venerdi 01 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Giorgia Greco
Libri & Recensioni
<< torna all'indice della rubrica
Sharon Pomerantz, Ragazzo ricco 06/12/2010

Ragazzo ricco                                   Sharon Pomerantz
Traduzione di    M.L. Cantarelli
Frassinelli                                         Euro 19,50

A Oxford Circle, enclave ebraica nella Philadelphia anni 60, operai, impiegati pubblici e piccoli commercianti sbarcano malamente il lunario facendo i doppi turni per mandare i figli al college, mentre le mogli a casa collezionano buoni sconto e passano l’aspirapolvere. Ma il bel Robert Vishniak è un fuoriclasse, e spinto dalla madre che gli ripete “fai i soldi, fai i soldi”, lascia il nido per studiare legge e diventare avvocato a New York. Evita il Vietnam e sarà un “Ragazzo ricco”, ma al prezzo di un’identità confusa e piena di sensi di colpa. L’esordio di Sharon Pomerantz, che si legge d’un fiato, raccontando un altro decennio parla anche di un paese oggi in crisi, in cerca d’una definizione diversa di successo e fallimento.
Il suo Robert Vishniak è un self made man affascinante e solitario, in un’America in cui la divisione di classe è un codice sofisticatissimo. Da dove arriva il personaggio?
Volevo rievocare l’ambiente in cui sono cresciuta attraverso una figura capace di descriverlo per contrasto. Da qualche parte, nella mente degli americani e anche degli europei, c’è l’immagine dell’ebreo abile negli affari, una sorta di larvato antisemitismo. Ma la mia famiglia, e non solo la mia, era fatta di tassisti, idraulici, poliziotti. Gente che si sentiva perdente perché non riusciva a realizzare la promessa “lavora duro, sarai ricco”, un diktat del dna americano che porta enorme infelicità. Anche la recessione di oggi sta mettendo a nudo quell’aspetto: la ricchezza è un’ipotesi sempre più remota e ci mancano le alternative.
Imparando le regole della ricchezza il protagonista dimentica chi è. Un tema abusato dalla letteratura Usa. Non ne ha avuto paura?
Letterariamente ho un debito con il Grande Gatsby di Fitzgerald e Theodor Dreiser. Ma se mi dicono che sono la brutta copia del Philip Roth di Pastorale americana le assicuro che non mi ci riconosco.

Lara Crinò
La Repubblica delle Donne


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT