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La Stampa Rassegna Stampa
08.12.2010 Obama-negoziati: lo stop alle costruzioni è ancora una precondizione?
secondo un anonimo diplomatico Usa no, ma per ora non ci sono dichiarazioni ufficiali

Testata: La Stampa
Data: 08 dicembre 2010
Pagina: 20
Autore: Marina Verna
Titolo: «Stop alle colonie. Per Obama non è più una condizione»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 08/12/2010, a pag. 20, l'articolo di Marina Verna dal titolo "Stop alle colonie. Per Obama non è più una condizione".


Barack Obama, Abu Mazen, Bibi Netanyahu

Il pezzo di Marina Verna è basato sulle dichiarazioni di un diplomatico americano che ha preferito restare anonimo, non ci sono state dichiarazioni ufficiali da parte di Obama.
Ecco il pezzo:

Dopo settimane di inutili contrattazioni con il governo israeliano, l’Amministrazione Obama ha rinunciato ai suoi sforzi per convincere il premier israeliano Benyamin Netanyahu a ricongelare per novanta giorni gli insediamenti in Cisgiordania, richiesta-chiave per rilanciare i negoziati di pace con i palestinesi. Lo ha detto a Washington, parlando con la agenzia Reuters, un diplomatico americano, che ha chiesto di restare anonimo: «Siamo giunti alla conclusione che questo non è il momento per far ripartire i colloqui diretti rinnovando la richiesta di moratoria». Il diplomatico ha poi aggiunto che Washington vorrebbe ora cercare di lavorare per un accordo basato sulle questioni riguardanti la sicurezza e i confini.

La decisione americana lascia i colloqui di pace per il Medio Oriente in un limbo, con i palestinesi che si rifiutano di riprendere i negoziati se non si arresta la costruzione di nuovi insediamenti nei Territori occupati - in particolare a Gerusalemme Est - e gli Stati Uniti impegnati a cercare un’altra formula per riportarli al tavolo delle trattative. È l’ultima battuta d’arresto in quello che si sta rivelando, per il volonteroso Obama, un cammino molto tortuoso. Ma già la settimana prossima i negoziatori israeliani e palestinesi dovrebbero andare a Washington per vedere di trovare una vita d’uscita da questo vicolo in apparenza cieco.

Per invogliare Netanyahu ad accettare la moratoria di 90 giorni, gli Stati Uniti gli avevano offerto un generoso pacchetto di incentivi, soprattutto in tema di sicurezza. L’offerta, ha detto una fonte, non è stata tolta dal tavolo. E il premier israeliano potrebbe dover fronteggiare una nuova pressione Usa per accettarla.

Quanto a un eventuale piano B, i funzionari dell’Amministrazione Obama non ne hanno ancora parlato, anche se c’è attesa per una nuova proposta, che potrebbe essere presentata dal segretario di Stato Hillary Clinton venerdì al Brookings Institution, il più influente e quotato «pensatoio» americano.

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