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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Meir Shalev, E' andata così 29/11/2010

E’ andata così                                      Meir Shalev
Traduzione di Elena Loewenthal
Feltrinelli                                                Euro 16

Con l’illustrazione in copertina dell’art director israeliano David Polonsky di una massaia sorridente con un allegro abito rosso a pois bianchi che brandisce un aspirapolvere enorme con le ruote nere, il lettore ha un primo assaggio dell’ultimo esilarante romanzo di Meir Shalev.
Considerato uno dei principali esponenti della letteratura israeliana, Shalev - la cui vena ironica e poetica è apprezzata in tutto il mondo – nasce nell’anno della formazione dello Stato di Israele da una delle famiglie fondatrici di Nahalal, il primo moshav sorto in Erez Israel nel 1921.
Presentatore di sketch comici alla televisione e alla radio debutta nel mondo della narrativa con il romanzo “La montagna blu”. Il successo che riscuote si conferma con i libri successivi, vincitori di premi prestigiosi tra i quali il Benner Prize e il Premio Adei Wizo, e tradotti in oltre venti lingue.
Dopo la meravigliosa storia d’amore raccontata ne “Il ragazzo e la colomba”, una vicenda epica sullo sfondo della Guerra di Indipendenza del 1948, è la Storia di una nonna diversa, strana, imprevedibile, “davvero speciale” e del suo gigantesco aspirapolvere della General Electric, lo sweeper giunto dall’America, a catturare il lettore fin dalle prime pagine con la magia della sua scrittura.
Ma è bene andare con ordine perché l’ultimo romanzo di Shalev “E’ andata così” è molto più di una storia ricca di ironia, di dolcezza e commozione.
E’ un pezzo di Storia israeliana raccontata attraverso le vicende, ora sconcertanti ora esilaranti, della sua famiglia di origine giunta nella Terra promessa con la seconda aliyah nei primi anni del Novecento.
Convinto sionista e socialista è il nonno materno Aronne, originario di Makarov in Ucraina e marito di Tonia, sorella della prima moglie morta di malaria nel 1920.
Dalla loro unione burrascosa sulla quale Shalev concentra la sua vena umoristica, nasceranno cinque figli, fra i quali Batya, madre dell’autore, che accompagneranno il lettore deliziandolo con una miriade di racconti in bilico fra il verosimile e l’impossibile.
L’incontro con nonna Tonia, che insieme al famigerato sweeper è il fulcro attorno al quale si declina la trama del romanzo, avviene fin dalle prime pagine; dopo aver partecipato ad un incontro pubblico con le unghie laccate di un rosso brillante (un simpatico scherzo delle sue nipotine), lo scrittore israeliano apprende che le persone presenti, pur entusiaste del suo intervento, non avevano potuto esimersi dal commentare: “…che cosa pretendi da lui? Ha preso da Tonia. Era matta come lui. Sono fatti così in quella famiglia”.
E in effetti Tonia è un personaggio davvero imprevedibile: piccola di statura ossessionata dalla pulizia al punto da suscitare commenti sarcastici da parte di vicini e parenti, dotata di un temperamento deciso, seppur diffidente, si abbandona ad espressioni talmente fiorite da diventare un patrimonio familiare comune per figli, nipoti e nuore, condiviso allegramente da tutti.
Un assaggio è già nel titolo stesso del romanzo: E’ andata così, quasi un intercalare con il quale si dava inizio ad ogni racconto e che veniva ripreso anche dalla madre di Meir ogni qualvolta si affacciava l’occasione di narrare una storia di famiglia.
E’ con l’adagio “non mi erediterete da viva” rivolto al nipote prediletto Meir o a chiunque altro esprimeva il desiderio di possedere un oggetto che le apparteneva che nonna Tonia rimarcava il suo concetto di proprietà.
Se con l’affettuoso “come sei zu” dava il benvenuto al nipotino in visita a Gerusalemme riempiendogli subito dopo la bocca di panna, è preparando con sollecitudine il “zaciglio” per Meir e la nuova ragazza di turno (ribadendo peraltro che le ragazze vanno cambiate “come le calze”) che esprimeva la sua concezione moderna della vita: una donna di larghe vedute nonna Tonia che riusciva ad affascinare anche le nuove conquiste del giovane Meir.
Le sue doti di educatrice invece si esplicitavano con “ti faccio a pezzi” quando le figlie Batya e Betsabea cercavano di sfuggire al rito opprimente delle pulizie, preferendogli – Dio non voglia – lo studio e la scuola decisamente meno stancanti.
L’ossessione di nonna Tonia per la pulizia si concretizzava nel divieto di entrare in casa per non portare fango in inverno e polvere d’estate e nel tenere il bagno rigorosamente chiuso, in quanto luogo generalmente deputato a ripulirsi quando …… si è sporchi!
Ed è con una certa indulgenza e un pizzico di ironia che Shalev racconta di come in casa di nonna Tonia si potesse fare la doccia solamente “con una specie di tubo sul muro della stalla mentre i piccoli nel trogolo….una grande vasca di cemento” e ovviamente in compagnia delle mucche!
Con queste premesse è naturale che l’altro protagonista del romanzo (lo sweeper!) rivesta un ruolo di grande rilievo.
Il cognato Isaia che all’inizio del ‘900 aveva lasciato l’Ucraina per fare fortuna nella capitalista America invece di realizzare il sogno socialista e sionista del fratello Aronne, dopo essersi visto restituire i dollari che aveva inviato per aiutare la famiglia che viveva in Israele – in un momento di particolari ristrettezze e austerità – aveva deciso di vendicarsi con un regalo davvero originale. Nella valle di Iezreel non si era mai visto un dono così prestigioso: scaricato dal carretto di zio Isacco dopo un lungo e periglioso viaggio da un’enorme contenitore in legno, costellato di timbri e indirizzi – direttamente dall’America – ecco apparire dinanzi agli occhi increduli di nonna Tonia un aspirapolvere massiccio con un serbatoio cromato, dotato di un tubo enorme e di silenziose ruote di gomma: uno strumento perfetto per assecondare l’ossessione per la pulizia di nonna Tonia. E allora perché l’aspirapolvere dopo alcuni giorni di onorato servizio viene rinchiuso nel bagno? Se vi siete già fatti un’idea di nonna Tonia impiegherete poco a scoprirlo e in ogni caso non intendo rovinarvi il piacere della lettura!
In questo meraviglioso mosaico di racconti imprevedibili, di misteri e situazioni esilaranti tenuti insieme come perle di una collana da quel sottile filo di umorismo che da il ritmo a tutta la narrazione, anche gli animali occupano un posto di tutto rispetto a cominciare dal cavallo Whitney che aveva il vezzo di fuggire di casa “per un’incursione notturna dalle cavalle” per proseguire con l’asina Ah considerata “l’asina più intelligente e astuta della valle e fors’anche del globo”, senza dimenticare le galline che fuggono per l’aia quando era ora di preparare il brodo.
E’ una straordinaria immersione nel mondo contadino quella che vive Meir Shalev nei due anni che trascorre a Nahalal e che non esita a definire “il periodo più bello di tutta la mia infanzia e giovinezza” scandito dai ritmi della natura e arricchito dall’intimità quotidiana con la grande e animata famiglia della madre “con i suoi colori, le sue storie, i ricordi, le gioie e i sentimenti”.
Questo romanzo è un prezioso omaggio alla memoria di una nonna che con i racconti sul suo paese d’origine, Rokitno in Ucraina, regala al nipote prediletto una straordinaria lezione di letteratura, al punto che in occasione di un invito a Mosca, ricevendo un complimento particolarmente gradito, lo scrittore ha affermato con orgoglio di sentirsi influenzato da scrittori come Gogol, Bulgakov, Nabokov e naturalmente…..nonna Tonia.
E’ un Israele rurale quello che descrive Shalev, lontano dalla guerra che avvelena i rapporti quotidiani e inaridisce gli animi; grazie alla sua straordinaria arte narrativa e ad una profonda capacità descrittiva ci regala tele di semplicità spiazzante, con pennellate di colori sgargianti e intensi che restituiscono il volto incantevole del paesaggio israeliano.
E’ andata così è un libro che si legge con grande divertimento e riconcilia con l’antico piacere di lasciarsi trasportare dal fascino di “ascoltare” storie da cui si dipanano, come tanti fiumi, una miriade di racconti che finiscono per confluire nel mare di un romanzo indimenticabile.

Giorgia Greco


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