Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Egitto: Gamila Ismail, laica, in opposizione a Mubarak Cronaca di Cecilia Zecchinelli
Testata: Corriere della Sera Data: 29 novembre 2010 Pagina: 17 Autore: Cecilia Zecchinelli Titolo: «Single e senza velo, in lotta contro Mubarak»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/11/2010, a pag. 17, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Single e senza velo, in lotta contro Mubarak ".
Gamila Ismail
IL CAIRO — È l’unica cosa già ora sicura sul futuro parlamento egiziano: le elezioni di ieri segnate da brogli, violenze e un morto e dal previsto crollo dei Fratelli musulmani (di quanto si saprà dopo il ballottaggio del 5 dicembre) hanno visto di sicuro l’ingresso in massa delle donne nel «Maglis».
Grazie alle quote varate per la prima volta, 64 dei 508 seggi sono riservati a loro, oltre a quelli eventualmente vinti fuori da questo sistema. Salutate da alcuni come una «rivoluzione», per altri (a partire dalle femministe) un’ i dea umiliante e antidemocratica, le quote cambieranno il Parlamento almeno nell’aspetto, dicono gli scettici: oggi le candidate sono solo otto, tre elette nel 2005 e cinque nominate personalmente dal raìs Hosni Mubarak.
«Sono del tutto contraria a questi seggi femminili, è solo un trucco del regime per raccogliere ancora più deputati e farsi bello all’estero. E mi sono candidata come indipendente fuori dalle quote», dice Gamila Ismail, 44 anni, notissima perché volto della tv di Stato per dieci anni, poi per aver guidato nelle presidenziali del 2006 la campagna del (ex) marito Ayman Nour. Nei quattro anni di carcere di Nour (il prezzo pagato per aver sfidato il raìs), Gamila si è battuta con tenacia per far liberare lui e i tanti prigionieri politici. Ora, divisa dal marito (i media ne han parlato per mesi) vuole andare avanti da donna single e dissidente. «Non è facile in un Paese così maschilista e repressivo e il mio avversario nel collegio di Cairo centro è potentissimo, miliardario e del partito di governo Ndp — aggiunge —. Ma devo provare: il mio nemico numero uno è la corruzione. Il mio motto è simile a quello dei Fratelli: loro dicono che la soluzione è l’Islam. Io che lo sono i giovani, a cui chiedo partecipazione politica o per l’Egitto è finita».
Anche lei senza hijab nei poster e negli incontri per strada con i suoi potenziali elettori, Mediha Khattab sarà invece certo eletta con le quote. Prima donna rettore della Facoltà di medicina del Cairo, capo della commissione salute del Ndp, è vicinissima alla first lady Suzanne Mubarak e concilia tradizione e modernità. Il suo motto è «costruiamo insieme, uomini e donne» (nell’ordine), il suo obiettivo «migliore istruzione per tutti». Ma pur nel rispetto del regime che in pochi ormai tollerano, Mediha qualcosa probabilmente farà: sotto la guida della potente sorella Moushira, e di madame Suzanne, ha già contribuito a ridurre di molto le mutilazioni genitali femminili, una volta inflitte al 90% e più delle bambine. Interessante anche perché della minoranza cristiana copta pochissimo rappresentata ai vertici politici del Paese, Mona Makram-Ebeid appartiene al Wafd, lo storico partito liberale passato da poco (ufficiosamente) a fianco del raìs. Combattiva e molto «americana» (ha studiato in Usa e insegna scienze politiche all’Università americana del Cairo), chi la conosce è certo che se eletta si farà sentire in Parlamento. E «toste» sono molte altre candidate come la «sorella musulmana» Wafaa Mashhur, una delle 10 in corsa per il movimento islamico o la nasseriana Sowad Abdelhamid, storica femminista dagli anni 70, giornalista e autrice di libri che ora dice «perfino le quote van bene pur di darci una voce». Sempre ammesso, come gran parte dell’opposizione, degli analisti ma anche della gente ormai dubita, che il Parlamento una vera voce ce l’abbia in Egitto.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante