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Il Foglio Rassegna Stampa
23.11.2010 Quando i risultati dell'inchiesta sull'omicidio Hariri saranno resi pubblici il Libano piomberà nel caos
Analisi del Foglio

Testata: Il Foglio
Data: 23 novembre 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Un nuovo documento sul caso Hariri spinge Beirut alla guerra civile»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 23/11/2010, a pag. 1-4, l'articolo dal titolo " Un nuovo documento sul caso Hariri spinge Beirut alla guerra civile ".


Hassan Nasrallah

Roma. Hezbollah non ha soltanto pianificato l’attentato contro l’ex premier libanese Rafiq Hariri, ucciso a Beirut nel 2005, ma ha anche eliminato chi tentava di trovare la verità sulla strage. E’ quanto risulta da un’inchiesta della Cbc (Canadian Broadcasting Corp.) ripresa dal quotidiano israeliano Haaretz. Il 10 dicembre, il Tribunale speciale per il Libano costituito dall’Onu farà i nomi dei mandanti dell’omicidio. Da quel momento, la crisi politica che colpisce il Libano potrebbe diventare una guerra civile. I sospetti riguardano la classe dirigente di Hezbollah, ma il leader del Partito di Dio, Hassan Nasrallah, minaccia di “tagliare le mani a chi oserà infangare il nostro nome”. Secondo Nasrallah, “il Tribunale dell’Onu non è altro che uno strumento nelle mani di Israele”. L’inchiesta della Cbc prova che i dirigenti di Hezbollah hanno avuto contatti telefonici con gli esecutori materiali dell’omicidio prima e dopo la strage. Anche il capo scorta di Hariri, Wissam al Hassan, sarebbe fra i complici degli attentatori: un investigatore dell’Onu, Garry Loeppky, dice che al Hassan è scampato alla morte perché il giorno dell’attacco era all’università “a sostenere un esame”, ma il suo alibi è definito “debole e inconsistente”. Al Hassan ha ricoperto incarichi decisivi nell’amministrazione libanese, negli ultimi anni è stato l’ufficiale di collegamento fra gli apparati di Beirut e gli inquirenti delle Nazioni Unite, e ora si pensa che abbia cercato di inquinare le indagini del Tribunale speciale. La posizione scabrosa di al Hassan era già stata denunciata in un rapporto dell’Onu che porta la data del 10 marzo 2008, ma il documento non ha avuto seguito. L’accusa più grave nei confronti dell’Onu è la mancata protezione di chi ha indicato gli esecutori e i mandanti della strage di Beirut. Come il capitano Wissam Eid del dipartimento dei servizi d’informazione delle Forze di sicurezza libanesi. Eid ha eseguito la perizia sul traffico telefonico nelle cellule in funzione sul luogo dell’attentato. Per la Cbc, “il suo rapporto è stato inserito nel database dell’Onu da qualcuno che non lo ha capito, o non era interessato a portarlo avanti”. Per questo motivo, sostiene la Cbc, il lavoro prezioso di Eid è rimasto a lungo in un cassetto. “Il dossier è stato ritrovato diciotto mesi più tardi, e l’ufficiale è stato ucciso nel giro di una settimana. Nessuno, al Tribunale dell’Onu, si era occupato di lui”. Il giorno del verdetto si avvicina e tutto, a Beirut, lascia pensare che la guerra sia inevitabile. Un generale dell’esercito, Michel Aoun, fedele a Hezbollah, dice che il Partito di Dio “reagirà violentemente alle accuse del Tribunale: coloro che si considerano innocenti potrebbero scatenare una crisi militare”. Nasrallah invita il governo a boicottare il processo e chiede di rinnegare lo “strumento di Israele”. Il suo movimento è sponsorizzato dalla Siria e dall’Iran, che lo finanziano e gli garantiscono forniture militari – Hezbollah possiede missili Fateh-110, M-600 e Scud D, ed è in grado di colpire con precisione obiettivi lontani trecento chilometri. Il premier libanese, Saad Hariri, ha affermato che il suo governo offrirà “il massimo rispetto ai risultati dell’inchiesta dell’Onu”, sfidando le minacce di Nasrallah e gli avvertimenti dei generali vicini agli islamisti. Saad è il figlio di Rafiq e ha il sostegno dei sauditi. Nonostante le rivalità, il governo di Ryad e quello di Damasco vogliono un accordo per evitare una guerra civile che avrebbe conseguenze disastrose sulla regione. Le trattative sono complicate, anche perché il re saudita Abdullah è malato e lascia gradualmente il potere al principe Abdul Aziz. Proprio ieri, Abdul Aziz è stato a Damasco per raggiungere un patto con il presidente siriano, Bashar al Assad. L’incontro non ha fornito risultati significativi e non si aspettano grandi novità da quello che Assad avrà con un altro mediatore, il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, che sarà ricevuto in Siria nei prossimi giorni. Anche Hariri, questo fine settimana, lascerà Beirut alla ricerca di una soluzione. Sarà a Teheran per un incontro privato con il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. La visita durerà due giorni e Hariri avrà con sé una grande delegazione, come riportano fonti del governo. Per i due è il secondo vertice in due mesi: il 13 ottobre è stato Ahmadinejad a raggiungere Beirut, un’occasione per allargare la propria influenza sul Libano e lanciare una nuova sfida allo stato di Israele. Nel 2006, Hezbollah e Israele hanno combattuto una guerra di 34 giorni. Il governo di Gerusalemme ha annunciato la scorsa settimana che abbandonerà i quartieri Ghajar, un villaggio nel Libano del sud che i due paesi si contendono. Gli ultimi sviluppi dell’inchiesta Hariri hanno convinto il premier israeliano, Banjamin Netanyahu, a dire che “non si può lasciare Ghajar a Hezbollah”.

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