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Il Manifesto Rassegna Stampa
09.12.2010 Il Manifesto inzuppa il pane nella melma
e accusa a torto Israele di razzismo

Testata: Il Manifesto
Data: 09 dicembre 2010
Pagina: 4
Autore: Mario Correnti
Titolo: «Non affittate agli arabi. Appello razzista di 50 rabbini»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 09/12/2010, a pag. 4, l'articolo di Mario Correnti dal titolo " Non affittate agli arabi. Appello razzista di 50 rabbini ".


Il rabbino capo di Safed, Shmuel Eliyahu

La 'proposta' dei 50 rabbini di non affitare case ai non ebrei ha suscitato in Israele opposizioni fortissime, proteste ed è stata subito bloccata.
Perchè Il Manifesto ha deciso di dare rilievo a una notizia del genere?
Per paragonare Israele al nazismo, già dalle prime righe dell'articolo : "
Un tempo in Europa infami leggi razziali discriminavano gli ebrei, inquietante anticipo dell’Olocausto. Ora in Israele...".
In realtà quest'episodio dimostra solo che in Israele c'è democrazia, lo Stato garantisce i diritti dei propri cittadini. La proposta dei rabbini era razzista ed è stata immediatamente bloccata, ma Correnti ha preferito scriverlo in maniera poco comprensibile e solo al fondo dell'articolo.
Ecco il pezzo:

Un tempo in Europa infami leggi razziali discriminavano gli ebrei, inquietante anticipo dell’Olocausto. Ora in Israele una cinquantina di rabbini capo, tutti stipendiati dallo Stato, firmano una pubblica presa di posizione contro la vendita o affitto di case a cittadini arabi e lavoratori stranieri. I firmatari, riferivano online i quotidiani Yediot Ahronot e Haaretz, sottolineano che le leggi religiose ebraiche prevedono secchi divieti contro l’affitto di immobili ai «gentili», i non ebrei. I rabbini inoltre avvertono che chi dovesse violare questo divieto, potrebbe essere ostracizzato dalla sua comunità. Non era dunque un episodio isolato il volantino circolato nelle settimane passate a Safad, in Galilea, che rivolgeva appellativi razzisti ai cittadini arabi, soprattutto gli studenti, e condannava chiunque desse loro casa o impiego in città. L’appello invece si diffonde e, considerata l’influenza che i rabbini hanno nelle loro comunità religiose, contribuisce al fomentare il razzismo. La campagna anti-affitto è un delirio. Tra le ragioni del divieto i rabbini citano i matrimoni con non ebrei come «un peccato che offende il nome di Dio». Lo stile di vita dei gentili, si afferma nel testo, «è differente da quello degli ebrei e tra i gentili ci sono anche quelli che ci hanno perseguitato e ci hanno resto la vita impossibile». Per i rabbini il divieto ha anche motivazioni di carattere economico. «E’ noto - sostengono - che l’ affitto di una casa a un gentile ha causato la perdita di valore delle case dei vicini» (ebrei). La campagna antiarabi era cominciata quando Shmuel Eliyahu, rabbino capo di Safed, ha lanciato una campagna contro gli studenti arabi chiedendo che non gli venissero più affittati dei locali. Eliyahu si era già messo in luce chiedendo, con un articolo apparso sul Jesusalem Post il 30 maggio 2007, di bombardare a tappeto Gaza perchè non c’era nessun divieto morale nell’uccidere i palestinesi. Nel 26 marzo 2008 scrisse che bisognava appendere a un albero i figli del palestinese che aveva attaccato la yeshiva Mercaz Harav facendo vittime tra gli studenti ebrei. Dopo l’appello di Eliyahu si sono verificati attacchi a sfondo razzista e minacce, verso gli arabi e verso gli ebrei che ignoreranno il divieto. «Mi sono sentito malissimo, veramente odiato», raccontò in quell’occasione Nimran Grifat, 19 anni, uno degli studenti: non facciamo nulla di male, diceva. Ma il rabbino capo non si preoccupava tanto degli schiamazzi notturni provocati, secondo alcuni, da studenti arabi. Nel suo appello si annidava un profondo pregiudizio che ha subito raccolto consensi. E a pagarne le conseguenze non sono stati solo gli arabi ma anche alcuni ebrei. Come Eli Zvieli, un sopravvissuto all’Olocausto arrivato dalla Romania, che ha affittato alcune stanze a tre studenti beduini israeliani. Sconosciuti hanno minacciato di dare fuoco alla sua casa, chiamandolo «traditore». Il ministro per le minoranze Avishai Braverman ha chiesto la sospensione dall’incarico del rabbino Eliyahu.

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