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Informazione Corretta Rassegna Stampa
03.12.2010 Ecco come Hamas tratta i suoi prigionieri palestinesi a Gaza
Nella pagina il link a un video e la traduzione dal tedesco dell'audio

Testata: Informazione Corretta
Data: 03 dicembre 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione
Titolo: «Ecco come Hamas tratta i suoi prigionieri»

Ecco come Hamas tratta i suoi prigionieri palestinesi:

 

 

 

http://auslandsjournal.zdf.de/

Trasmissione dell‘1/12/2010 ore 23.15: GAZA Knast der Kollaborateure

(Traduzione dell'audio dal tedesco in italiano di Eva Teichmann )

Benvenuti nella prigione della morte di Hamas.

Con orgoglio Abu Zuhaib fa da guida agli stranieri e ci invita a fare un giro nel nuovo penitenziario di massima sicurezza a Gaza.

“Guardate qui, il pozzo e la bella costruzione danno subito una sensazione gradevole non appena uno entra qui dentro. Tutto è pulito; tutto intorno si trovano le celle dei detenuti.”

E’ quasi come in albergo – è quello che ci vogliono far credere. Uno dei guardiani in questo momento sta portando le vivande dall'esterno. Immagini queste che mal  si confanno con un’organizzazione terroristica.

Tuttavia, è da parecchio che Hamas si sta dando da fare onde essere riconosciuto come governo serio. E ora sembra che si aspettino da noi il film pubblicitario di circostanza. Il luogo dello sceneggiato prescelto sarebbe piuttosto delicato, perché dietro a queste sbarre stanno – così almeno sostiene Hamas – assassini e collaborazionisti che avrebbero spifferato dei segreti ad Israele. E non c’è niente al momento che Hamas tema di più.

Per noi tuttavia le spie sono proibite: al loro posto ci vanno vedere i presunti assassini.

Durante le interviste Abu Zuhaib sta lì ad ascoltare. Molti dei prigionieri qui dentro attendono da anni l’esecuzione della pena di morte.

Uno dei prigionieri si rivolge a noi senza che Abu Zuhaib se ne accorga: “Solo una volta ogni quindici giorni  c’è il permesso di ricevere visite e telefonate. Da dieci giorni ho un problema all’occhio, però non mi curano. Continuano a ripetere ‘domani, domani’, ma non succede niente.” E prosegue: “Chi qua dentro non appartiene a Hamas viene regolarmente torturato. E minacciano le nostre famiglie fuori dalla prigione. In cantina si trova la ghigliottina, quella sicuramente non ve la faranno vedere. Quella  toccherà a tutti noi qua dentro, solo che non sappiamo quando sarà il momento.”

Chiediamo al direttore del penitenziario,  Nasser Suleiman.  Che però non vuol sentir parlare di tortura, e in effetti non ci viene permesso di dare un’occhiata alla ghigliottina. Sarebbe  il ministero a decidere il momento dell’esecuzione della pena di morte; lui non farebbe altro che seguire gli ordini.

“Vi faccio notare che noi concediamo ai prigionieri, durante la loro presenza qui dentro, addirittura più privilegi di quanto preveda la legge. E nel momento in cui arriva la delibera dal ministero si applica la seguente regola: chi prima era nell’esercito viene fucilato, mentre gli altri vengono impiccati. “

Vogliamo sapere di più sui collaborazionisti, però Nasser Suleiman svicola:  il loro numero aumenta, è necessario toglierli dalla circolazione. Tutto qui, si limita a dire.

E’ iniziata sei mesi fa la campagna antispionaggio di Hamas a Gaza, avviata probabilmente in ragione del sempre maggiore successo degli israeliani nel reclutare spie. Succede in continuazione che miliziani di Hamas muoiono negli attacchi aerei da parte degli israeliani e si dà per certo che questi ultimi attingono non solo ad informazioni provenienti dai radar di sorveglianza elettronici . Hamas intende stabilire un esempio: ci sono processi istantanei ai quali segue immediatamente l’esecuzione capitale.

“Le organizzazioni dei diritti umani a Gaza sono impotenti. Non possono nemmeno accedere alle prigioni nelle quali sono recluse spie e detenuti politici. Giungono molte lamentele da quando è Hamas ad avere il controllo, soprattutto da parte di oppositori di Hamas, che però vengono imprigionati e torturati.”

E da quel momento a Gaza si diffonde la paura. Sono gli avversari nemici di Hamas che vengono arrestati, col pretesto di essere delle spie.

 All’interno del penitenziario troviamo molti elementi a conferma di questa tesi.  Nonostante il nostro “cicerone” Abu Zuhaib si dia da fare, riusciamo ad intervistare Muhammad. Non vuole che facciamo vedere il suo viso ma ci racconta la sua storia:

“Hamas arresta e condanna gente che non ha fatto niente, solo perché sono nemici politici. Nemmeno io sono una spia bensì un detenuto politico. E’ così Hamas esercita il suo potere”

Riduzione della pena in cambio delle preghiere: anche questo principio fa parte del regolamento della direzione del penitenziario. Chi prega con particolare zelo può sperare che il tempo che trascorrerà in prigione sarà ridotto.  In una cella piena di candidati alla pena di morte ciò varrà probabilmente solo per il carceriere Abu Zuhaib.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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