La regina Silvia di Svezia “Mio padre era un nazista”, questo il titolo dell'articolo di Marina Verna, a pag.19, sulla STAMPA del 03/12/2010.
Apparentemente una cronaca 'minore' sulla tragedia della Shoah, molto utile invece per capire la ragnatela di interessi, finora trascurati dalla storiografia 'maggiore', dei collaboratori di Hitler nei paesi europei.
Quanti Sommerlath l'hanno fatta franca ?
Ecco l'articolo:
Fantasmi del passato Walther Sommerlath con la moglie e la figlia alla cerimonia dei Nobel nel 1981. Con loro la zia del re, la principessa Lilian
Adesso la verità è lì, sullo schermo tv, ben documentata nella trasmissione dell’emittente svedese TV4 «Kalla fakta» - i fatti nudi e crudi - e virtualmente disponibile ai sette milioni di adulti della Svezia e a quelli del mondo intero: Walther Sommerlath, il padre della regina Silvia, era un nazista della prima ora ed è diventato ricco producendo armamenti nella fabbrica berlinese Wechseler & Henning, requisita a Efim Wechseler, un ebreo costretto a cederla in base alle leggi di Norimberga, che prevedevano l’«arianizzazione» dell’industria tedesca spogliando gli ebrei dei loro diritti e delle loro proprietà.
Con l’aiuto di Sommerlath, Efim Wechseler riparò in Brasile e il suo destino sarà raccontato nella prossima puntata del documentario. Walther Sommerlath sostituì la produzione di asciugacapelli e trenini giocattolo con quella di panzer e cannoni e divenne molto ricco.
La costernazione della regina è grande, perché questa verità era sempre rimasta sotto traccia, negata finché era stato possibile, poi solo parzialmente ammessa. Adesso invece Silvia deve pronunciare, attraverso un comunicato della Casa reale, quelle parole che mai avrebbe voluto pronunciare: «Sì, mio padre era un nazista, ma io l’ho saputo solo da adulta, e per questo non ho mai avuto occasione di discutere della questione con lui. Ne sono dispiaciuta».
A scoperchiare un po’ per volta la pentola è stato Mats Deland, uno storico e saggista svedese cinquantenne, che si occupa del Terzo Reich e in primavera ha pubblicato il saggio «Purgatorium» sui criminali nazisti riparati in Svezia e mai processati. Proprio nel corso di queste ricerche si è imbattuto nei documenti che riguardano Sommerlath.
Negli Anni Trenta l’industriale tedesco viveva in Brasile, dove dirigeva la società tedesca Acos-Burderus-do Brasil-Ltda. E già il primo dicembre 1934 - cioè appena un anno dopo la presa del potere da parte di Hitler - si iscrive al partito nazionalsocialista. Nel ’39 torna con la famiglia a Berlino - all’epoca c’è solo il primogenito Ralf, Silvia sarebbe nata nel 1943 - e rileva la Wechseler & Henning. Di questo si era già parlato quest’estate quando la regina per la prima volta era stata intervistata sull’argomento per un documentario tv e aveva detto che suo padre era sì iscritto al partito, ma non aveva mai avuto ruoli attivi. Quanto alla fabbrica, aveva una produzione civile: trenini, asciugacapelli, membrane per le maschere antigas destinate alla popolazione.
La verità uscita dal documentario trasmesso domenica da TV4 è un po’ diversa: sotto la proprietà e la direzione Sommerlath, la fabbrica si mise a produrre componenti per carri armati, pezzi di cannoni per la contraerea e altre parti meccaniche necessarie alla guerra. Non solo: per la AcosBurderus lavoravano anche prigionieri di guerra.
Che cosa si sapeva in famiglia? Quando, nel 1976, Silvia Sommerlath sposò Carlo Gustavo - che aveva conosciuto nel 1972 a Monaco in occasione delle Olimpiadi - il problema dell’eventuale passato nazista del suocero del re ovviamente si pose, ma Walther Sommerlath negò di essere mai stato nazista. È morto vent’anni fa, nel 1990, e finché è stato in vita il suo passato era un segreto ben custodito. D’altronde la Svezia aveva i suoi analoghi segreti sui legami con i gerarchi prima e dopo la guerra.
Le prime rivelazioni sono del 2003, quando sempre lo storico Mats Deland trova il documento che inchioda Sommerlath: la sua iscrizione al partito nazionalsocialista in data 1 dicembre 1934. La regina rifiuta qualunque commento. Il fratello Ralf racconta invece di aver chiesto al padre se la fabbrica fosse appartenuta a un ebreo, ma «lui mi disse di no».
E arriviamo all’estate 2010, quando la regina, nella sua prima intervista tv sul passato nazista del padre, specifica che «non era mai stato né politicamente attivo né soldato». Deland ha invece le prove di ciò che si produceva nella sua fabbrica. E questo confligge con la pretesa estraneità alla vita del Reich. Ieri è stato Ralf a prendere le difese del padre, definendo «menzogne e calunnie» le ultime informazioni su di lui. La regina, ha fatto sapere Palazzo Reale, è «terribilmente arrabbiata. E non ha motivo di commentare il contenuto di un programma tv».
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