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" Visita di Frattini a Gaza. Ma non è più il progetto iniziale "
Era stato Avigdor Lieberman ad invitare il nostro Ministro degli Esteri Franco Frattini lo scorso giugno a visitare Gaza insieme ad altri colleghi europei per rendersi conto di come nella striscia non ci fosse nessuna crisi umanitaria, come leggiamo spesso sui nostri giornali. Avevano aderito il francese Bernard Kouchner, il tedesco Guido Westerelle, l’inglese William Hague e lo spagnolo Miguel Moratinos. Un progetto innovativo, andate a vedere senza il paraocchi della propaganda, aveva suggerito Lieberman, rendetevi conto di come vive la popolazione sotto il potere assoluto di Hamas, un movimento integralista islamico che proprio Frattini aveva contribuito a far includere nel 2003 dall’Unione Europea nella lista delle organizzazioni terroriste. Come non vi siano garantiti libertà di espressione, di stampa, diritti civili, in sostanza verificare quanto Israele abbia tutte le ragioni per doversi difendere. Il caso della flotilla turca e il tentivo di linciaggio dei militari israeliani era ancora a luglio una notizia ‘calda’. Il progetto, sottoscritto subito da tutti, è però rimasto sulla carta. Westerwelle e Hague sono andati per conto loro all’inizio di novembre, hanno seguito docili la guida della UE, non si sono incontrati con Hamas, la loro visita non ha lasciato tracce, nemmeno una dichiarazione. Oggi ci andrà Frattini, dopo i colloqui a Gerusalemme con il governo Netanyahu, nei quali si è fatto portavoce delle richieste americane in merito ai colloqui israelo-palestinesi. Niente di nuovo, il consueto appello per convincere Israele a ripristinare il congelamento delle costruzioni nei territori, come se fosse questo l’impedimento ad un accordo tra Bibi e Abu Mazen. Una visita di routine che non passerà alla storia, nel più puro stile UE, tanta retorica, molti buoni sentimenti. Speriamo che almeno l’incontro di ieri con il coordinatore delle attività nei territori, Eitan Dangot, gli sia stato utile per avere informazioni di prima mano su Gaza, visto che l’UNWRA, l’agenzia dell’Onu che dal 1948 si occupa dei profughi palestinesi, provvede abitualmente a distribuire informazioni che tali non dovrebbero essere chiamate, propaganda è la parola più corretta. Che a Gaza non si viva in condizioni invidiabili è certo, ma questo va attribuito a chi governa la striscia, essendo la principale occupazione di Hamas quella di combattere Israele invece di preoccuparsi del benessere della popolazione. Insomma, tanto rumore per nulla, la politica estera della UE continuerà ad essere quella diretta dalla baronessa Catherine Ashton, che già aveva mal digerito il progetto del convoglio per Gaza dei ministri degli esteri europei.Adesso tutto rientra, come sempre, sotto il suo controllo. Le migliaia di burocrati dell’UNWRA sono rassicurati, nulla cambia, il loro posto è garantito. Chi sperava che la nostra politica estera mediorientale fosse in grado di distinguersi , pur apprezzando la buona volontà di Frattini, sarà rimasto deluso. Il copione è sempre lo stesso. |
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