stampa
19.12.2010 Un Iran pacifico pronto al dialogo
Così lo vede Marina Forti sul quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 19 dicembre 2010
Pagina: 8
Autore: Marina Forti
Titolo: «Interazione positiva: Teheran lancia segnali all'Europa»

"Si insedia il nuovo Ministro degli Esteriu, Alì Akbar Salehi, un fisico teorico che sa dialogare ", questo l'occhiello al pezzo di Marina Forti, sul MANIFESTO di oggi, 19/12/2010, a pag. 8, con il titolo " Interazione positiva: Teheran lancia segnali all'Europa ".
Forse non era nemmeno il caso di citare la testata, tanto era ovvia la provenienza. Il quotidiano comunista è infatti il portavoce ufficiale della tesi Iran=stato pacifico. Una perla, il finale dell'articolo-sinfonia: " 
Resta da vedere se la nomina sarà confermata: entro tre mesi dovrà ottenere la fiducia del parlamento",  un dubbio che può venire solo a Marina Forti, dato che il parlamento in una dittatura di fatto conta quanto il due di picche.
Ecco il pezzo:

 "

Il Manifesto-Marina Forti: " Interazione positiva: Teheran lancia segnali all'Europa "

Un ramoscello d’olivo? Il nuovo ministro degli esteri iraniano (per ilmomento solo ad interim), Ali Akbar Salehi, ha tenuto toni molto concilianti nel discorso di insediamento pronunciato ieri a Tehran: in cui ha auspicato una «interazione positiva» con l’Unione europea, che pure lo scorso giugno ha imposto sanzioni unilaterali all’Iran,ma che vuole «cercare relazioni ragionevoli con l’Iran su diverse questioni stra cui l’energia». Ha parlato di cooperazione con l’Arabia saudita, di amicizia con Russia e Cina - e non ha citato gli Usa né Israele. Salehi, attuale direttore dell’Agenzia iraniana per l’energia atomica, è stato designato dal presidente Mahmoud Ahmadi Nejad per sostituire il ministro Manoucher Mottaki, bruscamente rimosso dall’incarico lunedì scorso. La sostituzione ha suscitato attenzione per ciò che rivela della lotta politica in corso ai vertici dello stato iraniano: il controllo sulla conduzione della politica estera è stato nell’ultimo anno un terreno di scontro tra il presidente Ahmadi Nejad e la Guida suprema. Tutto questo però riguarda la scena interna iraniana. Per gli osservatori esterni è importante capire se e quale novità porta l’avvicendamento nella politica estera di Tehran. E Salehi, che ha una notevole competenza sul programma nucleare iraniano, potrebbe rivelarsi una figura chiave per un futuro dialogo. Nato nel 1949, laureato all’Università americana di Beirut, Ali Akbar Salehi ha ottenuto un Phd al Massachussetts Institute of Technology nel ’77. E’ un fisico teorico (professore alla Sharif University of Tecnology di Tehran,membro dell’Accademia delle Scienze iraniana e dell’Istituto internazionale di fisica teorica di Trieste). Nel 1997 l’allora presidente Mohammad Khatami lo ha nominato rappresentante permanente dell’Iran presso l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) a Vienna, dove è rimasto fino al 2005; è lui che ha firmato per l’Iran il Protocollo aggiuntivo di sicurezza nucleare. Nel luglio 2009 il presidente Ahmadi Nejad lo ha nominato capo dell’Agenzia per l’energia atomica (e uno dei suoi numerosi vicepresidenti). In questa veste ha partecipato agli ultimi round di colloqui sul dossier nucleare, ad esempio quando Brasile e Turchia hanno negoziato con l’Iran uno scambio di combustibile atomico, in maggio a Tehran (accordo poi respinto da Washington). Il ministro degli esteri brasiliano Celso Amorim ha poi detto, al giornale online Politico (statunitense), che in quell’occasione c’erano anche ilministro Mottaki e il capo del Consiglio di sicurezza nazionale Saeed Jalili, ma «era chiaro che l’ultima parola l’aveva Salehi». I diplomatici occidentali che hanno avuto occasione di conoscere Salehi lo descrivono come una persona intelligente, di ampie vedute, propenso al dialogo: e vedono nella sua nomina un segno positivo in una prospettiva di distensione. Resta da vedere se la nomina sarà confermata: entro tre mesi dovrà ottenere la fiducia del parlamento. Resta anche da vedere chi in Iran controllerà le decisioni chiave della politica estera.

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