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La Repubblica Rassegna Stampa
18.12.2010 Abu Omar, un predicatore, non un terrorista
La tesi del quotidiano di Largo Fiochetti

Testata: La Repubblica
Data: 18 dicembre 2010
Pagina: 21
Autore: Andrea Tarquini
Titolo: «Così Berlusconi frenò l'inchiesta su Abu Omar»

Continua la doppia valutazione sui documenti rivelati da Wikileaks, da un lato un indubbio colpo alla diplomazia americana, avendone rivelato l'inesistente apparato di sicurezza, ma dall'altro assistiamo ai retroscena che rivelano più di molte analisi sui rapporti fra Italia e Stati Uniti.
Il caso Abu Omar è significativo.
La sua cattura a Milano, e il suo trasferimento in Egitto, dove fu sottoposto ad interrogatori tali da spingerlo a rivelare informazioni vitali per impedire nuovi atti di terrorismo,  avvenne grazie alla cooperazione tra i servizi italiani e la CIA. Questo fatto venne condannato da chi, partiti politici e stampa di sinistra, era più interessato a dare addosso al governo italiano e a quello americano (Berlusconi e Bush) che a combattere il fondamentalismo islamico.
Abu Omar veniva definito il " predicatore islamico radicale", una etichetta riduttiva che ritorna ancora oggi (si veda il pezzo di REPUBBLICA di oggi), mentre il sacrosanto prelievo del terrorista è da attribuirsi alle "trame del governo italiano a causa delle pressioni americane" (sempre REPUBBLICA).
Riprendiamo il pezzo di Andrea Tarquini, a pag. 21, dal titolo " Così Berlusconi frenò l'inchiesta su Abu Omar ", uscito oggi 18/12/2010.
Un pezzo analogo, se possibile persino più moderato, esce sull'UNITA' a firma di Umberto De Giovannangeli,  il che aiuta a capire quanto l'estremismo di REPUBBLICA sia spesso ancora più estremo della stampa di partito della sinistra ufficiale.
Ecco l'articolo:


Cia, Berlusconi con Arik Sharon, Bush

dal nostro corrispondente
BERLINO - «Farò tutto il possibile per risolvere la situazione. La giustizia italiana certo è dominata dalle sinistre, specie nelle Procure ho molti nemici». Così, secondo cablogrammi segreti dell´ambasciata americana a Roma, caduti in mano a WikiLeaks, Silvio Berlusconi assicurò al Segretario alla Difesa Usa Robert Gates la piena disponibilità a venire incontro alle richieste e le crescenti pressioni americane sul caso di Abu Omar, il predicatore islamico radicale rapito come si ricorda il 17 febbraio 2003 a Milano, trasportato con un volo segreto in Egitto e là brutalmente torturato dal servizio segreto locale alla presenza di agenti americani. Dai cablogrammi, di cui Spiegel online riferisce ampiamente, emerge l´immagine di un governo italiano devoto, succube ai margini della complicità attiva con il grande alleato, pronto a tutto per soddisfarlo.
I diversi cablogrammi, classificati come secret/Noforn, cioè segreti e destinati a non essere letti da non americani, raccontano la lunga storia delle crescenti pressioni americane sui governi italiani, per convincerli con ogni mezzo a intralciare l´indagine della magistratura italiana sugli agenti della Cia e su un ufficiale dell´Air Force, Joseph Romano, ex comandante della base di Aviano. Non solo l´ambasciatore incontra ripetutamente i governanti: si muove di persona lo stesso Gates. Già dal maggio 2006 arrivò da parte americana la minaccia di un gelo duraturo nei rapporti bilaterali, se l´Italia fosse arrivata a spiccare mandati di cattura internazionali contro gli agenti americani e l´ufficiale dell´aviazione.
Un protocollo segreto, datato 24 maggio 2006, riferisce delle minacce profferite dall´ambasciatore americano a Gianni Letta. «Nulla arrecherebbe danni più rapidi, drastici e duraturi ai rapporti bilaterali di una decisione delle autorità italiane di spiccare mandati di cattura», disse il diplomatico secondo il cablogramma. La reazione fu pronta: Letta propose un contatto diretto tra l´allora ministro della Giustizia americano e quello italiano, neonominato, Clemente Mastella.
I cablogrammi successivi indicano la soddisfazione Usa per il successo delle pressioni. Il governo italiano appare «fermamente deciso a mantenere in piedi la stretta cooperazione nella lotta al terrorismo», scrivono i documenti segreti elogiando la decisione italiana di dichiarare segreto di Stato diverse prove sul rapimento di Abu Omar. Cambiano i governi, nei due Paesi, ma le pressioni americane continuano. In febbraio Gates arriva a Palazzo Chigi. Chiede a Berlusconi di garantire all´ufficiale dell´Air Force Joseph Romano l´immunità davanti alla giustizia italiana. È qui che il presidente del Consiglio assicura di fare tutto il possibile. E poi, secondo il rapporto diplomatico segreto, si scatena contro la magistratura «dominata dalle sinistre». L´indomani Gates incontra il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Lo ringrazia per aver fatto inviare, con l´aiuto di Alfano, messaggi a tutte le autorità italiane coinvolte, sostenendo la posizione americana, secondo cui Romano avrebbe dovuto rispondere alla giustizia Usa, non a quella italiana. La Russa risponde consigliando a Gates che l´America mostri più presenza durante il processo d´appello e non lasci il governo italiano solo ad affrontare la situazione. «Ovunque notizie simili scatenerebbero un grave scandalo politico, vediamo cosa accadrà nell´Italia dove Berlusconi ha già più volte fatto ricorso a leggi ad personam», commenta Spiegel online

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