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La Stampa Rassegna Stampa
12.12.2010 Hillary (quasi) equilibrata, ripete la solita solfa
La cronaca di Francesco Semprini, corretta, e le lamentele di Eric Salerno

Testata: La Stampa
Data: 12 dicembre 2010
Pagina: 20
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Hillary: Stato palestinese solo con scelte coraggiose»

Sulla STAMPA di oggi, 12/12/2010, a pag. 20, con il titolo " Hillary: Stato palestinese solo con scelte coraggiose" Francesco Semprini riferisce con equilibrio l'intervento del Segretario di Stato Usa al Saban Center di Washington.
Di tono completamente opposto, sul MESSAGGERO Eric Salerno, che contende a Paola Caridi lo scettro di " Erede di Igor Man" scrive un pezzo in puro stile stile MANIFESTO, secondo il suo 'stile' abituale: difesa cieca pronta assoluta della politica palestinese, si dispiace che Bibi " vinca ancora una volta", e si lamenta pure che Hillary Clinton non abbia fatto sua la proposta del'autoproclamazione dello Stato palestinese (sic !). Eric Salerno detta la linea al MESSAGGERO, non importa chi sia il direttore o il capo servizi esteri, il suo potere è assoluto. E' lecito chiedersi  perchè ?
Ecco il pezzo di Semprini:


Hillary Clinton                    Eric Salerno
Hillary Clinton

Gli Stati Uniti non smetteranno di lavorare per la pace in Medio Oriente ma israeliani e palestinesi devono prendere decisioni dure. È questo in sintesi il messaggio inviato dal segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che ha rilanciato l’impegno degli Stati Uniti nel trovare una soluzione ai contrasti tra israeliani e palestinesi.

«Quando una strada è bloccata, se ne cercano altre», spiega il capo di Foggy Bottom in riferimento agli ultimi sviluppi nella regione che hanno causato l’ennesima impasse del processo di pace. «Non ci sono dubbi sul fatto che entrambe le parti abbiano parecchia strada ancora da fare dinanzi a loro anche perché non hanno preso quelle decisioni difficili necessarie a raggiungere la pace», avverte la Clinton nel corso del Saban Forum sul Medio Oriente organizzato da Brooking Institutions. «Come molti di voi sono rammaricata per il fatto di non essere riuscita a fare di più e più in fretta».

Dal suo insediamento, l’amministrazione di Barack Obama si è ispirata a una strategia per la regione basata sul congelamento di nuovi insediamenti nei territori occupati, e a un negoziato diretto tra palestinesi e israeliani. Ora la Clinton ha avviato una revisione dell’approccio i cui risultati non sono ancora noti. Il nodo da sciogliere è quello del congelamento degli insediamenti. Gli Usa non sono riusciti a convincere Israele provocando la reazione dei palestinesi che si rifiutano di sedersi al tavolo delle trattative. «Entrambi si devono responsabilizzare e devono avviare un cammino comune», prosegue il capo della diplomazia Usa, spiegando che lo staus quo non è un’opzione sul tavolo. «Non c’è dubbio che la fine del conflitto e il raggiungimento di un accordo su base regionale sono due imperativi per la salvaguardia del futuro d’Israele».

Allo stesso tempo però il segretario di Stato definisce «inaccettabili e insostenibili» le condizioni in cui vivono i palestinesi a causa dell’occupazione dei loro territori: «Gli Stati Uniti non possono permettersi di essere uno spettatore passivo». L’intervento della Clinton arriva all’indomani dell’incontro a Washington col capo negoziatore palestinese Saeb Erekat e col premier Salam Fayyad. Nell’agenda del segretario di Stato c’è inoltre un colloquio col ministro della Difesa israeliano Ehdud Barak, il quale, nel corso del simposio, ha spiegato che lo Stato ebraico ha bisogno di «saggezza politica» per trovare la giusta soluzione.

All’inizio della prossima settimana George Mitchell, inviato speciale dell’amministrazione Obama per il Medio Oriente, sarà nella regione per un round di consultazioni con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il collega palestinese Abu Mazen, e farà visita a una serie di Paesi arabi confinanti, considerati importanti per il raggiungimento di un equilibrio geopolitico locale.

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