Ebrei e denaro, uno stereotipo duro a morire. Ne scrive Amy Rosenthal sul FOGLIO di oggi, 14/12/2010, a pag.3, con il titolo " Ebreo scrive libro per dire basta battute sugli ebrei e il denaro ".
Ecco il pezzo:
Roma. Lo stereotipo dell’ebreo avaro è vecchio di duemila anni: nel Vangelo di Matteo, per esempio, il discepolo Giuda tradisce Gesù per trenta denari d’argento, senza parlare dello strozzino Shylock nel “Mercante di Venezia” di Shakespeare. Non è una sorpresa che il rapporto tra gli ebrei e i soldi sia fra i miti antisemiti più insidiosi e persistenti. Nel suo nuovo libro (“Gli ebrei e i soldi: storia di uno stereotipo”, Palgrave Macmillan), il direttore nazionale della Lega anti diffamazione (Adl), Abraham H. Foxman, dice che questa caratterizzazione non è divertente e può provocare conseguenze serie, spesso mortali, come la storia ha dimostrato. Foxman comincia delineando le ragioni per le quali ha scritto “Gli ebrei e i soldi” proprio ora, a poco più di due anni dall’inizio della crisi economica. “Stando alle statistiche che abbiamo curato all’Adl, un europeo su tre crede che la crisi economica sia stata causata dagli ebrei. Negli Stati Uniti, il rapporto è di uno su cinque. E’ una cosa molto seria, visto che coinvolge decine di milioni di persone”. Ad aggravare la situazione è stato Bernard Madoff, il truffatore che ha usato le tecniche del classico schema Ponzi per raccogliere una fortuna. Il finanziere è tornato sulle prime pagine dei giornali nel fine settimana, dopo il suicidio del figlio primogenito, Mark. “Madoff è stato la ciliegina sulla torta – esclama Foxman – Purtroppo, il fatto che sia ebreo è diventato la parte centrale della storia. Gli articoli sullo scandalo traboccano di ipotesi sulla supposta propensione di tutti gli ebrei ad architettare frodi per ottenere un profitto. I siti internet di alcuni giornali, come quello del Palm Beach Post, sono stati travolti da sfoghi così violenti che gli amministratori hanno dovuto cancellare decine di commenti pieni di odio, che riempivano la sezione delle lettere. Il Miami Herald ha fatto la stessa cosa sette mesi fa, dichiarando che non avrebbe più accettato email e lettere su Madoff a causa dell’alto livello di antisemitismo dei messaggi. Io credo che sia appropriato mettere in guardia rispetto a questo stereotipo piuttosto che ignorarlo, oppure la gente continuerà a usarlo come diversivo politico”. Foxman è preoccupato della capacità di Internet di diffondere l’odio antisemita,in particolare sui social network come Facebook, che rifiuta di bloccare i gruppi sull’esistenza o lo scopo dell’Olocausto. “Questo è un problema al quale i politici e i cittadini devono dare una risposta energica – dice – In Europa, le leggi vietano i fanatismi, ma i fanatismi continuano perché quelle norme non sono fatte rispettare. Negli Stati Uniti, la Costituzione garantisce il diritto di essere un fanatico, ma ci sono delle conseguenze civili ed economiche per chi decide di esserlo. Per quanto riguarda Internet, dobbiamo tutti trovare un modo di bilanciare la libertà di parola con la civiltà, la privacy e la decenza. La legge più dura sinora è quella contro il bullismo informatico approvata in New Jersey il mese scorso, ma serve ancora uno sforzo legislativo che educhi i genitori, gli adulti e gli insegnanti a gettare l’antisemitismo e tutte le forme di odio e fanatismo nella spazzatura della storia”.Quello che una volta era uno stereotipo circoscritto al mondo occidentale – la nozione che gli ebrei accumulassero ricchezze, esercitassero un’influenza eccessiva e godessero di un benessere sproporzionato – è sempre più adottato da esponenti del mondo musulmano. “Gli estremisti musulmani sono felici di insinuare o proclamare categoricamente che gli ebrei americani usano i loro soldi per dirottare la politica estera americana a beneficio di Israele – sostiene il direttore dell’Adl – Nella sua “Lettera all’America” del novembre 2002, Osama bin Laden ha detto che ‘gli ebrei hanno preso il controllo della vostra economia e dei vostri media e ora controllano tutti gli aspetti della vostra vita, rendendovi loro servi e raggiungendo i loro obiettivi a vostre spese’. Nel settembre 2008, il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha detto ai leader mondiali riuniti all’Assemblea generale dell’Onu che i sionisti ‘hanno dominato una porzione importante dei centri monetari, in un modo disonesto, complesso e sospetto’. Di recente, molti gruppi anti israeliani nel medio oriente hanno detto che Lehman Brothers è collassata perché 400 miliardi del suo patrimonio sono stati trasferiti a Israele”. La battuta che diverte soltanto Bin Laden Foxman deplora le accuse che giudica “assurde” perché “non riflettono la vita ebraica contemporanea né in America né altrove. Molti ebrei sono poveri e molti ricchi non sono ebrei (è il caso di Warren Buffett e Bill Gates). La dottrina ebraica sottolinea l’importanza del commercio equo e della giustizia nei confronti di tutti, siano essi ebrei o non ebrei, e la filantropia ebraica non si interessa soltanto dei suoi, come sostiene qualcuno, ma va oltre la comunità ebraica nelle università, nelle orchestre, negli ospedali e nei musei”. Che consigli darebbe Foxman a ebrei e non ebrei per rispondere ai commenti offensivi o all’ironia sugli ebrei visti come tirchi, materialisti e interessati soltanto ai soldi? “Purtroppo – dice – molti ebrei ignorano queste battute o ne restano imbarazzati, ma devono smettere di ignorarle perché, così, non fanno altro che alimentare lo stereotipo. Devono prendere posizione e dire che sono inaccettabili. I non ebrei dovrebbero riconoscere che quegli stereotipi non sono divertenti. L’ironia è parte della cultura e può essere un’arma potente nella guerra contro l’ignoranza e l’intolleranza, ma può anche avere l’effetto opposto: legittimare il pregiudizio”.
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