Analisi del dopo attentato di Stoccolma, sul FOGLIO, oggi, 14/12/2010, a pag. 1, con il titolo " Il fuoco multiculti "
La strada dell'attentato
Roma. Faceva sul serio il jihadista che si è fatto saltare in aria nel centro di Stoccolma. Ci ha ricordato che la minaccia islamista all’occidente non è un flatus vocis e che si nutre delle contraddizioni del multiculturalismo europeo. Il Global Peace Index addita la Svezia, assieme a Danimarca e Olanda, tutti e tre paesi europei molto vessati dalla minaccia islamista, come un modello mondiale di pace, uguaglianza, pari opportunità, alfabetizzazione, prosperità, integrazione e welfare state. Non è un caso che Taimour al Abdaly, il kamikaze di Stoccolma, provenisse dagli stessi sobborghi inglesi dei kamikaze del 7 luglio 2005, i “macellai con lo zaino”, come li definì il Sun. In Svezia si era ben integrato Mohammed Moumou, il numero due di al Qaida in Iraq, noto anche come “il terrorista dagli occhi blu”. O al Skani, lo Svedese. Aveva diretto il centro islamico di Brandbergen, il più grande di Stoccolma, che si vantava di promuovere il multiculturalismo. Questi terroristi si fregiano di combattere per il Profeta e stanno portando avanti un’azione volta a colpire e, negli obiettivi, a spazzare via le libertà individuali in nome di un regime che cancella i valori occidentali. Il Londonistan è vivo e fermenta di culto della morte. In svedese si nutre del “folkhemmet”, la casa di tutto il popolo, l’ideologia scandinava multiculturale su cui Stoccolma ha costruito per decenni il proprio modello di integrazione (un paese che ama definirsi “superpotenza morale” per la propria filantropia). L’illusione era che una società pasciuta, indifferente alla religione, ideologicamente tollerante, avrebbe sanato anche i traumi dell’integrazione islamica. Peggio per quel piantagrane di Lars Vilks, autore di caricature su Maometto, obiettivo dei terroristi. La ricetta svedese di “solidarietà più prosperità”, dopo il comunitarismo londinese, sembra avviarsi al tramonto. Come a Londra, anche a Stoccolma si registra un boom di “delitti d’onore” legati alla sharia. Anche in Svezia ci sono aree “segregate”, i ghetti multiculturali. Pallido ricordo di una società che il Guardian ebbe a definire “il maggior successo che il mondo abbia mai conosciuto”.
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