L'amministrazione Obama vuole colpire al Awlaki in Yemen Ma alcune associazioni per i diritti umani si oppongono e difendono il terrorista
Testata: Il Foglio Data: 02 dicembre 2010 Pagina: 1 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «Nemico interno»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 02/12/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo "Nemico interno".
al Awlaki
Washington. Un groviglio di paradossi lega la caccia degli americani a Julian Assange a quella dell’imam Anwar al Awlaki, nato in New Mexico e rifugiato nello Yemen, dove i droni americani di cui parlano i cablogrammi diffusi da Wikileaks (“continueremo a dire che sono missili nostri, non vostri”, diceva il presidente yemenita Saleh al generale David Petraeus) da mesi cercano di colpirlo. Come quella di Assange, anche la vicenda di al Awlaki non fa parte di un mondo lontano, ma è gravida di elementi che conducono all’America. Awlaki non è soltanto un cittadino americano, ma è il tramite degli attentati che dallo Yemen hanno messo in pericolo la sicurezza nazionale. Il maggiore Nidal Hasan, che ha ucciso 13 soldati nella base di Fort Hood, in Texas, era “uno dei miei studenti e ne sono onorato, ha fatto una cosa eroica”, ha spiegato Awlaki nell’unica intervista rilasciata; Umar Farouk Abdulmutallab, l’uomo che lo scorso natale è salito su un aereo diretto a Detroit con le mutande piene di esplosivo era legato all’imam, così come lo era Faisal Shahzad, l’attentatore di Times Square. Dallo Yemen provenivano i pacchi esplosivi trovati sugli aerei di FedEx e Ups e diretti a una sinagoga di Chicago. Sull’ultimo numero della rivista jihadista Inspire, il “capo delle operazioni estere” di al Qaida nella penisola araba descrive i dettagli dell’operazione: la scelta degli obiettivi, i materiali usati, lo studio della sicurezza negli aeroporti americani ed europei e persino la scelta dei nomi dei falsi mittenti dei pacchi, riferimenti al crociato Rinaldo di Châtillon e a un inquisitore spagnolo. Grazie al lavoro filologico di Thomas Hegghammer – fondatore del blog Jihadica – sappiamo che l’autore dell’articolo è lo stesso Awlaki, americano con un ruolo di primissimo piano nella gerarchia di al Qaida. L’Amministrazione Obama ha già emesso l’ordine di uccidere Awlaki e i voli dei droni sullo Yemen sono lì a dimostrarlo, ma la legittimità dell’operazione è messa in discussione da due colossi per la difesa dei diritti civili, Aclu e Ccr, che vorrebbero per Awlaki le stesse tutele garantite ai cittadini americani. Come nel caso di Assange, l’uomo in fuga nello Yemen è circondato da una nebbia fatta di cavilli e inestricabili paradossi legali.
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