Recep Erdogan a Beirut attacca Israele Michele Giorgio entusiasta ripete le sue accuse
Testata: Il Manifesto Data: 26 novembre 2010 Pagina: 8 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Tensioni in Libano. Turchia e Israele ancora ai ferri corti»
Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 26/11/2010, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Tensioni in Libano. Turchia e Israele ancora ai ferri corti".
Hezbollah Michele Giorgio Recep Erdogan
Nel suo articolo, Michele Giorgio dà prova di conoscere la capitale della Turchia, ma non quella di Israele, chissà se prima o poi riuscirà ad impararla. Difficile stabilirlo, visto che la sua memoria è già totalmente occupata a ricordare i dati che ripete pedantemente in tutti i suoi articoli contro Israele : "Il premier turco Erdogan ha confermato ieri a Beirut che rimane aperto lo scorso politico e diplomatico tra Ankara e Tel Aviv cominciato durante l’offensiva israeliana «Piombo fuso » di due anni fa a Gaza (1.400 palestinesi uccisi,migliaia feriti) e che ha toccato il punto più critico quando i commandos dello stato ebraico uccisero lo scorso 31 maggio nove civili turchi sulla nave Mavi Marmara, parte della Freedom Flotilla diretta a Gaza". Quelli sulla flottiglia non erano semplici 'civili', erano armati. Lo dimostrano le foto, i filmati e le ferite riportate da alcuni dei soldati. Per quanto riguarda la guerra a Gaza, Giorgio non ricorda (altra amnesia, come per la capitale di Israele?) che i morti sono in maggioranza terroristi di Hamas che, per nascondersi, ha usato scudi umani. " Il primo ministro turco fa sapere al governo Netanyahu che il suo paese è ben consapevole che Israele pianifica un nuovo conflitto in Libano con il movimento sciita Hezbollah, preludio, forse, di quella guerra tra Tel Aviv e Tehran che si ritiene sempre più vicina. L’avvertimento di Erdogan è giunto poche ore dopo la conclusione della riunione dei sette ministri del gabinetto di sicurezza israeliano, presieduto da Netanyahu, convocato per fare il punto sulla situazione interna libanese. " Secondo Erdogan ( e Giorgio non prende le istanze dalle sue dichiarazioni) Israele sta cercando un pretesto per scatenare una guerra contro il Libano prima, contro l'Iran poi. Non si capisce in base a quali elementi Giorgio possa scrivere una cosa simile. Non è Israele a cercare la guerra, ma Hezbollah in Libano. E non è Israele a minacciare un altro Paese, ma l'Iran. Eppure, secondo Giorgio, chi si prepara ad attaccare è Israele. Prepararsi alla difesa significa attaccare? Ecco il commento di Michele Giorgio circa il ritiro di Israele da Ghajar : "Ghajar, sul confine tra i due paesi, dal quale Israele ha deciso di ritirarsi dopo averlo occupato per anni. La liberazione di Ghajar perciò rischia di diventare un'esca per ilmovimento sciita di HassanNasrallah e di sprigionare la scintilla di un conflitto ampio e distruttivo". Israele, qualunque cosa faccia, sbaglia sempre e comunque. 'Occupa' Ghajar concedendo la cittadinanza a tutti i suoi abitanti? Sbaglia. Si ritira e cede al Libano il villaggio conteso? Sta solo lanciando un'esca a Hezbollah per scatenare la guerra. Un' 'analisi' talmente assurda da poter trovare spazio solo sulle pagine del quotidiano comunista. Segue il solito sfoggio pedante di numeri sull'ultima guerra in Libano, questa volta con la comparazione dei morti libanesi e quelli israeliani : "ben peggiore di quello di 4 anni fa che provocò circa1.200 morti libanesi, in gran parte civili (le vittime israeliane furono 163, 120 soldati e 43 civili). ". L'attenzione di Giorgio per i morti israeliani non ha nulla a che vedere con un presunto barlume di umanità e correttezza. Serve solo a dimostrare la sproporzione dei mezzi bellici israeliani e quelli libanesi. Dato che Israele è dotato di un esercito migliore, secondo la visione distorta di Giorgio, non dovrebbe rispondere agli attacchi di Hezbollah. Ecco il pezzo:
Il premier turco Erdogan ha confermato ieri a Beirut che rimane aperto lo scorso politico e diplomatico tra Ankara e Tel Aviv cominciato durante l’offensiva israeliana «Piombo fuso » di due anni fa a Gaza (1.400 palestinesi uccisi,migliaia feriti) e che ha toccato il punto più critico quando i commandos dello stato ebraico uccisero lo scorso 31 maggio nove civili turchi sulla nave Mavi Marmara, parte della Freedom Flotilla diretta a Gaza. «Israele pensa forse di poter entrare in Libano con gli aerei più moderni e i tank per uccidere donne e bambini, usare bombe a grappolo, e si aspetta che noi rimaniamo in silenzio?», ha detto Erdogan intervenendo ad una conferenza organizzata a Beirut. Il primo ministro turco fa sapere al governo Netanyahu che il suo paese è ben consapevole che Israele pianifica un nuovo conflitto in Libano con il movimento sciita Hezbollah, preludio, forse, di quella guerra tra Tel Aviv e Tehran che si ritiene sempre più vicina. L’avvertimento di Erdogan è giunto poche ore dopo la conclusione della riunione dei sette ministri del gabinetto di sicurezza israeliano, presieduto da Netanyahu, convocato per fare il punto sulla situazione interna libanese. Dei risultati dell’incontro la stampa locale ha riferito poco ma il governo israeliano sostiene che il movimento sciita si starebbe preparando a compiere un «colpo di stato» in reazione all’eventuale incriminazione di suoi membri da parte del Tribunale Speciale per il Libano (Tsl) incaricato di fare luce sull’assassinio dell’ex premier Rafiq Hariri. Uno sviluppo che, afferma Tel Aviv, porterebbe l’Iran (alleato di Hezbollah) a ridosso della frontiera con Israele. Il governo Netanyahu ha anche lanciato ammonimenti riguardo la «presenza» di militanti diHezbollah nel villaggio libanese di Ghajar, sul confine tra i due paesi, dal quale Israele ha deciso di ritirarsi dopo averlo occupato per anni. La liberazione di Ghajar perciò rischia di diventare un'esca per ilmovimento sciita di HassanNasrallah e di sprigionare la scintilla di un conflitto ampio e distruttivo, ben peggiore di quello di 4 anni fa che provocò circa1.200 morti libanesi, in gran parte civili (le vittime israeliane furono 163, 120 soldati e 43 civili). Tuttavia Erdogan mercoledì ha previsto che le incriminazioni del Tsl non arriveranno prima di un anno, smentendo le voci che parlano di un annuncio entro la fine del 2010. Sarebbe quella la soluzione più semplice per far calare la tensione nel paese in attesa di un compromesso politico sull’attentato a Rafiq Hariri. Il quotidiano libanese al Akhbar ieri ha riferito che il presidente siriano Assad si recherà nei prossimi giorni in Qatar per sviluppare l’iniziativa messa in campo da Riyadh eDamasco per scongiurare l’escalation in Libano. Si parla di un nuovo «accordo di Doha», un'intesa simile a quella che nel 2008 pose fine agli scontri tra gli schieramenti avversari in Libano. Intanto domani il premier libanese Saad Hariri sarà a Tehran per cementare i rapporti con l’Iran sempre più stretti dopo la visita del mese scorso a Beirut dal presidente Ahmadinejad.
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