Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/12/2010, a pag. 21, l'articolo di Alessandra Farkas dal titolo "Legge islamica in Oklahoma. La giudice sospende il bando".


Vicki Miles-LaGrange, Alessandra Farkas
NEW YORK — All’indomani delle elezioni dello scorso 2 novembre l’Oklahoma si vantò d’essere divenuto il primo stato americano ad aver preventivamente interdetto l’introduzione della sharia — ma anche del diritto internazionale — nelle corti dello Stato.
Ieri un giudice federale di Oklahoma City ha bloccato la certificazione del referendum in cui il 70 % degli elettori aveva espresso il suo consenso a emendare la costituzione statale per bandire la legge islamica e internazionale. L’ingiunzione del giudice Vicki Miles-LaGrange contro la famigerata «State Question 755» potrebbe di fatto spianare la strada all’abrogazione della nuova legge, prima ancora della sua entrata in vigore. Una mossa che ha scatenato il putiferio nello stato ultraconservatore dove Rex Duncan, deputato repubblicano al Congresso dell’Oklahoma e ideatore dell’iniziativa, ha definito la sharia «un cancro che ha già creato immani danni in Gran Bretagna». Dove l’Arcivescovo di Canterbury e il Presidente dell’Alta Corte di Giustizia le riconoscono un ruolo accanto alla commonlaw britannica.
Molti si sono chiesti come abbia potuto un magistrato arrogarsi il diritto di contravvenire al voto popolare. «Il pubblico ha il diritto di vedere applicata la volontà degli elettori — ribatte la Miles-LaGrange, — ma ha un interesse ancora più profondo e duraturo nel salvaguardare i diritti costituzionali di ciascun individuo».
Il tribunale ha insomma dato ragione a Muneer Awad, direttore esecutivo del Council on American-Islamic Relations, che aveva sporto denuncia chiedendo un divieto formale ad attestare l’idoneità dell’emendamento. «Mettere al bando la Sharia violerebbe i miei diritti costituzionali — sosteneva Awad — impedendo ai tribunali persino l’applicazione del mio testamento, dove chiedo di essere seppellito secondo i precetti islamici».
Dalla sua si sono schierate le associazioni per i diritti civili, che hanno condannato «una caccia alle streghe della destra contro una minoranza». I musulmani dello Stato sono circa 15 mila su una popolazione di quasi 4 milioni di abitanti. Non solo. La sharia non è mai stata applicata in Oklahoma, mentre nel resto degli Stati Uniti un’indagine rileva solo 17 casi in 11 Stati, su milioni di pratiche legali esaminate ogni anno dai tribunali.
«La nostra è una misura preventiva, mentre lo Stato è ancora in grado di difendere se stesso da quest’odiosa invasione», ribattono i difensori della legge in uno Stato dove l’unico attacco terroristico è stato perpetrato da un americano biondo e cristiano, Timothy McVeigh, che nel 1995 fece esplodere un edificio federale di Oklahoma City, uccidendo 168 persone di cui 19 bambini.
Nelle sue 15 pagine di motivazione il giudice ha tenuto a sottolineare come «uno dei precetti della sharia è l’obbedienza alle leggi di ciascun Paese», il che spiegherebbe «come mai i musulmani americani non praticano la bigamia, nonostante sia consentita dal Corano». «Bandire la Sharia spianerebbe la strada a fare lo stesso con la legge cristiana ed ebraica», aveva avvertito Leslie Griffin, docente di legge costituzionale all’Università di Houston e massima autorità in materia, «con enormi ramificazioni a livello nazionale in aree quali testamenti, divorzi, eredità e testamenti biologici».
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