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Il Manifesto Rassegna Stampa
15.12.2010 Quando l'occupazione è 'almeno'
Il quotidiano comunista insegna un nuovo modo di usare gli avverbi

Testata: Il Manifesto
Data: 15 dicembre 2010
Pagina: 10
Autore: m.m.
Titolo: «Cinquant’anni fa la risoluzione Onu sulla decolonizzazione»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 15/12/2010, a pag. 10, l'articolo dal titolo "Cinquant’anni fa la risoluzione Onu sulla decolonizzazione".

Complimenti a m.m., autore di questo articolo che si conclude con la frase :
Se il Sahara è il caso più eclatante, il caso più scandaloso è un altro che pure non compare nella lista: quello della Palestina - la Cisgiordania e Gaza - occupata, nel ’48 o almeno nel ’67, da Israele. ". Un utilizzo di 'almeno' interessante, chissà che cosa significa. Da notare che persino l'Onu non ha messo nella lista dei paesi colonizzati Cisgiordania e Gaza, mentre il quotidiano comunista sì, chissà perchè. Gaza, poi, non fa parte di Israele 'almeno' dal 2005.
Ecco il pezzo:

Il 14 dicembre 1960 una risoluzione dell’assemblea generale dell’Onu proclamava il diritto di tutti i popoli all’auto-determinazione e la necessità di mettere la parola fine al colonialismo, «rapidamente e incondizionatamente ». Due anni dopo l’Onu creò il Comitato per la decolonizzazione e pur se da allora 80 ex-colonie sono arrivate, spesso dopo sanguinose lotte di liberazione, all’indipendenza (il che non vuol dire che siano diventate indipendenti), il Comitato è ancora in piedi. 50 anni dopo ci sono ancora 16 territori non indipendenti (tutte isole, tranne 2). Timor est, excolonia indonesiana indipendente dal 2002, è l’ultimo paese a uscire dalla «lista nera». I 16 sono Anguilla, Bermudas, Gibilterra, Guam, Caimán, Falkland-Malvine, Turks e Caicos, Vergini britanniche, Vergini statunitensi, Montserrat, Nuova Caledonia, Pitcairn, Sahara occidentale, Samoa americane, Sant’Elena, Tokelau. Nomi spesso sconosciuti ai più, che non siano turisti ben forniti, evasori fiscali o rilavatori di denaro sporco. Come le inglesi Anguilla e Bermuda (questa con il pil pro-capite più alto del mondo, sede di 13000 imprese in 53 km2), le Caymán (inglesi, uno dei centri finanziari off-shore più famosi/famigerati del mondo, più imprese che abitanti, 260 banche, 9 mila fondi d’investimento, 80 mila compagnie), le Isole Vergini britanniche e quelle americane. Ben nota invece Gibilterra, dal 1713 territorio britannico, invano reclamata dalla Spagna, che però non può spingere troppo visto che mantiene due enclave spagnole in territorio marocchino, Ceuta e Melilla. Poi la misteriosa Guam, punto-chiave della strategia militare Usa nel Pacifico. Le Falkland-Malvine, le isole del sud-Atlantico oggetto nell’82 di una grottesca quanto sanguinosa «guerra della fine del mondo» fra Argentina (che le reclama con qualche ragione) e l’Inghilterra, con ilmito del petrolio sul fondo del mare.Montserrat, territorio anglo-caraibico colonizzato da discendenti di irlandesima reso quasi inabitabile dalle eruzioni vulcaniche. La Nuova Caledonia, territorio francese nel Pacifico e destino dei galeotti d’Oltralpe, che potrebbe andare a un referendum indipendentista a partire dal 2014. Pitcairn, colonia britannica nel Pacifico resa famosa come salvifico approdo degli ammutinati del Bounty (46 abitanti in tutto). Le Samoa americane, nel Pacifico, regno della pesca del tonno. Sant’Elena, isolotto inglese perduto fra Africa e Sudamerica, l’utimo esilio di Napoleone. Tokelau, nel Pacifico, per due volte no all’indipendenza dalla Nuova Zelanda. Infine il Sahara occidentale, il caso più eclatante, ex colonia abbandonata dalla Spagna nel ’75 alla morte di Franco, a cui nell’85 il Comitato Onu per la decolonizzazione ha riconosciuto il diritto all’autodeterminazione, rifiutato dal Marocco(e Spagna, Francia e Usa). Se il Sahara è il caso più eclatante, il caso più scandaloso è un altro che pure non compare nella lista: quello della Palestina - la Cisgiordania e Gaza - occupata, nel ’48 o almeno nel ’67, da Israele. (m.m.)

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