Prossimamente: la Giordania fra le braccia dell'Iran
di Mordechai Kedar
(traduzione dall'ebraico di Giovanni Quer)
Mordechai Kedar
Questa settimana il presidente dell'Iran, Mahmud Ahmadinejad, ha ufficialmente invitato Abdallah II re di Giordania ad una visita a Teheran. L'invito è stato personalmente consegnato dal capo dell' ufficio di gabinetto del presidente dell'Iran, Rahim Mashai, contenente anche, come comunicato dalla casa reale giordana, un invito a migliorare le relazioni tra i due Paesi fratelli e riferimenti a questioni internazionali e regionali.
Mashai ha puntualizzato l'intenzione del Presidente dell'Iran di sviluppare le relazioni Iran-Giordania in ogni settore a beneficio dei due popoli fratelli. Il re giordano ha annunciato che è molto importante fare passi reali per migliorare le relazioni tra Giordania e Iran, per poter far avanzare gli interessi comuni alla Umma Islamica, la comunità musulmana considerata nella sua interezza, quali la stabilizzazione e la sicurezza dell'area mediorientale. Il re giordano ha espresso la sua intenzione di accettare l'invito e di organizzare un summit ad Amman o a Teheran.
Questo è quanto espresso dall'agenzia di stampa iraniana "Al-Alem", ma certamente le questioni sono più complicate. Per una spiegazione esaustiva di ciò che succede tra Iran e Giordania, bisogna ricordare che in diplomazia internazionale un invito ufficiale diretto al presidente di uno stato viene pubblicizzato solo dopo un vaglio delle intenzioni dei due stati e il raggiungimento di un accordo sul luogo dell'incontro, gli argomenti da trattare, le forme di delegazione dell'ospite (di taglio economico, politico, sulla sicurezza ecc.). Così si svolgono gli eventi tra gli stati, perché la guida del paese invitante, soprattutto se le tradizioni politiche dei paesi sono assai diverse, non dia una risposta negativa successivamente alla pubblicizzazione dell'invito. Pertanto i dettagli degli accordi sono definiti prima che la notizia divenga pubblica, e quanto viene riferito successivamente è basato sugli accordi precendeti la pubblicizzazione.
Anche in questo le cose sono andate così: il capo del gabinetto di presidenza dell'Iran non è venuto per caso in Giordania perché si trovava sda quelle parti, la sua visita in realtà è stata concordata in precedenza e progettata nei minimi dettagli.
È importante anche analizzare il linguaggio dell'invito ufficiale: le parti parlano di miglioramento delle relazioni, specialmente se si considera il passato delle relazioni non proprio amichevoli tra i due paesi. Il Re Abdallah ha annunciato qualche anno fa riguardo ad hezbollah e la seconda guerra in Libano, che gli sciiti in qualsiasi paese sono fedeli all'Iran più di quanto siano fedeli ai paesi in cui vivono. C'è da sottolineare che questa dichiarazione aveva scatenato le ire sia di Hezbollah sia dell'Iran, esattamente come noi ci arrabbieremmo se il presidente di uno stato dichiarasse che gli ebrei in ogni paese del mondo sono più fedeli ad Israele che non ai paesi in cui vivono.
Ora le due parti parlano di miglioramento dei rapporti, in altre parole è logico che il re porga le sue scuse per le dichiarazioni fatte dando giustificazioni del tipo "le parole sono state estrapolate dal contesto", "il traduttore non ha capito" o "non ho detto così".
L'invito ufficiale iraniano evidenzia che la lettera di Ahmadinejad ha toccato alcuni temi locali e altri internazionali, e il re Abdallah risponde con lo stesso tenore. Di che temi locali e internazionali si tratta? Certamente quelli locali riguardano Israele e il suo progetto nucleare, la divisione tra OLP e Hamas, Hezbollah e il futuro del Libano, l'Iraq e la sua situazione interna, e la sensazione di minaccia che vivono molti paesi arabi, in particolare quelli del Golfo, quale conseguenza dell'avanzamento del progetto nucleare iraniano.
Senza dubbio una questione riguarda anche la possibilità che Israele attacchi i siti nucleari iraniani, e qui arriviamo alla ragione dell'invito, accettato, da parte dell'Iran al re Abdallah: l'Iran teme un attacco aereo israeliano e vuole migliorare i rapporti con la Giordania per impedire il possibile utilizzo dello spazio aereo giordano da parte dell'aviazione israeliana in caso di attacco.
Anche la Turchia è stata considerata in passato, in quanto paese confinante con l'Iran, quale possibile spazio aereo per l'aviazione israeliana, ma il deterioramento delle relazioni tra Israele e Turchia negli ultimi tempi ha fatto scartare "l'opzione turca". Ora l'Iran è interessato a impedire anche "l'opzione giordana" ecco l'interesse iraniano nell'invito al re Abdallah. Ma le questioni sono più complesse.
Gli stati arabi sono oggi divisi in due gruppi: uno appoggiato all'America e l'altro all'Iran, divisi da ostilità e contrapposti da differenti visioni sul futuro del Medio Oriente. Il gruppo pro occidente, conosciuto anche come "paesi moderati", comprende Giordania, Arabia Saudita, Egitto, Israele, l'Autorità Palestinese, i Paesi del golfo e i Paesi del nord Africa. Mentre il secondo, che sostiene l'Iran, è composto da Libano con Hezbollah, Siria, Turchia e da Hamastan a Gaza, oltre ad altri stati come la Corea del Nord, Venezuela e Brasile. l'Iran cerca sempre di attirare paesi della coalizione pro America verso il gruppo degli stati ad esso fedeli, riuscendo a scalfire il deciso sentimento antiiraniano in Kuwait e in Qatar, che fanno parte dei paesi del Golfo.
Ora l'Iran tenta di far uscire la Giordania dal gruppo dei Paesi che stanno dalla parte degli Stati Uniti, per avvicinarla il più possibile al gruppo pro iraniano. A questo scopo, l'Iran è pronto a perdonare al re giordano le parole contro gli sciiti.
Ci si chiede dunque quale sia l'interesse giordano nel riallacciare i rapporti con l'Iran. Non c'è altra ragione se non il timore del re giordano che i legami con gli USA siano a suo danno, in quanto l'Iran si rafforza progressivamente, mentre gli USA si indeboliscono. La politica della Casa Bianca riflette debolezza così come il comportamento dell'Iran la forza. L'Iran avanza a passi veloci verso la bomba atomica, mentre gli Stati Uniti di Obama si indeboliscono sempre più nei tentativi di dialogo con l'Iran, per non parlare dei fallimenti nel progetto di fermare l'avanzamento iraniano verso la bomba.
Gli iraniani sono considerati la potenza emergente, mentre la percezione degli USA è debole, quindi fallimentare. Gli Stati del Golfo cercano una via per riavvicinarsi all'Iran per ridurre la rabbia degli ayatollah, mentre la Casa Bianca ne perde l'appoggio. A questo proposito, ci è sufficiente ricordare il fatto che il precedente presidente, George W. Bush, parlava in continuazione di "nostri amici e alleati" e dell'impegno americano nei loro confronti, per contro Obama non ha mai usato tali espressioni. Il mondo di Bush era diviso in due categorie certe: quelli che stanno dalla parte dell'America sono "buoni",che l'America s'impegna a sostenere, e i "cattivi", considerati come nemici. Nel mondo di Obama, invece, tutti gli stati si assomigliano, l'America deve parlare con tutti--compresi quelli recalcitranti-- senza differenza, nell' illusione di convincere anche l'Iran e la Corea del Nord ad accettare le richieste che gli vengono rivolte.
Il re di Giordania Abdallah guarda ad oriente, e vede ai propri confini l'Irak che sta finendo sotto l'egemonia iraniana, a nord la Siria che rappresenta l'Iran da ormai trent'anni e il Libano, che sta diventando lo stato degli hezbollah sotto dominio iraniano, a sud vede l'Arabia Saudita, che teme il nucleare iraniano, e ad ovest Israele, anch'essa molto preoccupata dalla poltica di Teheran mentre il suo legame con la Casa Bianca è segnato da serie difficoltà. Il re teme quindi l'influenza iraniana in arrivo dall'Iraq verso il suo regno, dalla Siria e dal Libano, e ne trae una unica conclusione: é l'Iran il cavallo vincente su cui puntare, mentre gli Stati Uniti è visto come quello perdente, che indica a tutto il mondo tante opzioni senza però sceglierne nessuna. Come si dice in inglese: "se non puoi vincerli, aggregati a loro".
La domanda importante è cosa accadrà alla coalizione pro americana se la Giordania si distaccherà ?, mentre l'Egitto sta per affrontare le elezioni presidenziali con la possibilità di sovvertimenti sociali e politici ? I Paesi del golfo sono intimoriti sempre più dall'Iran nucleare, mentre gli Stati Uniti affondano nella palude afgana e nella depressione economica, la Turchia adotta una linea sempre più islamica, e l'Europa si sta islamizzando perdendo ogni capacità di intervento.
Israele deve abituarsi al semplice fatto che "se non sono io per me, chi è per me?".
Quando la Giordania sarà alleata dell'Iran, la depressione del Giordano sarà un territorio essenziale per la sicurezza di Israele. La creazione di uno Stato Palestinese conseguente alla perdita di Giudea e Samaria indebolirà il potere di negoziazione di Israele di fronte ad un mondo che soggiace alle regole del terrore iraniano. La scelta istintiva di Abdallah deve essere un campanello di allarme tale da risvegliare l'Occidente.
Mordechai Kedar, storico a Scienze Politiche per l'area mondo arabo all'Università Bar-Ilan di Tel Aviv, dove insegna dal 1994. Collabora al BESA Center, for strategic studies, diretto da Efraim Inbar, al Herzliyya Inter-Disciplinary Center on radical islam, e al Jerusalem Insititute for Israel Studies della Hebrew University di Gerusalemme.