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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.11.2010 Lo Stato palestinese non c'è perchè sono i palestinesi a non volerlo
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 novembre 2010
Pagina: 58
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Se i palestinesi preferiscono Israele, addio 'due popoli, due Stati'»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA d ogg, 27/11/2010, a pag. 58, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " Se i palestinesi preferiscono Israele, addio 'due popoli, due Stati' ".


Davide Frattini

E' da anni che Informazione Corretta scrive che se lo Stato palestinese non esiste è perchè sono gli stessi palestinesi a non volerlo.
Ora se n'è accorto anche il Corriere della Sera. Complimenti a Davide Frattini per il suo articolo.

Ora che perfino Benjamin Netanyahu si è rassegnato all’idea di uno Stato palestinese («demilitarizzato», come da discorso all’Università Bar Ilan, 14 giugno 2009), sembrano i palestinesi ad aver perso interesse e passione per una patria autonoma. Il premier Salam Fayyad, un indipendente che ha studiato e lavorato negli Stati Uniti, è l’unico a credere ancora a quel progetto di Fatah formulato dopo i sei giorni di guerra nel 1967. A crederci e a metterci un po’ di vigore politico perché si realizzi. Il movimento nazionalista plasmato da (e attorno) Yasser Arafat è in declino. Hamas non ne ha mai fatto parte e il nazionalismo resta per gli integralisti che comandano a Gaza meno importante dell’identità religiosa islamica.

«In Cisgiordania e in Israele — scrive Danny Rubinstein sulla rivista americana Dissent — la maggioranza sembra volere la soluzione dei due Stati per due popoli, eppure la situazione attuale sta spingendo verso uno Stato solo per due popoli». Rubinstein è l’analista israeliano che di più conosce i palestinesi. Racconta delle nuove generazioni, dei leader più giovani, cresciuti con un legame meno stretto con il resto del mondo arabo rispetto alla cerchia del presidente Abu Mazen (ha vissuto in Qatar). «Conoscono Tel Aviv e la realtà israeliana meglio di Damasco o il Cairo. Preferirebbero combattere per l’eguaglianza dei diritti in un unico Paese bi-nazionale piuttosto che sforzarsi in una battaglia senza speranze». Le speranze vengono soffocate anche da l e g g i c o me quella votata pochi giorni fa dal parlamento israeliano: per lasciare zone come Gerusalemme Est in un futuro accordo di pace sarà necessaria una maggioranza di 80 deputati o un referendum popolare.

Così negli ultimi due anni 12 mila arabi che vivono nella parte orientale della città sono riusciti a ottenere la cittadinanza israeliana. L’hanno chiesta senza imbarazzi, quasi con orgoglio, una volta sarebbero stati bollati come traditori o collaborazionisti.

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