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Il Foglio Rassegna Stampa
24.11.2010 I metodi dell' Anp non sono diversi da quelli di Hamas
Un blogger rischia la pena di morte in Cisgiordania per apostasia

Testata: Il Foglio
Data: 24 novembre 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Brucia, blogger blasfemo»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 24/11/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo "Brucia, blogger blasfemo".
(Nella foto a destra Abu Mazen, alle spalle Khaled Meshaal)

Roma. “Bruciatelo vivo!”, scrivono commentatori arabi. Se la condanna a morte non sarà fermata da una pressione internazionale il blogger palestinese Waleed Husayn sarebbe il primo palestinese a venire perseguitato per le proprie idee dall’Anp di Abu Mazen in Cisgiordania. Simili casi sono avvenuti in Egitto, Siria, Iran e Arabia Saudita. E’ la prima volta che accade nelle terre del partner “moderato” d’Israele e degli Stati Uniti. Il blogger ha ventisei anni e vive a Qalqilya, cittadina che dista a poche miglia dalla Linea verde che separa Israele dai Territori palestinesi. A fine ottobre Waleed era stato arrestato mentre si trovava, come ogni giorno, in un piccolo internet cafè della sua città. Secondo le autorità palestinesi sarebbe lui “l’apostata” che da tempo, con il nome di Waleed al Husseini, si prendeva gioco dell’islam in rete.
L’accusa, se confermata, potrebbe costargli la vita, come hanno lasciato intendere i magistrati palestinesi e gli attivisti dei diritti umani. Un gruppo su Facebook sta addirittura chiedendo la sua esecuzione. C’è chi parla del suo arresto anche come di un tentativo di difenderlo dal linciaggio, rischio certo se il blogger fosse rimasto in circolazione. In passato persino le prigioni sono state assaltate da gruppi armati che si impossessavano dei presunti “collaboratori” per linciarli.
A Tulkarem otto prigionieri furono prelevati dalle celle e uccisi. I loro corpi rimasero esposti in una via del centro per molte ore. La chiamano “Intrafada”, l’Intifada intestina tra palestinesi. Secondo l’Autorità nazionale palestinese, Waleed avrebbe promosso l’ateismo (il peccato più grave nell’islam). E’ stata una circolare del ministero dell’Interno dell’Anp, che invita alla vigilanza i proprietari d’internet cafè, a smascherare Waleed. Oltre al suo profilo Facebook, che nel frattempo è già stato cancellato, il blogger avrebbe anche pubblicato alcuni saggi in arabo sul sito internet Noor al Aqel (Luce della ragione) e in inglese su Proud Atheist, identificandosi come “un ateo di Gerusalemme”. Secondo quanto scrive il New York Times, i saggi presentano “argomenti sofisticati con uno stile schietto e audace”.
In uno di questi, intitolato “Perché ho abbandonato l’islam”, Waleed al Husayn scrive che i musulmani “credono che tutti quelli che lasciano l’islam siano o un agente o una spia di qualche stato occidentale, di solito Israele,” e che non capiscono che “le persone sono libere di pensare e di credere in quello che vogliono”. In qualche altro passaggio si è spinto ancora più in là descrivendo Allah come un “Dio antropomorfo primitivo”. Il suo gruppo su Facebook aveva raggiunto settemila contatti.
Anche Hamas a Gaza ha iniziato da tempo a monitorare Internet in cerca di blasfemi. I proprietari degli internet cafè sono costretti a controllare l’attività dei loro clienti e allertare gli agenti dell’intelligence se individuano qualcosa che possa andare in qualche modo contro Hamas e la sua interpretazione dell’islam. Così il ministro dell’Interno di Ramallah ha redatto una circolare con la quale invita alla vigilanza tutti i proprietari d’internet café. Waleed era finito nel mirino dei censori quando aveva definito l’islam “una fede cieca che fa prosperare nella mente degli uomini irrazionalità e ignoranza”. Persino la famiglia ha preso le distanze dal figlio: “Ci ha disonorati”. Nel West Bank c’è anche chi chiede che venga ucciso in piazza, in modo che serva da monito per tutti gli altri.
L’Autorità nazionale palestinese è molto preoccupata della crescita di consensi che sta ricevendo in Cisgiordania il movimento islamico di Hamas al potere nella Striscia di Gaza. A farne le spese per primo potrebbe essere uno dei rarissimi blogger arabi ad avere avuto il coraggio di criticare “una religione autoritaria che non rispetta la libertà dell’individuo e che è facilmente identificabile con i verdetti barbarici che emette, come la lapidazione delle adultere, la punizione dei gay e l’uccisione degli apostati”.

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