Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/12/2010, a pag. 17, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Le accuse di Hillary ai sauditi: pagano i terroristi ".
Altre rivelazioni da Wikileaks. Lo stesso argomento è stato trattato da Francesca Caferri su Repubblica, ma con un taglio diverso. Il tema trattato con maggiore rilievo è stata la corsa dell'Iran al nucleare. Caferri riporta le dichiarazioni di Franco Frattini su Ahmadinejad. La preoccupazione maggiore riguarda un possibile attacco di Israele all'Iran, se il suo programma nucleare non verrà fermato, il che è paradossale. L'Occidente non è preoccupato per i pericoli connessi al nucleare iraniano, ma ad una possibile risposta preventiva israeliana con conseguente scoppio di una guerra.
Ecco l'articolo di Guido Olimpio:

Hillary Clinton
WASHINGTON — I sauditi — rivelano i file di WikiLeaks — chiedono agli americani di uccidere Osama ma, al tempo stesso, non smettono di finanziare i suoi seguaci. Al punto che per Hillary Clinton sono la «principale fonte di finanziamento» del terrorismo sunnita, un vero bancomat dell’estremismo. Ambiguità denunciate con forza nei cablo riservati e che accomunano anche altri Paesi della regione, dal Kuwait agli Emirati. Con annotazioni severe ad esempio sul Qatar, il «peggiore» nell’azione di contrasto e che usa la presenza della tv Al Jazeera come arma di pressione. In un file del novembre 2009, si afferma che l’emiro potrebbe usare l’emittente come «strumento di scambio per ricostruire relazioni con altri Paesi»: se il Qatar riceve concessioni Al Jazeera sospenderà gli attacchi, altrimenti continueranno. Un’analisi che contrasta l’affermazione delle autorità locali sull’assoluta indipendenza della tv satellitare.
Interessante, poi, il report di un colloquio (4 gennaio) tra il presidente dell’Unione europea, Herman Van Rompuy, e l’ambasciatore americano in Belgio: «Nessuno in Europa crede più ad un successo in Afghanistan — afferma il primo —. Noi restiamo fino al 2010 per rispetto degli americani, poi vediamo. Questa è l’ultima possibilità».
Un parlar chiaro dei protagonisti che — secondo alcune fonti — rischia di provocare conseguenze nelle sedi diplomatiche statunitensi. Washington potrebbe trasferire diversi «ambasciatori, consoli, militari e 007» che hanno siglato i documenti tirati fuori da WikiLeaks. «Dovremo richiamare alcuni dei nostri migliori uomini perché hanno osato dire la verità» ha confidato un funzionario a Daily Beast. In un cablo, firmato dal segretario di Stato, infine c’è la richiesta di informazioni su aziende «critiche» legate alla sicurezza. Segue una lunga lista dove compare lo stabilimento della «Glaxo» a Parma e si fa riferimento ad «un antidoto contro i morsi di serpente».
Al Qaeda, doppio gioco nei Paesi arabi
Hillary Clinton non nasconde la sua frustrazione con i sauditi. È un cablo del 30 dicembre 2009. «Donatori in Arabia Saudita costituiscono la più importante fonte di finanziamento per i gruppi terroristici sunniti su scala globale... Deve essere fatto di più poiché l’Arabia Saudita rimane un sostegno finanziario critico per Al Qaeda, Talebani, Lashkar E Toiba e altri gruppi che raccolgono milioni di ryal spesso durante l ’ Hajj ( pellegrinaggio alla Mecca) e il Ramadan... Riad ha adottato misure limitate per interrompere la raccolta di fondi». Per la Clinton «è una sfida continua persuadere i funzionari sauditi a trattare il finanziamento del terrorismo come una priorità strategica». Le accuse statunitensi si estendono anche ad altri Paesi nel Golfo: gli Emirati sono «gap strategico» che i qaedisti possono usare, il Kuwait è «un punto di transito chiave», il Qatar «il peggiore» nella lotta agli estremisti. Il principe Nayef, responsabile dell’azione contro Al Qaeda riceve un emissario statunitense e spiega con fatalismo: «Cerchiamo di fare del nostro meglio, ma se il denaro vuole andare, va».
In Libano la rete telefonica di Hezbollah
«L’Iran Telecom sta prendendo il controllo del Paese». Le parole di allarme, l anciate nell’ april e del 2008 dal ministro delle Telecomunicazioni libanese Marwan Hamadeh, sono riportate in un messaggio dell’ambasciata Usa a Beirut. «Lui (Hamadeh) si sta riferendo alla scoperta di un sistema a fibre ott i c he Fi os i nstal l at o dall’Hezbollah (milizia filo-Iran, ndr) attraverso l’intero Libano». Nella sostanza il governo libanese teme l’azione combinata dei militanti e di Teheran. Vengono informati gli alleati: «Sarkozy è stupefatto». Nel cablo, inoltre, si segnalano «interferenze» nella rete telefonica di Israele e Siria. Beirut chiede «a Waqiq Safa (ufficiale Hezbollah, ndr) di smantellare due parti del network come primo passo. Safa risponde che la rete è parte del sistema usato da Hezbollah per proteggere il Libano e qualsiasi atto contro il network sarà considerato un’aggressione». Ancora nel documento si forniscono le prove sulle tattiche usate dalla milizia e sull’estensione della penetrazione: «Hamadeh rileva che si tratta di una vittoria strategica per l’Iran, poiché crea un importante avamposto in Libano».
Pakistan, serve un nuovo Musharraf
Riad è inquieta per la situazione in Pakistan. L’ambasciata statunitense riporta nel febbraio scorso: «I sauditi ritengono che il leader dell’opposizione Nawaz Sharif possa svolgere un grande ruolo nel lavorare con i capi tribali e (pensano, ndr) che il denaro sia meglio delle pallottole nella lotta contro i talebani... Il tumultuoso processo democratico in Pakistan rende i sauditi nervosi e sembra che loro stiano cercando un altro Musharraf: un leader forte e deciso nel quale loro possono avere fiducia... In gennaio, ricevendo il generale Jones, il re definisce il presidente Zardari un ostacolo (nella lotta al terrorismo, ndr). È una testa marcia che ha infettato il resto del corpo». Nel cablo si parla anche dei consigli del principe Al Turki, grande conoscitore di segreti: «La leadership talebana è divisa... Arabia Saudita, Usa, Russia, Cina, Afghanistan e Pakistan dovrebbero unire le loro forze e risorse per catturare o uccidere Bin Laden o Ayman Al Zawahiri. Questo dovrebbe spezzare l’aura di invincibilità dei terroristi e consentire agli Usa di proclamare la vittoria e andare avanti». Sempre Al Turki invita gli americani a monitorare con attenzione gli aiuti finanziari al governo di Kabul fissando dei paletti rigorosi.
Re Abdullah: «Che Allah protegga Obama»
Documento del 22 marzo 2009, oggetto: l’incontro tra il re saudita Abdullah e l’inviato a mericano John Brennan. «Ringraziamo Dio per aver portato Obama alla presidenza — afferma il sovrano — (l’elezione, ndr) ha creato una grande speranza nel mondo… Possa Allah garantirgli forza e pazienza. Possa Allah proteggerlo. Sono preoccupato per la sua sicurezza personale. L’America e il mondo hanno bisogno di lui». Il re, durante il colloquio, passa a discutere dell’Iran e di un recente meeting con il ministro di Teher a n, Motta k i . « Non v e do l’Iran come un vicino che uno desidera avere, ma come un vicino che uno vuole evitare… Gli iraniani lanciano missili con la speranza di far paura al mondo». Per Abdullah la soluzione della crisi israelo-palestinese porterebbe sviluppi positivi ma Teheran «troverebbe altri modi per creare problemi… È un paese avventuroso, nel senso negativo del termine. Possa Allah evitarci di cadere vittime del loro male… La verità è che con loro abbiamo avuto relazioni corrette per anni ma al fondo di tutto è che non ci si può fidare di loro». Le parole del re si sommano ai ripetuti appelli sauditi affinché la comunità internazionale reagisca — con qualsiasi mezzo — per fermare i programmi nucleari dei mullah.
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