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La guerra dell'informazione 20/11/2010

In effetti sembra un’assurdità che un Paese d’avanguardia nel campo dell’IT non riesca a far valere le sue ragioni tramite i mezzi moderni di comunicazione. Ma come sostiene IC “Tutta l’altra, straordinaria realtà di Israele, sembra non interessare.
Solo il conflitto, il quale viene presentato secondo lo stile che ormai conosciamo, influenzato dalla propaganda araba”.
E nonostante tutti quei boicottaggi di intellettuali e scienziati israeliani, Israele viene percepita da molti ancora come il Paese delle arance e dei kibbutzim, o meglio il fu Paese delle arance e dei kibbutzim, in quanto in tono di reprimenda anche i benintenzionati (o dichiaratisi tali) deplorano la fine della società dei pari tra pari. Insomma, come sempre si pretende dagli israeliani che siano più morali e più etici di “noialtri”.
Mi sembra di ricordare che qualche anno fa ci fu un tentativo di self marketing da parte di Israele ed all’uopo venne divulgato un calendario raffigurante soldatesse sorridenti. L’iniziativa fu un clamoroso insuccesso e giudicata “frivola”.
A prescindere dalla valutazione di questa idea promozionale un po’ bizzarra, o addirittura stolta, mi chiedo se non sia completamente inutile per Israele spendere energie, tempo e denaro nel vano tentativo di migliorare la propria immagine. Infatti ho dovuto prendere atto che chi vuole ignorare i fatti, anche storici o geografici, li ignora e basta, c’è poco da fare (ad esempio, che la Striscia di Gaza bloccata ha un confine in comune anche con l’Egitto)
In un corso online che sto seguendo in questo periodo si è discusso tra l’altro anche della comunicazione etica, e del circolo vizioso tra lettori / consumatori di news che pretenderebbero dai media un certo tipo di (mala)informazione, e i media che vendendo incontro a tale esigenza fornirebbero appunto solo notizie superficiali e confermanti i preconcetti già diffusi tra i lettori. O piuttosto vice versa? E’ un po’ il discorso dell’uovo e della gallina…
Non credo comunque che sia un caso che sulle testate italiane con frequenza quasi settimanale appaiono lunghe interviste a scrittori israeliani “critici”. Secondo me non c’è niente di più deleterio alla causa israeliana che certi israeliani e / o ebrei “critici”: E mi chiedo – anzi, vi chiedo - come convincere queste persone a non farsi strumentalizzare come alibi perfetto e non prestarsi al gioco del “nemico”???
Cordiali saluti
Eva Teichmann

Mai smettere di credere che l'informazionenon sia utile. il problema è che oggi è un discorso che va affrontato (Israele è già in ritardo) con l'uso delle nuove tecnologie. E' attreaverso queste che si può arrivare in tempo e correggere la disinformazione. In quanto agli intellettuali 'critici', è inutile illudersi, saranno sempre loro ad uscire sui media, è inutile illudersi. ma c'è anche il bicchiere mezzo pieno, sono la prova della tutale libertà di espressione che c'è in Israele.
cordialmente,
IC redazione


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