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La Stampa Rassegna Stampa
17.12.2010 Obama ottimista sulla prossima sconfitta di al Qaeda. Tutti d'accordo?
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 17 dicembre 2010
Pagina: 19
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Obama: Al Qaeda è alle corde»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 17/12/2010, a pag. 19, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Obama: Al Qaeda è alle corde".


Barack Obama                                 Maurizio Molinari

Al Qaeda non è mai stata così debole in Pakistan e in Afghanistan lo slancio dei taleban è stato fermato, anche se si tratta di progressi «fragili e reversibili» che non consentono di abbassare la guardia: trapela un cauto ottimismo dalla relazione annuale della Casa Bianca sulle operazioni militari in corso ed è Barack

Obama a presentarla alla nazione confermando che tale scenario consente di iniziare a ritirare le truppe a partire dall’estate. Ma le valutazioni dell’Intelligence sono assai più preoccupate e lasciano trapelare una chiara spaccatura nell’Amministrazione.

Alla base dell’ottimismo di Obama ci sono le tre valutazioni contenute nelle cinque pagine dattiloscritte del Rapporto di esame sulla strategia in Afghanistan e Pakistan e convergono nell’indicare i progressi in atto: Al Qaeda non è mai stata così debole, in Afghanistan sono mature le condizioni per dare inizio alla transizione della gestione della sicurezza e il Pakistan sta collaborando un po’ di più. L’accento sui «progressi» nasce dalla valutazione della lotta contro Al Qaeda, frutto dell’aumento della pressione militare sulle aree tribali in Pakistan «che li ha indeboliti come mai lo sono stati da nove anni a questa parte». «Molti leader sono stati uccisi mentre per quelli che sono ancora vivi è difficile reclutare, spostarsi, addestrarsi e complottare, perché li bracchiamo senza sosta», spiega Obama, precisando comunque che «servirà ancora tempo per la loro definitiva sconfitta».

Se il focus del presidente è sull’indebolimento di Al Qaeda è perché «il motivo per cui siamo in Afghanistan è impedire che tornino ad attaccare l’America come hanno fatto l’11 settembre e come continuano a progettare di fare», visto che «non siamo in Afghanistan per difenderlo da ogni tipo di minaccia, perché questo spetta alle loro forze, e non siamo lì per costruire una nazione perché è un compito dei loro cittadini«. Anche in Afghanistan si registrano progressi militari: «Grazie ai rinforzi il momento positivo per i taleban è stato interrotto».

Obama attribuisce il merito dei progressi avvenuti nell’ultimo anno alle decisioni prese: l’invio di 30 mila militari in più, le pressioni su Kabul per accelerare la ricostruzione, la più intensa cooperazione militare con Islamabad e il rafforzamento della coalizione internazionale «grazie al maggiore impegno di Paesi musulmani» assieme al ritiro «delle truppe combattenti dall’Iraq».

Le valutazioni della Casa Bianca stridono però con le opinioni dell’Intelligence, che sui maggiori quotidiani nazionali fa trapelare rapporti di ben altro tenore: il Pakistan «continua a impedire» la resa dei conti con Al Qaeda nelle aree tribali e il governo di Kabul è in preda alla corruzione. «Sepolte nelle pagine della Casa Bianca ci sono due verità scomode - riassume Vanda Felbab-Brown, analista militare della Brookings Institution - la permanenza di santuari terroristi in Pakistan e le carenze di Karzai, che non a caso non è mai nominato».

Un ulteriore sintomo dei malumori dell’Intelligence è affiorato con l’allarme diffuso proprio ieri sul rischio di attacchi di Al Qaeda contro Usa ed Europa durante le feste di fine anno, quasi ad attestare che l’indebolimento di cui parla la Casa Bianca non è in realtà molto consistente.

A conferma delle divisioni presenti nell’Amministrazione, il capo del Pentagono Robert Gates non si è sbilanciato su quante truppe potranno essere ritirate a partire da luglio mentre il Segretario di Stato Hillary Clinton ha difeso le conclusioni della Casa Bianca parlando di «documento molto realistico».

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