Anthony Majanlahti – Amedeo Osti Guerrazzi, Roma occupata 1943-1944 23/11/2010
Roma occupata 1943-1944 Anthony Majanlahti – Amedeo Osti Guerrazzi Il Saggiatore Euro 17
I nove mesi dell’occupazione nazista di Roma (settembre 1943 – giugno 1944, 268 giorni) non hanno avuto una narrazione adeguata alle tragedie che in quel breve periodo si consumarono nella capitale. Le due opere maggiori restano il film Roma città aperta di Rossellini e il libro Roma 1943 di Paolo Monelli. Anthony Majanlahti e Amedeo Osti Guerrazzi colmano la parziale lacuna con il loro “Roma occupata 1943-1944”. Il libro ricostruisce gli eventi principali di quel periodo: gesti di eroismo e atti di viltà, prove di solidarietà e manifestazioni di egoismo, solidarietà e ferocia. Ci furono rivolte nei quartieri popolari dove l’insofferenza e il patimento dovuti alle ristrettezze e ai pericoli assunsero una fisionomia politica. Ci furono i conventi aperti a partigiani e comunisti perseguitati. Pensioni piccolo borghesi trasformate in case di tortura al di fuori di ogni legalità, foss’anche l’incerta legalità di un paese occupato. Le bande agivano di sorpresa infliggendo agli arrestati torture peggiori di quelle praticate dalle SS. Poi i due maggiori crimini: la razzia al ghetto del 16 ottobre 1943, la strage delle Fosse Ardeatine nel marzo 1944 poche settimane prima dell’arrivo degli Alleati il 4 giugno. Fatti noti se si vuole, noti almeno per chi ha voluto informarsi su quei mesi maledetti. L’originalità del libro è però nella sua struttura. Gli autori raccontano i fatti, precisano le circostanze, riferiscono nomi, descrivono luoghi. Accompagnano queste informazioni con una vera guida della città in quel periodo. Può venire il desiderio di andare a ripercorrere alcune di quelle strade guardandole con l’occhio di chi rivive dentro di sé i fatti di cui furono teatro. Così per esempio l’itinerario nel ghetto partendo da piazza Mattei e percorrendo via di Sant’Ambrogio forse la sola strada rimasta immutata da quando quel quartiere era davvero il ghetto murato degli ebrei aperto solo con l’arrivo dei “piemontesi” nel 1870. Così la località sulla via Ardeatina poi trasformata in sacrario dove si consumò uno dei peggiori massacri di civili dell’Europa occupata: le Fosse Ardeatine. Il montaggio delle informazioni alterna testimonianze dirette, inserti giornalistici o di diario, riquadri dedicati a brevi monografie su argomenti o personaggi particolari (per esempio: il Partito nazionale fascista; Carla Capponi). Completa l’opera una documentazione fotografica relativa agli argomenti trattati.